domenica 29 maggio 2016

Addio, Imperatore

Difficile, difficilissimo condensare nelle poche righe di un articolo una personalità così complessa e sfaccettata come quella di Giorgio Albertazzi, un perdente di successo per utilizzare il titolo della sua biografia. Eppure è necessario farlo perché l'Imperatore Adriano, l'attore che i più credevano immortale, il baluardo di un teatro, di una televisione e, nel senso più generale, di una cultura che forse non esiste più, è venuto a mancare il 28 maggio 2016 all'età di 92 anni.

Toscano di nascita e di cuore, marito di Pia Tolomei di Lippa (toscana DOC anche lei), tifoso dichiarato e “praticante” della Fiorentina, il Maestro è stato non solo attore, regista ed autore, ma anche architetto e fotografo per passione. Una vita dedicata all'arte in tutte le sue forme, al bello in tutte le sue accezioni.

Dal debutto nel 1949 al Maggio Musicale Fiorentino con Luchino Visconti nel Troilo e Cressida di Shakespeare, Giorgio Albertazzi ha calcato le scene ininterrottamente per quasi settant'anni, facendo breccia non solo negli animi, ma anche nelle case degli italiani. Fu infatti uno dei primi divi televisivi: unici e indimenticabili sono infatti gli sceneggiati Rai a cui prese parte, basti pensare a Delitto e castigo di Franco Enriquez del 1954, L'idiota del 1959 ed il suo Jekyll del '69. Chi non ricorda la sua trasformazione in Mr. Hyde?

Nel 1961 ha interpretato il misterioso seduttore senza nome ne L'anno scorso a Marienbad di Alan Resnais, vincitore del Leone D'Oro al Festival di Venezia. I monologhi (recitati in francese) del suo enigmatico personaggio, associati alle lente e ripetitive immagini dei lunghi corridoi e dei giardini dell'hotel in cui X e A (Delphine Seyrig) si ritrovavano, fanno ormai parte della storia del grande cinema. Nessun altro avrebbe potuto interpretare quel ruolo, nessun altro aveva la sua voce.

Il sodalizio con Anna Proclemer, che per un lungo periodo è stata sua partner sulla scena e nella vita, ha regalato al teatro italiano una delle sue vette più alte. Moltissimi i testi portati in scena dalla loro compagnia (Ibsen, Bernard Shaw, Pirandello, Brancati, D'Annunzio, Shakespeare), innumerevoli i successi raggiunti, come il debutto nel 1964 all'Old Vic di Londra con Amleto di Franco Zeffirelli in occasione del 400° anniversario della nascita del Bardo di Stratford upon Avon. Albertazzi è stato l'unico attore non di lingua inglese ad entrare di diritto nella galleria dei grandi interpreti shakespeariani del Royal National Theatre.

La direzione artistica del Teatro di Roma, le lezioni sul teatro insieme ad un compagno di viaggio d'eccezione come Dario Fo, la lettura di Dante tra le rovine de L'Aquila dopo il disastroso terremoto che mise in ginocchio il capoluogo abruzzese, le tragedie al Teatro Greco di Siracusa sono solo alcune delle infinite attività in cui il Maestro negli anni si è dilettato, alternandosi tra il serio ed il faceto, tra testi più impegnati ad altri più leggeri. Proprio la leggerezza – quella di calviniana memoria- è stato il punto focale delle Lezioni Americane per la regia di Orlando Forioso, spettacolo che dopo il debutto nel 2000 a Parigi presso il Théâtre des Italiens ha ripreso più volte, portandolo in scena sempre con estremo piacere.

E se tutto questo non bastasse, Albertazzi è stato L'Imperatore: con Memorie di Adriano di Marguerite Yourcenar per la regia di Maurizio Scaparro, infatti, il grande attore non ha solo portato in scena un personaggio, ma gli ha dato voce, forma, vita. Lui ed Adriano hanno intrapreso un cammino insieme che, dal primo debutto nel 1989, è continuato a più riprese fino ad oggi. Uno spettacolo unico ed indimenticabile, introspettivo e commovente, una riflessione sulla bellezza e sull'amore, sui trionfi e sulle sconfitte, sulla vita e, quindi, anche sulla morte.

Un istante ancora, guardiamo insieme le rive familiari, le cose che certamente non vedremo mai più. Cerchiamo d'entrare nella morte a occhi aperti.¬¬

Buon viaggio, Maestro!



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