Giorgio Albertazzi, tra le più importanti figure del teatro italiano (ma non solo) del ‘900, è morto a 92 anni. L’attore, da tempo sofferente, si è spento in Toscana nella casa di Pia De’ Tolomei.
Nato a Fiesole il 20 agosto 1923, Albertazzi aveva debuttato nel 1949 con Troilo e Cressida di Shakespeare, diretto da un grande nome come Luchino Visconti. Due anni dopo il debutto sul grande schermo con Articolo 519 Codice Penale di Leonardo Cortese. Grazie alla radio e alla televisione riuscì a raggiungere un grandissimo successo, partecipando allo sceneggiato Rai Delitto e Castigo. Da quel momento Albertazzi divenne una presenza fissa di tutti gli sceneggiati di successo prodotti dalla televisione pubblica.
Negli anni ’70 il debutto dietro la macchina da presa, sia per le TV che per il Cinema, con titoli come Gradiva, Jekyll e George Sand, per poi dedicarsi quasi esclusivamente al teatro. Nel 1994 aveva assunto la direzione del Laboratorio Arti Sceniche Città di Volterra, da lui stesso fondato.
Il mondo dell’arte piange oggi uno dei suoi più grandi esponenti. Moltissimi i messaggi di cordoglio, tra cui quello del premier Matteo Renzi e del presidente della Repubblica Sergio Mattarella, che nel ricordarlo ha detto:
“Con Giorgio Albertazzi scompare uno dei massimi interpreti del teatro e del cinema italiano contemporaneo”, ha ricordato Mattarella, “le sue interpretazioni dei grandi classici restano una pietra miliare nella storia dello spettacolo. Albertazzi, che ha dedicato al teatro l’intera esistenza, è stato punto di riferimento e maestro per generazioni di attori e registi”.
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