martedì 31 maggio 2016

Game of Thrones: Recensione dell’episodio 6×06, “Blood of my Blood”

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BLOOD OF MY BLOOD

L’episodio riprende esattamente da dove avevamo lasciato Meera e Bran al termine del precedente: i due stanno disperatamente cercando di fuggire dall’esercito di morti del Re della Notte. In loro soccorso arriva un alleato inaspettato: Benjen Stark, vivo grazie alla magia degli ormai defunti Figli della Foresta.

Sam e Gilly nel frattempo arrivano a casa Turly; la bruta rimane inizialmente a bocca aperta (e in realtà anche noi…) di fronte allo sfarzo e all’accoglienza benevola ricevuta, finché fa la conoscenza di Randyll Turly, il burbero e arcigno padre di Sam. Il vecchio riesce facilmente a scoprire i reali natali della ragazza, e caccia il figlio per aver portato una bruta in casa sua, permettendo “magnanimamente” a Gilly di lavorare nelle cucine.
Più tardi Sam deciderà però di portare via con sé sia Gilly che il bimbo che porta il suo nome, rubando anche Veleno del Cuore, una spada in acciaio di Valyria.

Tommen, sempre più vicino all’Alto Passero, riesce ad incontrare Margaery prima che questa venga sottoposta alla Marcia della Vergogna: la ragazza sembra totalmente cambiata, inaspettatamente asservita al culto.
Nel momento fatidico, gli eserciti di Jamie e Olenna interrompono la cerimonia di “purificazione” della regina, mentre Tommen annuncia la sua conversione al Credo in qualche modo plagiato proprio da Margaery.
Gli atti di Jamie vengono quindi presi come una sorta di tradimento, che lo porteranno ad essere allontanato su verso il fronte di Delta delle Acque.

Oltre a Benjen, assente fin dalla prima stagione, rivediamo anche Walder Frey ed Edmure Tully (fratello di Catelyn, lo sposo nelle famigerate Nozze Rosse), suo prigioniero: il vecchio pensa di usare il nipote di Brynden “Pesce Nero” come moneta di scambio dopo aver perso proprio Delta delle Acque, che nei prossimi episodi diventerà un punto focale delle vicende.

Infine, l’ennesimo momento di non-più-così-tanta epicità da parte di Daenerys: per convincere a seguirla i Dothraki che già la seguivano, la Madre dei Draghi inscena un siparietto con il suo Drogon (ritrovato per puro caso e stavolta improvvisamente servile) con un dialogo che vorrebbe essere carismatico ma riesce solamente ad essere didascalico ed autoreferenziale.

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LEGAMI FAMILIARI

Sangue del mio sangue, chiama il titolo dell’episodio: i legami familiari, spezzati, ritrovati o sottovalutati sono il fortissimo motore della sesta puntata di questa sesta stagione.
Ne sono un primo fortissimo esempio gli eventi a casa Turly: pur nella sua pacatezza, la scena della cena è perfetta ed emozionante, presentandoci una realtà della quale avevamo finora solamente sentito parlare ma che appare più cruda di quel che credevamo. Il mutismo del solitamente logorroico Samwell è un pugno sullo stomaco, nel momento in cui ci rendiamo conto di aver finora molto apprezzato il personaggio solo quando suo padre lo dipinge come un inutile codardo. Addirittura Gilly esce rafforzata dalla scena: ci ritroviamo improvvisamente (per la prima volta?) dalla sua parte quando prende le difese di Sam.

Il legame familiare è e torna centrale anche per Arya Stark: la giovane non è pronta a diventare nessuno, e forse non l’ha mai davvero voluto. Arya cerca vendetta per i suoi cari, ha dei fratelli che la aspettano, è per loro che vuole diventare forte. Inoltre possiede ancora una coscienza propria che le permette di scegliere chi uccidere su una base morale positiva, diversamente da quanto finora dimostrato dagli adepti della Casa del Bianco e del Nero (che sembrerebbero essere solamente due, a quanto pare). Che la riunione degli Stark sia in procinto di avvenire davvero?

Il colpo di scena di Benjen da una parte punta su una sospensione dell’incredulità troppo elevata, ma dall’altra fomenta ancora di più l’idea di quella riunione Stark appena nominata: questa è la stagione dei figli del nord, è ormai chiaro. Bran viene quindi salvato dal sangue del suo sangue, e non è difficile credere che il trio ora voglia dirigersi alla Barriera. Ma la carrellata di plot twist incentrata sui legami di sangue è ancora lunga: dalla rivelazione di un Edmure (zio di Bran e Arya) ancora in vita da usare come riscatto per suo zio Brynden Tully, al delirio di onnipotenza nel dialogo con Jamie di una Cersei che non accetta in alcun modo di perdere ma che pare aver portato l’amore dei due ad un livello superiore, alla toccante descrizione di Arya dei reali sentimenti provati proprio da Cersei alla morte di Joffrey, il tema della puntata riemerge continuamente, fino al dialogo finale di Daenerys in groppa al suo drago che incita i Dothraki, chiamandoli sangue del suo sangue, a combattere per lei (sostanzialmente: perché io c’ho il drago e quindi veneratemi).

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RAPPRESENTAZIONI 

L’idea di accostare Sam e Gilly ad un personaggio così negativo da far risaltare qualità nei due che non avevamo capito di aver visto è assolutamente apprezzabile, ed anche uno dei momenti migliori di una puntata non proprio sottotono ma appesantita dalle aspettative di una 6×04 e una 6×05 al cardiopalma.

Allo stesso modo, l’idea di portare alla luce i dubbi di Arya tramite la rappresentazione teatrale è godibile e credibile. La ragazzina crede di aver dimenticato le sue origini o di poterlo fare a breve, ma non è affatto così: grazie ad una bravissima attrice interprete della donna che più odia al mondo, Aria riesce a ritrovare sé stessa. Non più Nessuno, ma Arya Stark, portatrice di Ago. Una svolta che non ci aspettavamo ma sicuramente apprezziamo molto.

Benjen invece non riesce ad andarci giù. Lo stupore per l’apparizione del fratello perduto di Ned non riesce del tutto a cancellare il nonsense della sua presenza, proprio lui ed emerso proprio in quel momento. Funzionale alla trama ma spuntato a caso dal nulla.

Ma le domande ed i dubbi maggiori sono nascosti in seno alla regina Margaery. Possibile che sia stata davvero spezzata? Probabilmente no, ma abbiamo visto che potrebbe aver piegato la testa in virtù della possibilità di salvare suo fratello Loras. Ma potrebbe anche aver ideato un proprio piano personale: è probabile che avendo fatto convertire il re la Marcia della Vergogna le sarebbe stata comunque evitata, quindi avrebbe finto per salvarsi dal pubblico ludibrio non essendo a conoscenza dei piani di Jaime e di sua nonna; inoltre potrebbe aver manipolato sia l’Alto Passero che Tommen ed avere in seno altre sorprese per l’uno o per l’altro, soprattutto ora che avrà “libero accesso” a Lady Olenna, per una partnership in crime che non vediamo l’ora di gustare.
Sul poco spazio riservato ai Tyrell in questa stagione diamo un pollice verso: Margaery e Olenna sono fra i personaggi più interessanti dell’intera cosmologia di Game of Thrones.

A partire dal prossimo episodio, gli eventi si faranno probabilmente ancor più incalzanti: agli scontri già in procinto di avvenire, come la battaglia fra Ramsay e Jon (e Sansa) o il processo di Cersei, se ne sono aggiunti altri in modo terroristico, come il confronto fra Arya e la Casa del Bianco e del Nero o quello fra Brynden Tully E Walder Frey a Delta delle acque, dove stanno arrivando anche Jaime e Brienne.

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