mercoledì 31 luglio 2019

Hotel Artemis

Una produzione taglia e cuci dalla genesi travagliata che sperpera l'aura da B movie à la John Carpenter
* * 1/2 - - (mymonetro: 2,50)
Consigliato: Nì
Regia di Drew Pearce. Con Jodie Foster, Sterling K. Brown, Sofia Boutella, Jeff Goldblum, Brian Tyree Henry, Jenny Slate, Zachary Quinto, Charlie Day, Dave Bautista, Kenneth Choi.
Genere Azione - Gran Bretagna, 2018. Durata 94 minuti circa.

2028. Sherman e Lev rapinano una banca durante il giorno dell'annunciata rivolta di Los Angeles, scoppiata in seguito alla privatizzazione dell'acqua. Dopo una sparatoria con la polizia Lev rimane gravemente ferito e per salvargli la vita non resta che Hotel Artemis, la clinica segreta riservata a una ristretta cerchia di fuorilegge. Ben presto la collisione tra la tensione interna all'Artemis e quella sulle strade di Los Angeles porterà a una escalation di violenza.





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Dolcissime

Quattro adolescenti alle prese con le difficoltà della vita
* * 1/2 - - (mymonetro: 2,75)

Regia di Francesco Ghiaccio. Con Giulia Barbuto, Alice Manfredi, Margherita De Francisco, Giulia Fiorellino, Licia Navarrini, Valeria Solarino, Vinicio Marchioni.
Genere Commedia - Italia, 2019. Durata 85 minuti circa.

Chiara, Letizia e Mariagrazia detta Mary sono compagne di scuola e grandi amiche. Le tre ragazze sono anche accomunate da un altro dettaglio: la dimensione oversize, che le rende oggetto di insulti da parte dei "normotaglia", quali "balene" e "chiattone". La madre di Mariagrazia, ex campionessa e ora allenatrice di nuoto sincronizzato, iscrive la figlia a un corso di aquagym, e Mary trascina le amiche del cuore nell'impresa. Nella stessa piscina si allena però la squadra di nuoto sincronizzato capitanata da Alice, la "vincente" della scuola nonché cocca della mamma di Mary: e sarà proprio Alice a filmare le tre "chiattone" mentre prendevano in giro il suo sport preferito, "postando" poi il video su Internet per il pubblico ludibrio. Non aggiungiamo altro alla trama per non svelare troppi dettagli, ma la rivalità fra le tre ragazze oversize e l'impeccabile Alice sarà al centro della storia, con risvolti non del tutto prevedibili.





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Nevermind

Cinque personaggi sottosopra
* * - - - (mymonetro: 2,33)
Consigliato: Sì
Regia di Eros Puglielli. Con Paolo Sassanelli, Andrea Sartoretti, Giulia Michelini, Massimo Poggio, Paolo Romano, Federica Di Martino, Alberto Molinari, Lucia Gravante, Gualtiero Burzi, Renato Scarpa, Aurore Erguy, Gianluca Gobbi, Claudia Coli, Pia Engleberth, Luis Molteni, Gianna Giachetti, Cristiano Callegaro, Antonio Merone.
Genere Commedia - Italia, 2018. Durata 110 minuti circa.

Uno psicologo investito una, due e tre volte da un carro attrezzi, un avvocato ossessionato dall'intimo, una babysitter senza bambino, un imprenditore senza capitale, un aspirante cuoco paranoico si incrociano per le strade di Roma. Vittime della follia del prossimo e dell'assurdità umana, a turno proveranno a fare fronte alle contingenze, fuggendole o sopportandole fino a soccombere.





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Isabelle - L'ultima evocazione

Una giovane coppia e una vicina demoniaca
* * - - - (mymonetro: 2,00)
Consigliato: No
Regia di Robert Heydon. Con Adam Brody, Amanda Crew, Zoë Belkin, Sheila McCarthy, Booth Savage, Michael Miranda, Dayo Ade, David Tompa, Zoe Doyle, Krista Bridges.
Genere Horror - USA, Canada, 2018. Durata 81 minuti circa.

Larissa e Matt Kane sono una coppia abbiente e felice, lui è un avvocato di successo e lei è prossima al parto del primo figlio. Si trasferiscono in una casa spaziosa, una villa in un quartiere residenziale, ma ignorano chi sia la loro vicina. La ragazza della porta accanto infatti li osserva inquietante dalla finestra del piano di sopra, la sua presenza mortifera e silenziosa si manifesta la prima volta quando Larissa accusa fitte di dolore alla pancia. Il figlio nascerà senza vita, inoltre la donna passerà attraverso un minuto di morte clinica. La difficilissima elaborazione del lutto e l'aver toccato l'aldilà fanno di lei la preda perfetta per la sinistra vicina, che inizia a influenzare Larissa in modo sempre più pressante.





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James Wan dirigerà un horror per la New Line prima di Aquaman 2


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Stranger Things (Stagione 3) - Teste di serie

La seconda stagione di Stranger Things aveva rappresentato, nell'economia della definizione dei confini di un universo credibile, la tentazione del romanzo.
Nel desiderio di sondare le origini di un personaggio misterioso e iconico come Eleven e orientati dalla necessità di amplificare il senso di minaccia del mondo sottosopra, i Duffer Brithers avevano di fatto operato tutta una serie di digressioni narrative (non tutte ugualmente motivate) che avevano non poco complicato i percorsi dei singoli destini dei vari personaggi.
Nume tutelare del percorso era stato, ovviamente, Stephen King, in particolar modo i romanzi a chiave più o meno fantascientifica, come L'incendiaria (da cui un poco discende l'idea del superpotere incarnato nel cuore di una bambina) o L'ombra dello scorpione dove la minaccia sta tutta in un virus che inizia ad agire come un banale raffreddore, ma diventa letale nel giro di pochi starnuti.
In tutti i casi vigeva l'idea, molto anni '80 a pensarci su un momento, di una minaccia sfuggita dalle mani del governo così intento a tramare nelle pieghe della guerra fredda da non porsi più scrupoli etici e arrivando a mettere in pericolo gli stessi civili che spesso non sanno di avere una rampa di lancio missilistica nel giardino sotto casa.

Le trame governative sono la parte più articolata della seconda stagione che definisce per Eleven in particolare la raffigurazione di due genitori: un padre, in realtà suo carceriere pronto a spingerla all'uso dei suoi poteri anche per uccidere un gattino (è l'idea di arma da impiegare contro i russi, in fondo), e una madre completamente persa nel chiuso della sua coscienza da un trauma irreversibile e che fornisce appena qualche chiave per interpretare le origini del personaggio.
Idee, queste, tutte molto kinghiane che affondano nel clima di incertezza politica della guerra fredda e la illuminano di luci fosche.
Frattanto Will, il ragazzino che spariva nella prima stagione, diviene qui emblema di un altro incubo della guerra fredda, l'idea che il nemico sia tra noi e ben nascosto. Posseduto dallo spirito del Mind Flayer, infatti, il povero ragazzo è il prototipo, in chiave orrorifica, del cittadino medio americano cui è stato fatto il lavaggio del cervello e che diventa cellula dormiente di un presupposto piano di invasione dell'altro.

Tutte queste idee di partenza si sviluppano e ritrovano una linearità narrativa nella terza stagione che porta al centro la contrapposizione tra blocco comunista e blocco capitalista che era stata l'anima segreta delle prime due stagioni. Solo che ora il governo americano è spaventato finalmente dai pericoli dell'apertura di un varco con l'altra dimensione che permette in passaggio di creature mostruose (di nuovo il King del più recente The mist anch'esso salito agli onori della serialità televisiva dopo l'ottimo film firmato da Frank Darabont), e ha deciso di non tentare più la strada della sperimentazione sui portali. A prendere il posto del governo americano sono quindi direttamente i sovietici, che scavano sotto la piana normalità della cittadina americana (che tanto normale non è mai stata) tunnel e cunicoli nel tentativo di aprire nuovamente un cancello sull'oltre dal momento che a casa loro non ci riescono.
Questa svolta narrativa permette di spostare il piano della narrazione verso nuovi lidi che non contraddicono, ma anzi, ridefiniscono quanto narrato nelle precedenti due stagioni. Si modifica, quindi, e anche considerevolmente, l'orizzonte citazionista della serie, che resta forse l'anima più vera di un prodotto trasversale, capace di coinvolgere sia chi le citazioni le capisce, sia lo spettatore meno accorto e più giovane.

Ecco allora prendere corpo nel piano della narrazione, il riferimento ovvio a un film come Alba rossa (tra l'altro oggetto non recentissimo di un remake abbastanza pessimo). Ecco arrivare, come niente, dal grigio di una ventura apocalisse nucleare, una spia russa che è un po' Terminator, un po' Danko e un po' “te spiezzo in due” Rocky. Ed ecco che agli onnipresenti rimandi ai Goonies e a Stand by me (ancora King), si aggiungono riferimenti più puntuali a Ritorno al futuro e a Day of the dead (entrambi visti al cinema, il primo nella dinamica più innocua della trama adolescenziale, il secondo incubo politico di una società americana più mostruosa di quanto non voglia credere).
Se l'universo citazionista si amplia e approfondisce, da parte sua si semplifica, invece, già lo accennavamo, la strutturazione narrativa. Contro i capitoli autoconclusivi della stagione precedente, abbiamo qui, invece, esemplificate, quattro linee narrative basiche destinate a convergere nel finale risolutivo: la prima con la narrazione afferente Dustin che per caso sente una trasmissione in russo e comincia a cercare una risposta al nuovo enigma, la seconda con il gruppo dei restanti amici, che percepisce, grazie al povero Will ancora legato al mondo sottosopra, il ritorno dei mostri, la terza che mette in scena le indagini di Nancy, aspirante giornalista, incuriosita dalla strana attività dei ratti in città e l'ultima con Joyce e Hopper che, mentre decidono se possono stare insieme, capiscono che qualcosa non va perché tutte le calamite perdono le loro proprietà magnetiche.
Frattanto i mostri, assumono connotazioni più smaccatamente legate alla paura comunista impossessandosi dei corpi dei cittadini di Hawkins come in una novella Invasione degli ultracorpi in cui i singoli sono in realtà parte di un unico organismo come è già per le formiche o le api. E di qui arriva il mistero più incredibile della serie che sceglie un titolo latino (E pluribus unum) che noi italiani scegliamo di tradurre con l'incredibilmente inerte L'arma, a segno che i delitti contro le sfumature linguistiche continuano anche ora che la TV on demand ci permette di vedere le serie direttamente in lingua originale.

Di fronte all'incubo comunista, il canone prevede però – attenti spoiler – che a vincere sia lo spirito di intraprendenza dell'americano medio che non deve sedersi ad aspettare il super potere del super eroe di turno. Sarebbe, anzi, questo, un controsenso all'interno di una narrazione a suo modo di propaganda dal momento che è tutta tesa a dire quanto erano brutti e cattivi i sovietici e quanto sono sani i valori del capitalismo che profuma di torte di mele messe a raffreddare sui davanzali delle Elm Street americane. Ed ecco quindi che il deus ex machina della stagione precedente, Eleven, deve essere messo in panchina mentre a trionfare deve essere l'azione combinata e organizzata dei singoli, pronti anche all'estremo sacrificio individuale.

Stranger Things stagione 3, quindi, rilancia la posta messa in gioco nell'episodio precedente ritrovando la dimensione dell'apologo della prima stagione, ma complicandola in una visione che nel frattempo si è allargata oltre i confini della storia amicale e familiare che solo per caso si trova invischiata in una trama più grande. Lo fa rispettando i canoni delle tradizioni da cui cita grata, con sincero spirito di emulazione. Ed è questo il suo aspetto più bello, da post-moderno che anela disperatamente a ritrovare l'ingenuità di un tempo e la sincera voglia di stupirsi, divertirsi e anche un poco spaventarsi.
Il risultato è molto convincente su tutti i fronti, ma permane, a fine visione, il dubbio su quanto queste magnifiche montagne russe, esemplificate nella metafora del luna park del 4 luglio che domina un intero episodio, abbiano significato e valore nel mondo di oggi con tutte le sue contraddizioni. Un dubbio lecito, in fondo, perché sin qui il miglior fantastico non è mai stato mera e semplice evasione e si ha invece l'impressione, a fine stagione, che cominci a essere un po' quella la direzione che, volenti e nolenti, i Duffer Brothers stanno di fatto prendendo.

(Stranger Things); genere: Drammatico, fantasy, horror, fantascienza, commedia, thriller; showrunner: Matt e Ross Duffer; stagioni: 3 (in sospeso); episodi terza stagione: 8; interpreti: Winona Ryder, David Harbour, Finn Wolfhard, Millie Bobby Brown, Gaten Matarazzo, Caleb McLaughlin, Noah Schnapp, Sadie Sink; produzione: 21 Laps Entertainment/Monkey Massacre; network: Netflix (U.S.A., 4 luglio 2019), Netflix (Italia, 4 luglio 2019); origine: U.S.A., 2019; durata: 42-77 min (episodio); episodio cult terza stagione: 3x06 - E pluribus unum (3x06 - L'arma)



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Spider-Man: Far from Home

È la gita scolastica la metafora perfetta attraverso la quale tentare di cominciare a comprendere il funzionamento del meccanismo spettacolare di Spider-Man: Far from Home.
La gita come presa di distanza dai problemi della vita di tutti i giorni, come infrazione alla norma delle abitudini e possibile accesso a un tempo e a uno spazio altri, in cui tutto possa essere possibile.
Prima di tutto: il riposo.
Così non stentiamo a immaginare come gli sceneggiatori del film, sfiancati dal Tour de force degli ultimi due capitoli della serie degli Avengers che li hanno obbligati a lavorare di incastro tra storie, mondi e complicazioni sentimentali, abbiano colto la palla al balzo per prendersi una saporita vacanza in una storia facile facile, da portare a casa con quattro battute in fila: quella di una gita scolastica appunto.
Sicché puntato a caso sulla cartina geografica il dito, e uscite Venezia, Praga e Londra dal veloce sorteggio delle mete turistiche da visitare (pagati perché si gira un film), gli autori del film si sono solo limitati a imbastire i vari pezzi di stoffa della tuta del supereroe più simpatico dell'universo Marvel col poco filo di qualche rada connessione logica, consapevoli che, nell'universo del cinefumetto poi basta un aereo supersonico a passare da un ambiente all'altro.

Ed ecco qui, alla fine il prodotto di tanta operazione culturale: un film di poco peso, tutto concentrato a far volare il ragnetto, amico di quartiere, tra palazzi che cadono e palle infuocate, tra mostri acquatici e minacce degne degli Avangers più scafati, ma con la sola intenzione di finire la vacanza in santa pace, corteggiando l'amore di una vita. E poco importa che nelle valigia dello zio, la cui morte aveva dato il via alla mission dell'eroe, lui la tuta nemmeno avrebbe voluta mettercela, perché basta una telefonata di Nick Fury a rimettere il tessitele in carreggiata a vedersela con un nemico nuovo e assai temibile: Mysterio.
In questo clima di disimpegno che del personaggio va a cercarsi solo i lati effervescenti e mai, neanche solo per un momento, il lato pensoso (le parentesi di elaborazione del lutto di Iron Man sono lì per mero dovere contrattuale e poco danno profondità a un personaggio solo ormoni e simpatia) passa quindi in secondo piano anche l'idea che l'arcinemico di turno, uno che la minaccia la mima soltanto con tripudio di effetti speciali, avrebbe potuto essere, in altre mani, una metonimia del cinema supereroico, come pure spunto di riflessione sui governi che campano sul senso di minaccia sapientemente instillato nei loro stessi cittadini.

Tutto invece corre veloce, in Spider-Man: Far from Home. Come la spuma che impennacchia la gara dell'onda di mare che anela tuffarsi nella sabbia. Ma tutto è evanescente, tutto tende al grado zero di una narrazione senza preoccupazioni, che si limiti a dare al popolo quel che il popolo vuole, un personaggio tutto brufoli e imbranataggine sentimentale, ma che, al momento giusto, sconfigge il cattivo con la forza nerd di chi mena poco, ma sa calare giù l'idea giusta al momento giusto.
Sicché il film non annoia e diverte pure un poco, ma resta capitolo inerte nel composito mondo del Marvel Cinematic Universe. Sta lì preoccupato solo dell'incasso e di ottenere il più possibile col minimo dello sforzo.
Sarà anche per questo che Jake Gyllenhaal, altrove attore sottile, qui annaspa in un personaggio vagamente inutile anche sul piano delle motivazioni. Mentre è sempre superbo Tom Holland, un attore tanto bravo che, siamo certi, si stancherà prima o poi di giocare con un personaggio che, sulla carta, gli dà spazio a così poche sfumature.

Se il film regge non è quindi per gli effetti speciali, debolucci questa volta. Né per il divertimento spalmato a profusione che diventa indigesto se non lo vari ogni tot con qualche nota amara. Ma solo per l'attore che davvero ci sembra come il personaggio che in una scena del film se ne sta lì, con la tela ragnesca dei suoi sogni, a tentare di fermare il crollo dei palazzi di una Venezia con una nuova geografia interna (ah, i poteri del cinema che spostano piazze e chiese solo per trovare scorci più belli del vero!).
Solo lui vale veramente il prezzo del biglietto. Il resto è paccottiglia alzata di valore al suono dei dollari di una produzione (sempre a metà, per questioni di diritti, tra Marvel e Sony) che passa, a fine film, con tanto di cappello in mano a raccattare uno degli incassi più alti, ahinoi, degli ultimi tempi.

(Spider-Man: Far from Home); Regia: Jon Watts; sceneggiatura: Chris McKenna, Erik Sommers; fotografia: Matthew J. Lloyd; montaggio: Dan Lebental; musica: Michael Giacchino; interpreti: Tom Holland, Jake Gyllenhaal, Zendaya, Cobie Smulders, Marisa Tomei, Jon Favreau, Samuel L. Jackson, Michael Keaton, Angourie Rice, Remy Hii, Martin Starr, Numan Acar, Tony Revolori, Jacob Batalon, Hemky Madera, J.B. Smoove; produzione: Sony Pictures Releasing, Columbia Pictures Corporation, Marvel Studios; distribuzione: Sony Pictures Italia/Warner Bros. Pictures Italia; origine: Usa, 2019; durata: 129'



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Uscite al cinema, 1 agosto 2019

Sono solo cinque i titoli in uscita previsti per l'1 agosto, tra cui: il nuovo e grottesco film diretto da Eros Puglielli; un thriller-action a forti tinte fantascientifiche, con protagonisti Jodie Foster, Sterling K. Brown, Sofia Boutella, Dave Bautista e Jeff Goldblum; un thriller drammatico a sfondo famigliare, diretto da Kantemir Balagov.

DOLCISSIME
Regia: Francesco Ghiaccio; Genere: Commedia; Cast principale: Giulia Barbuto Costa Da Cruz, Alice Manfredini, Margherita De Francisco, Fiorellino Giulia, Valeria Solarino, Vinicio Marchioni; Data di uscita: 1 agosto.

Breve sinossi: Mariagrazia, Chiara e Letizia sono tre adolescenti un pò sovrappeso, che devono confrontarsi quotidianamente con tutte le difficoltà che la loro vita di impopolari comporta. Fino a quando...

HOTEL ARTEMIS
Regia: Drew Pearce; Genere: Thriller, fantascienza, azione; Cast principale: Jodie Foster, Sterling K. Brown, Sofia Boutella, Dave Bautista, Jeff Goldblum, Jenny Slate, Brian Tyree Henry, Charlie Day, Zachary Quinto, Evan Jones, Kenneth Choi; Data di uscita: 1 agosto.

Breve sinossi: 2028, Los Angeles: in una metropoli sovraccarica di incidenti e scontri tra civili e forze dell'ordine, il caos regna sovrano. Quattro rapinatori sono costretti a nascondersi in un hotel molto speciale...

NEVERMIND
Regia: Eros Puglielli; Genere: Commedia; Cast principale: Paolo Sassanelli, Andrea Sartoretti, Giulia Michelini, Massimo Poggio, Paolo Romano, Alberto Molinari, Gualtiero Burzi, Federica Di Martino, Renato Scarpa, Pia Engleberth, Gianluca Gobbi, Aurore Erguy, Luis Molteni, Dagmar Lassander, Claudia Coli, Lucia Gravante, Daniele Natali; Data di uscita: 1 gennaio.

Breve sinossi: Un avvocato ossessionato, una baby-sitter impaurita, un uomo dai molti segreti, un cuoco con un desiderio inconfessabile e uno psicologo psicotico: cinque personaggi in cerca di serenità, travolti da una quotidianità ossessiva e paradossale...

TESNOTA
Regia: Kantemir Balagov; Genere: Drammatico; Cast principale: Atrem Cipin, Olga Dragunova, Veniamin Kac, Anna Levit, Darya Zhovnar, Nazir Zhukov; Data di uscita: 1 agosto.

Breve sinossi: LA famiglia Koft viene sconvolta da un evento imprevisto e drammatico: il figlio minore, David, é stato rapito. Il riscatto chiesto dai sequestratori é troppo alto per i Koft, così decidono di agire spinti dalla disperazione...

UNA FAMIGLIA AL TAPPETO
Regia: Stephen Merchant; Genere: Commedia; Cast principale: Florence Pugh, Lena Headey, Nick Frost, Jack Lowden, Vince Vaughn, Dwayne Johnson, Julia Davis, Stephen Merchant, Stephen Farrelly; Data di uscita: 1 agosto.

Breve sinossi: La storia e le vicissitudini della famiglia Bevis, un famigliola di wrestler, unita dalla voglia di risolvere ogni spiacevole contrattempo lottando...



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Little Monsters: il trailer red band della zombie comedy con Lupita Nyong'o

Dopo Noi, l'attrice premio Oscar in un altro horror, stavolta comico, con Josh Gad, in cui è un'insegnante d'asilo che deve salvare la sua classe dall'invasione dei morti viventi.

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Vivere: Micaela Ramazzotti e Adriano Giannini nel poster del nuovo film di Francesca Archibugi

In anteprima al prossimo Festival di Venezia, il film arriverà nei cinema il 26 settembre.

Avrà la sua prestigiosa anteprima nella selezione ufficiale del prossimo Festival di Venezia, dove sarà presentato fuori concorso, per poi arrivare nelle nostre sale il 26 settembre, distribuito da 01 Distribution. Parliamo di Vivere, il nuovo film di una delle registe più apprezzate del cinema italiano, Francesca Archibugi, che torna a 30 anni dal suo film d'esordio, Mignon è partita, a raccontare la vita di una famiglia di Roma vista (anche) attraverso gli occhi di un ragazza straniera accolta al suo interno.
In attesa di vedere il film al cinema, vi mostriamo, in anteprima esclusiva, i due protagonisti principali, Micaela Ramazzotti e Adriano Giannini, nel poster ufficiale:

Scritto dalla stessa Archibugi insieme a Francesco Piccolo e Paolo Virzì, prodotto da Lotus e Rai Cinema, Vivere vede tra i suoi interpreti principali anche Massimo Ghini, Marcello Fonte, Roisin O'Donovan, Andrea Calligari con Valentina Cervi e con Enrico Montesano, e questa qui sotto è la sinossi ufficiale del film:

In una periferia fatta di villette a schiera vive la famiglia Attorre: Luca (Adriano Giannini), giornalista free-lance molto free, "confezionatore" di articoli di colore che piazza a stento sui giornali, Susi (Micaela Ramazzotti), ballerina che insegna danza a signore in sovrappeso, e Lucilla, la loro bimba di sei anni quieta, ricca di fantasia e affetta da una grave forma d’asma. Dentro una Roma magnifica e incomprensibile, stratificata, materna e matrigna, arriva Mary Ann (Roisin O’Donovan), irlandese e studentessa di storia dell’arte, ragazza alla pari per la piccola Lucilla. Un anno nella vita della famiglia Attorre che si rivelerà denso di legami leciti e illeciti, di amicizia e d'amore, un anno in cui Mary Ann scoprirà che il bene e il male hanno confini negoziabili.


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The Irishman: il primo trailer con Robert De Niro e Al Pacino, diretti da Martin Scorsese

Il film Netflix si mostra con il primo vero trailer, restituendo ai fan il gusto di una reunion troppo a lungo rimandata...

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C'era una volta... a Hollywood: in attesa di vederli a Roma, ecco i protagonisti nel nuovo motion poster italiano


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Hotel Artemis: clip in italiano del film con Jodie Foster, Dave Bautista e molti altri


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Un seguito per Alita? Rosa Salazar: "Comprate i Blu-ray e sperate!"

L'attrice vorrebbe tornare nei panni della cyborg, ma la decisione spetta alla Disney, dopo gli incassi senza infamia e senza lode del primo atto.

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Addio a Raffaele Pisu, attore ed eclettico intrattenitore dello spettacolo italiano


È morto a 94 anni il poliedrico artista la cui ultima apparizione cinematografica è avvenuta due anni fa in un film del figlio Antonio.

In questo luglio davvero funesto ci ha lasciato stanotte anche Raffaele Pisu, attore radiofonico, cinematografico e televisivo, presentatore, intrattenitore, poliedrico personaggio del nostro spettacolo legato a tanti nostri ricordi. Aveva 94 anni e solo l'anno scorso era apparso, lucido e denso di aneddoti come al solito, alla presentazione del restauro del film drammatico di Giuseppe De Santis Italiani brava gente, sulla tragica ritirata dei nostri soldati dalla Russia, che aveva interpretato nel 1964 al fianco di Andrea Checchi, Riccardo Cucciolla, Peter Falk e Arthur Kennedy. Del resto Pisu, straordinario in un film che lo vedevo all'opposto dei ruoli leggeri per cui il pubblico lo amava, sapeva bene di cosa si parlava: ex partigiano, era finito in un campo di prigionia tedesco dove era rimasto per 15 anni.

Eppure, tutti lo ricordano (e anche noi lo ricordiamo così) come l'uomo che ci ha fatto tanto ridere. Era nato a Bologna il 24 maggio del 1925 ed era il fratello minore del celebre attore Mario Pisu (protagonista ad esempio del Circolo Pickwick di Ugo Gregoretti e di film come 8 e 1/2 e Giulietta degli spiriti di Federico Fellini). Aveva esordito alla radio nel dopoguerra, prima di scoprire la sua passione per la recitazione e iniziare a esibirsi nel teatro brillante. Intelligente e spiritoso, dalla facile parlantina, aveva saputo dare un tocco inconfondibile ai suoi personaggi e alle sue conduzioni televisive: chi non lo ricorda dialogare col pupazzo Provolino (doppiato da Oreste Lionello) nei varietà RAI tra il 1968 e il 1970, o al fianco di Ezio Greggio in Striscia la notizia, per cui vinsero il premio della Satira di Forte dei Marmi nel 1990?

Era stato anche protagonista di programmi leggendari della bella tv di una volta come L'amico del giaguaro e Senza Rete. Tra le sue buffe interpretazioni ci fu anche la popolarissima voce dell'Omino coi Baffi in un popolarissimo Carosello. Al cinema Pisu - dove era approdato dagli anni CInquanta - aveva interpretato una cinquantina di film, in prevalenza commedie o musicarelli. Ricordiamo tra questi Susanna tutta panna, Carosello di canzoni, Le ambiziose, In ginocchio da te, L'ombrellone di Dino Risi, Se non avessi più te, Non son degno di te, Non stuzzicate la zanzara

Nel 2005, per Le conseguenze dell'amore di Paolo Sorrentino, aveva ottenuto la sua unica candidatura al David di Donatello. La sua ultima apparizione cinematografica era stata due anni fa, diretto dal figlio Antonio Pisu in Nobili bugie. Con Raffaele Pisu se ne va una di quelle figure che hanno fatto la storia dello spettacolo leggero italiano, ma hanno saputo lasciare il segno anche in altri ambiti con uguale incisività. Noi gli siamo riconoscenti (e siamo anche un po' nostalgici) per le risate che ci ha regalato in un periodo in cui gli italiani erano davvero brava gente.



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Spider-Man Far From Home, Tom Holland ringrazia i fan con un dietro le quinte


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The Hunt: nel nuovo trailer è tutta questione di sopravvivenza


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Per il film di Dungeons & Dragons i registi di Game Night


Jonathan Goldstein e John Francis Daley prendono il posto di Chris McKay.

Le ultime notizie che vi avevamo dato sull'adattamento cinematografico di Dungeons & Dragons ( film che renderebbe felicissimi i ragazzini di Stranger Things) risaliva al 18 febbraio dell'anno scorso e dava per sicura la regia di Chris McKay. Dopo quasi un anno e mezzo in quella che è una delle preparazioni più lunghe di sempre si sa invece che il regista di Lego Batman sarà sostituito da Jonathan Goldstein e John Francis Daley, che di giochi se ne intendono, avendo diretto il divertente Game Night.

Da Dungeons & Dragons, gioco di ruolo di enorme successo creato nel 1973, venne tratta una serie animata nel 1983 e un dimenticabil film live action nel 2002, diretto da Curtis SolomonDungeons and Dragons - Che il gioco abbia inizio, nel cui cast c'era addirittura Jeremy Irons. Nonostante l'insuccesso al box office, ebbe due sequel, uno televisivo e un altro uscito direttamente in dvd.

Nel 2013 ne è stata annunciata una nuova versione, che ha dato il via a una disputa sui diritti tra la Hasbro e la Paramount, conclusa con un accordo due anni dopo. Nel 2016 era dato come protagonista del nuovo film Ansel Elgort, ma dubitiamo che sia ancora coinvolto. Se non altro, stavolta, la regia dovrebbe essere sicura. 



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martedì 30 luglio 2019

Matt Damon sarà protagonista di Stillwater, nuovo film di Tom McCarhty


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Disney, nuovo record d'incassi annuali: 7.670.000.000 di dollari... a metà dell'anno


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The Lighthouse: Robert Pattinson e Willem Dafoe nel trailer del nuovo horror dell'autore di The Witch

Presentato a Cannes alla Quinzaine des réalisateurs, il film in bianco e nero di Robert Eggers uscirà in America il 18 ottobre.

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Crawl - Intrappolati: un gioco cotto e "mangiato" per fuggire dagli alligatori


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Leonardo DiCaprio, Quentin Tarantino e Margot Robbie in arrivo a Roma


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Pinocchio di Matteo Garrone: la prima foto di Federico Ielapi nei panni del burattino

L'atteso film, che riporta al cinema i celebri personaggi creati da Collodi, arriverà nelle sale a Natale 2019.

Dopo la prima foto di Roberto Benigni nei panni di Geppetto, e la diffusione del teaser trailer (che nelle prime 24h dal lancio web è stato il contenuto video più visto, commentato e condiviso nella storia di 01 Distribution), ecco arrivare ora la prima immagine di Federico Ielapi nel ruolo di Pinocchio, nel film diretto da Matteo Garrone in uscita al cinema a Natale 2019:

Per ricreare i celebri personaggi di Collodi, Garrone ha chiamato il truccatore cinematografico, due volte Premio Oscar, Mark Coulier: "Sono molto felice di aver avuto modo di collaborare con un grande artista come Mark Coulier, già impegnato nella realizzazione dei personaggi di Harry Potter e vincitore di due premi Oscar per Grand Budapest Hotel e The Iron Lady - ha dichiarato Garrone. Sapevamo di non voler ricorrere a tecniche digitali nella creazione dei personaggi di Pinocchio, e per questo motivo ci siamo affidati a Mark, che grazie allo special make-up è riuscito a restituire la magia e insieme il realismo delle creature immaginate da Collodi, sorprendendoci e trasportandoci in un’atmosfera fiabesca. Speriamo che quello stesso stupore arrivi al pubblico, e soprattutto agli spettatori più piccoli".

Oltre ai già citati Benigni e Ielapi, nel cast del film troveremo, tra gli altri, Gigi Proietti (Mangiafuoco), Rocco Papaleo e Massimo Ceccherini, rispettivamente il Gatto e la Volpe, Marine Vacth nei panni della Fata, Alessio Di Domenicantonio in quelli di Lucignolo, Davide Marotta nel ruolo del grillo parlante e Marcello Fonte nel ruolo del Pappagllo.



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Guadagnino alle prese con un nuovo adattamento del Signore delle mosche


Per il regista italiano la terza riduzione cinematografica del romanzo di William Golding, dopo il capolavoro di Peter Brook del 1963 e il remake di Harry Hook del 1990.

Luca Guadagnino ha trovato a quanto pare un nuovo interessante progetto. Stavolta non si tratta del rifacimento di un film, ma di una nuova trasposizione del capolavoro del premio Nobel William Golding, "Il signore delle mosche", pubblicato nel 1954,

Nel libro un gruppo di studenti, provenienti da un tradizionale e rigido college inglese, precipita, durante una non precisata catastrofe mondiale, su un'isola deserta. I piccoli sopravvissuti tornano alla natura dando vita a una società tribale e violenta. Il primo, bellissimo adattamento del libro è stato fatto nel 1963 dal grande regista teatrale Peter Brook in un film, Il signore delle mosche, che è a lungo circolato sui canali delle prime tv private negli anni Ottanta (nella foto). Nel 1990 Harry Hook ne ha diretto un remake omonimo che trasportava la storia in America ma che non sfiorava nemmeno la potenza del film di Brook.

La versione di Guadagnino, sempre per la Warner Bros., sarà, come si dice in questi casi, più vicina al romanzo di Golding. A occuparsi della produzione esecutiva sarà la Known Universe, fondata dalle sceneggiatrici Lindsey Beer, Geneva Robertson-Dworet e Nicole Perlman, e se gli accordi si concretizzeranno Guadagnino e Marco Morabito produrranno il film. Non si conoscono ancora le tempistiche. Al momento il regista è impegnato con la sua prima serie tv, We Are Who We Are, "siamo quel che siamo", per la HBO:



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lunedì 29 luglio 2019

The Mona mysteries: Varda’s VAGABOND on the Criterion Channel

DB here:

The Criterion Channel has just posted the latest in our Observations on Film Art series. In this installment I try to analyze Vagabond‘s shrewd and unsettling use of some traditional plot patterns: the road movie, the mystery investigation, and the network narrative. I argue that the orchestration of these patterns encourages us to think about our life choices.

You can watch the film here, and watch the video essay here.

Vagabond is a film I’ve admired since it came out in 1985, and by now it’s something of a classic. Its the original title, Sans toit ni loi (roughly, “Homeless and Lawless”) follows Varda’s habit of rhyming or punning titles: L’Opéra-mouffe, Daguerreotypes, Mur murs , Les Glaneurs et la glaneuse, Visages et villages. The mixture of playfulness and serious themes (homelessness, women’s rights, the struggles of the poor, the importance of ordinary people) makes her work unique. She respects both the problems of our lives and the possibility of finding something to affirm–if only our efforts to help one another. I was reminded of all these qualities by her last film, Varda par Agnès; seeing Vagabond again reminds me how much we miss her.

 

Several of our entries have been devoted to Varda; see the set here. In my view, Vagabond is her masterpiece, but she’s made many fine films, and a lot of them are available for streaming from Criterion.


Our entire Observations series is here. Thanks as ever to the Criterion team, especially Peter Becker, Kim Hendrickson, Grant Delin, and John Magary, who did a bang-up editing job. Thanks as well to Erik Gunneson here at UW–Madison.

I discuss Vagabond as an example of ambivalent narration in the Afterword to “The Art Cinema as a Mode of Film Practice,” in Poetics of Cinema, 166-169.

Vagabond (1985).



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The Irishman di Martin Scorsese aprirà il New York Film Festival


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It Capitolo 2 si avvicina alle 3 ore di durata


L'attesa conclusione dell'horror tratto dal best-seller di Stephen King arriverà sui nostri schermi il 5 settembre e durerà esattamente 2 ore e 45 minuti. In homevideo uscirà anche il director's cut.

Preceduto al solito dalle sperticare lodi di Stephen King, arriverà al cinema il prossimo 5 settembre It: Capitolo 2, che conclude la storia tratta dal mastodontico capolavoro horror dello scrittore del Maine. Se il primo capitolo, diretto sempre da Andy Muschietti e uscito nel 2017, durava "appena" 2 ore e 15 minuti, per raccontare le vicende dei losers protagonisti da adulti, alle prese col Male assoluto rappresentato dal clown Pennywise, c'è voluto un po' di più, tanto che il film durerà mezz'ora in più, come ha dichiarato il regista. Che poi, a ben pensarci, 5 ore non sono nemmeno tante per raccontare una storia tanto complessa e densa, nonostante parecchie cose siano state sacrificate nel passaggio dalla pagina scritta allo schermo.

Muschietti ha dichiarato che il primo montaggio durava molto di più ma che: 

"un film è molto diverso quando scrivi la sceneggiatura e costruisci la storia, rispetto al prodotto finale. All'inizio, in fase di scrittura, quando scegli i momenti salienti, sembra che tutto quello che ci metti sia essenziale. Poi, quando hai montato il film e dura quattro ore, ti rendi conto che alcuni degli eventi possono essere tolti senza che ne soffra l'essenza della storia. Non si può fare un film di 4 ore perché la gente, a prescindere da quello che vede, inizia a sentirsi scomoda. Comunque abbiamo un film che dura 2 ore e tre quarti, con un ottimo ritmo. Nessuno che l'ha visto si è lamentato".

Noi restiamo dell'idea che una serie tv sarebbe stata il veicolo più adatto per trasporre It, anche se ovviamente non altrettanto remunerativo del cinema. Comunque nella versione homevideo probabilmente troverà posto buona parte del materiale sacrificato. Barbara Muschietti, moglie e produttrice del regista, promette per l'anno prossimo un director's cut: "Stavolta lo faremo uscire perché merita davvero. Abbiamo delle scene fantastiche che non sono entrare nel film. A volte devi fare delle scelte e alcune cose che non si possono mettere nella versione cinematografica vale la pena che il pubblico le veda in seguito".  



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Indiana Jones 5, le riprese iniziano finalmente nell'aprile 2020?


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Addio a George Hilton, star del western all'italiana


L'annuncio della morte del popolare attore a 85 anni, avvenuta il 28 luglio, è stato dato dalla compagna Gabriela con un lungo messaggio.

In un luglio che passerà alla storia per uno dei più funesti degli ultimi anni, ci ha lasciato anche George Hilton, popolarissimo interprete della stagione d'oro del western italico e del cinema di genere degli anni Sessanta e Settanta, e non solo. Nato a Montevideo, in Uruguay, col nome di Jorge Hill Acosta y Lara, è morto ieri a Roma, la sua città adottiva, all'età di 85 anni. A darne notizia sulla sua pagina Facebook, con un lungo e tenero messaggio in inglese, italiano e spagnolo, è stata la sua compagna Gabriela. 

Dopo il debutto a teatro in patria e quello cinematografico in Argentina, dove si era trasferito, Hilton arrivò nel 1964 a cercare fortuna sulle rive del vere, in quella che all'epoca era la nostra prolifica industria cinematografica. E la trovò. Dopo essere apparso in L'uomo mascherato contro i pirati e, con Franco e Ciccio, in Due mafiosi contro Goldginger, dove è un serissimo 007, grazie al suo aspetto imponente venne reclutato come protagonista o antagonista in una serie di western dai titoli lunghissimi e bizzarri, come si usava all'epoca, a partire da Le colt cantarono la morte e fu... tempo di massacro di Lucio Fulci. Seguì il parodistico I due figli di Ringo, ancora con Franco e Ciccio, e film come Il tempo degli avvoltoi, Vado... l'ammazzo e torno di Enzo G. Castellari (dove è il bounty killer Django che ha ispirato Tarantino), Professionisti per un massacro e molti altri. Nel 1970 ricoprì un altro ruolo iconico del nostro western, quello di Sartana, in C'è Sartana, vendi la pistola e... comprati la bara!.

È poi apparso nel giallo horror Lo strano vizio della signora Wardh, con Edwige Fenech, e nel ruolo titolare di Alleluja in Testa t'ammazzo, croce... sei morto - Mi chiamano Alleluja di Giuliano Carnimeo. Nel 1972 lo troviamo nell'horror di Sergio Martino Tutti i colori del buio, in Perché quelle strane gocce di sangue sul corpo di Jennifer?, ancora con Edwige Fenech e nel seguito delle avventure di Alleluja. Nel periodo dei poliziotteschi è interprete di Torino violenta e Milano... difendersi o morire.

Tra i tantissimi film in cui è comparso non mancano altri generi come la commedia. Lo ricordiamo  in titoli come Ricchi, ricchissimi... praticamente in mutande di Sergio Martino, Abbronzatissimi 2 - Un anno dopo, Prestazione straordinaria di Sergio Rubini, Fuochi d'artificio di Leonardo Pieraccioni, Cient'anne di Ninì Grassia e Natale in crociera di Neri Parenti

Le nostre più sentite condoglianze alla figlia Giorgia e alla famiglia di George Hilton, eroe di un cinema popolare esportato in tutto il mondo.

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Anche Robert De Niro in Flower Moon di Martin Scorsese con Leonardo DiCaprio


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Men In Black International è in vetta al boxoffice italiano del weekend


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domenica 28 luglio 2019

C'era una volta a...Hollywood segna il miglior esordio al botteghino americano per Quentin Tarantino


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SimulWatch: da Contact di Zemeckis fino a Wargames di John Badham, con un mucchio di commedie nel mezzo


Ma nella settimana di proiezioni pubbliche da vedere e commentare con la nostra app c'è spazio anche per horror.

Stiamo entrando in agosto, il più fervidamente balneare dei mesi, ma SimulWatch, la nostra nuova app disponibile gratuitamente per il download su Google Play e App Store, non va in vacanza. E così, potrete continuare a usarla come motore di ricerca dei film disponibili in streaming sulle varie piattaforme e come strumento attraverso il quale commentare coi vostri amici i titoli che avrete scelto di vedere assieme, attraverso la funzione "Proiezioni condivise."
Se non avete voglia di scegliere voi cosa vedere, ci sono sempre le proiezioni pubbliche decise dalla redazione di Coming Soon cui partecipare commentando i film con SimulWatch.

Si parte lunedì 29 luglio alle 21:30 con un film di fantascienza molto bello e molto intelligente, ma anche piuttosto sottovalutato. La protagonista è la bravissima Jodie Foster, che proprio questa settimana tornerà nei nostri cinema con Hotel Artemis, mentre il regista è Robert Zemeckis, uno dei più innovativi e sperimentali talenti della Hollywood dei nostri anni. I più attenti di voi avranno capito che il film scelto da noi è Contact, tratto dall'omonimo romanzo di Carl Sagan, nel quale la Foster è una scienziata che ha dedicato la vita alla ricerca su forme di vita extraterrestri e che, finalmente, sembra trovarsi di fronte a delle risposte. Al fianco dell'attrice, Matthew McConaughey, James Woods, John Hurt, e tanti altri.

Anche la protagonista del film che potrete vedere e commentare martedì 30 luglio alle 22 ha un sogno "spaziale". Il suo sogno è quello legato alla conquista sovietica del cosmo, e da lì anche quello del trionfo del comunismo in tutto il mondo. Ma non è un film politico, Cosmonauta, quanto una commedia intinta nel pop e nella nostalgia che parla della crescita di una ragazzina nell'Italia a cavallo tra gli anni Cinquanta e Sessanta, e del suo rapporto con un fratello bambinone e difficile. Cosmonauta è il film d'esordio di Susanna Nicchiarelli, vincitrice del concorso Orizzonti del Festival di Venezia 2017 con il suo ultimo Nico, 1988.

Nel pomeriggio di mercoledì 31 luglio, alle ore 15, spazio invece a una commedia americana tanto divertente quanto romantica, rimasta nel cuore di tutti quelli che l'hanno vista. Dirette da Peter Segal, 50 anni il primo bacio è il secondo film che mette assieme, in maniera irresistibile, Drew Barrymore e Adam Sandler dopo The Wedding Singer. Tratto da una storia vera, racconta di un veterinario delle Hawaii, incallito dongiovanni, che s'innamora di una bella turista, trovandosi però di fronte a un complesso problema: la ragazza è affetta da una particolare forma di amnesia, e si sveglia ogni mattina avendo scordato tutto quello che è avvenuto il giorno precedente.

Di tipo del tutto diverso è invece il bacio cui si fa riferimento nel film che potrete vedere e commentare insieme giovedì 1° agosto alle 22. Perché Il bacio della pantera non è una commedia, ma un insolito horror venato di sentimento e sensualità nel quale si racconta la storia di una giovane donna nella New Orleans dei primi anni Ottanta che - come il misterioso fratello, non è un normale essere umano, ma una creatura che si tramuta in una pantera in occasioni legate al sesso. I protagonisti del film sono Nastassja Kinski, Malcolm McDowell e John Heard, mentre a scrivere e dirigere c'è Paul Schrader, che ha rifatto a modo suo il film omonimo diretto nel 1942 da Jacques Tourneur.

Se per voi la tensione, di fronte a film come quello di Schrader, è eccessiva, ecco che venerdì 2 agosto, alle 18:30, vi diamo l'occasione di rilassarvi con un film demenziale e esilarante. Era il 1984 quando un giovanissimo Val Kilmer era il protagonista di un film strapieno di gag irriestitibili e famosissime, nel quale vestiva i panni di una rockstar americana che, durante un tour in Germania Est, durante la Guerra Fredda, rimaneva coinvolto in un bizzarro intrigo spionistico. Il film è l'immortale Top Secret!, scritto e diretto dalla premiata ditta ZAZ, ovvero Zucker-Abrahams-Zucker: quelli della Pallottola spuntata e dell'Aereo più pazzo del mondo.

Sabato 3 agosto, alle 20:30, torniamo a parlare di commedia (ma non quella demeziale, ma la screwball degli anni d'oro di Hollywood) e di felini. Perché il film da vedere è commentare è uno dei capolavori del grande Howard Hawks, il divertentissimo Susanna!. E se i protagonisti in carne e ossa sono Cary Grant e Katherine Hepburn (che poi è la Susanna del titolo, ricca e capricciosa ereditera della quale il personaggio di un Grant irresistibile, dopo le ovvie ritrosie iniziali, finirà ovviamente per innamorarsi), assieme a loro, centrale nella trama e nell'intreccio, c'è un leopardo di nome Baby.

Infine, domenica 4 agosto alle 14:30, chiudiamo alla grande questa nuova settimana di proiezioni pubbliche da vedere e commentare su SimulWatch un film simbolo degli anni Ottanta, al cinema  e non. Perché è un film che alle dinamiche della guerra fredda unisce anche il racconto dell'alba dell'era digitale, con i primi computer, i primi modem, e le prime intelligenze artificiali. Il tutto raccontato con lo stile leggero e con dei protagonisti giovanissimi come spesso accadeva in quegli anni. I più attenti di voi avranno capito che il film di cui parliamo è Wargames - Giochi di guerra, quello diretto da John Badham nel 1983 nel quale un giovanissimo Matthew Broderick doveva scongiurare una guerra termonucleare globale giocando a scacchi con un computer.



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