lunedì 30 novembre 2020

Per gli 85 anni di Woody Allen abbiamo scelto i suoi migliori film in streaming

Il 1 dicembre 1935 nasceva a Brooklyn Allan Stewart Konigsberg, conosciuto in tutto il mondo col nome d’arte di Woody Allen. Dal suo esordio dietro la macchina da presa Prendi i soldi e scappa, uscito nel lontano 1969, l’autore newyorkese ci ha regalato una serie incredibile di pietre miliari del cinema contemporaneo, adoperando in particolar modo la commedia sofisitcata per raccontarci la sua visione del mondo. O meglio, del suo mondo. Scrivere di Woody Allen non è facile oggi, poiché si deve necessariamente contraddire se stessi e assimilare l’idea che in questo caso non si tratta di un errore, tutt’altro. Nella mia pre-adolescenza il cineasta, insieme ad altri grandi autori come Stanley Kubrick, John Cassavetes o Martin Scorsese, ha contribuito in maniera fondamentale a sviluppare quella mia passione per il cinema che ancora oggi mi spinge a scriverne. Aspettavo ogni suo film come un momento importante della mia vita, non solo come mero evento cinematografico. Vedere in sala il bianco e nero straordinario di Carlo di Palma in Ombre e nebbia è stata una delle esperienze più gratificanti della mia storia personale. Dalla seconda metà degli anni ‘90 invece è iniziata a mio giudizio una parabola discendente, in cui Allen ha girato troppi film e solo in qualche caso centrato delle vere gemme di cinema. Quando l’ha fatto, ne sono venuti fuori lungometraggi memorabili, questo è un fatto indubitabile. 

Negli ultimi tempi la mia ammirazione per Woody Allen si è incrinata, e questo mi crea non pochi problemi. Non ho vent’anni da un pezzo ormai e non penso di potermi più permettere di amare i suoi film incondizionatamente, ovvero senza “filtrarli” attraverso le esperienze fatte, le idee che ho sviluppato e le convinzioni consolidate, soprattutto da quando vivo a New York. Continuerò ad aspettarli, cercarli e vederli perché amo il cinema di Allen e questa è, come scrivevo prima, una contraddizione che ho accettato e che considero almeno in parte salutare. Ci tengo infine a spiegare perché il mio amore per Woody non è più incondizionato: nel 2012 incontrai Denzel Washington al press junket di Safe House e gli chiesi perché negli ultimi anni avesse girato quasi solamente film d’azione. L’attore rispose sorridendo: “Adesso mi offrono soltanto questo. Mi piacerebbe fare altro, recitare in un dramma o in una commedia di Woody Allen. No, aspetta: lui non ne chiama molti, di attori di colore…” Non ho più smesso di pensare a quella battuta: quanti attori neri hanno recitato nelle decine di film che ha diretto? Io ho saputo trovarne soltanto uno - percisamente Chiwetel Ejofor in Melinda e Melinda - e ci ho messo molto tempo. La coscienza continua a sussirami troppo... 

Tra i film in streaming diretti da Woody Allen ne mancano purtroppo di bellissimi e fondamentali come ad esempio Zelig, Radio Days o Crimini e misfatti. I cinque selezionati raccontano la sua arte inimitabile. Buona lettura.

Cinque film in streaming per rendere omaggio al genio di Woody Allen

  • Io e Annie
  • Manhattan
  • Ombre e nebbia
  • Basta che funzioni
  • Blue Jasmine

Io e Annie (1977)

Il film che ha cambiato le regole della commedia romantica: monologhi guardando in camera, salti temporali per costruire un puzzle emotivo e psicologico perfetto, inserti d’animazione, umorismo sofisticato e autoreferenziale. Io e Annie è un film-contenitore dove Allen ha messo il meglio della sua arte e l’ha mescolata ottenendo un cocktail cinematografico dal sapore prelibato, dolceamaro, indimenticabile. Probabilmente la sua commedia maggiormente compiuta, supportata da partner in crime perfetta come Diane Keaton. Quattro premi Oscar: miglior film, regia, attrice e sceneggiatura originale. Disponibile su NOW TV.

Manhattan (1979)

Il tributo d’amore alla sua città si dipana attraverso l’incredibile inizio sulle note altisonanti di George Gershwin e il bianco e nero raffinatissimo di Gordon Willis. Storie d’amore che si intrecciano e si consumano in una metropoli incantata, popolata di personaggi insicuri e nevrotici, eppure impossibili da non amare. Manhattan è il capolavoro visivo del primo Allen, un mix di forma e contenuto espresso al meglio dall’immagine iconica della coppia seduta sulla panchina ad osservare le luci splenditi del ponte. Ah, se ve lo siete mai chiesi, è il Queensboro Bridge nell’Upper East Side. Io ci ho messo settimane per capirlo...Disponibile su Apple Itunes.

Ombre e nebbia (1991)

Uno dei film meno conosciuti di Woody Allen è invece a mio avviso da considerare nella Top5 della produzione dell’autore. Racconto sublime sulla caducità degli affetti e delle sicurezze, Ombre e nebbia è una dissertazione poetica sulla necessità dell’illusione. Il bianco e nero incornicia personaggi che si muovono spaesati in una città europea nebbiosa, inquietante e pronta a condannare il diverso. Omaggio all’Espressionismo degli anni ‘20 che si trasforma in grande espressione visiva. Un film assolutamente da rivedere. Grandi cameo di Donald Pleasance e John Cusack. Disponibile su Apple Itunes.

Basta che funzioni (2009)

L’incontro artistico con l’altro genio comico/drammatico chiamato Larry David genera un ibrido artistico molto interessante: Basta che funzioni fonde con stridente energia l’aura poetica del regista con il cinismo quasi funereo del protagonista. Un film molto più amaro della produzione di Allen di quegli anni, e forse proprio per questo ancor più toccante. Zeppo di battute divertentissime eppure impregnato di un pessimismo quasi soffocante. Forse Allen ha adoperato il suo attore come specchio deformante per mettersi veramente in discussione. Qualunque sia la verità, il risultato è emozionante. Disponibile su Rakuten TV, Chili, Infinity, Netflix.

Blue Jasmine (2013)

Un miracolo cinematografico: Allen trova profonda e ammirevole ispirazione in un cineasta a lui quasi antitetico, John Cassavetes. Il personaggio straordinariamente interpretato da Cate Blanchett è una rivisitazione aggiornata di quelli iconici ritratti dalla grande Gena Rowlands negli anni ‘70. Ma Blue Jasmine non è assolutamente un film derivativo: il ritratto pieno di compassione di una donna che vede il proprio mondo - fisico e psicologico - cadere in frantumi diventa probabilmente il lavoro di introspezione più profondo compiuto dal regista nella sua carriera. Oscar per la miglior attrice sacrosanto. Il vero capolavoro che Woody Allen ha prodotto negli ultimi vent’anni. Disponibile su Rakuten TV, Chili, Google Play, Apple Itunes, TIMVision, Amazon Prime Video

Se siete arrivati alla fine di questo articolo avrete certamente notato la difficoltà che incontro nell’essere coerente quando scrivo di Woody Allen. Torniamo alle contraddizioni di cui parlavo, che continuo a vivere ancora oggi e non credo riuscirò a risolvere. Almeno non in tempi brevi. Voglio comunque chiudere con un’ultima precisazione che ritengo fondamentale: a prescindere sul giudizio che io, voi lettori, gli organi di informazione o addirittura la società stessa possiamo avere su Woody Allen e le sue vicende personali, mai e poi mai mi troverò d’accordo con il censurare o peggio ancora relegare nell’ombra del dimenticatoio la sua filmografia. Sarebbe troppo facile e deleterio. Un artista non dovrebbe essere posto al di sopra o al di fuori delle regole sociali in cui vive e prospera. La sua opera invece merita un altro discorso, anche perché l’arte stessa è lo specchio del tempo in cui è stata creata, che piaccia o meno. Per questo dovrebbe essere problematizzata, non nascosta. Il suo valore può cambiare nel corso dei decenni, ma possiede un suo status che trascende sia l’autore che, a conti fatti, il giudizio del tempo stesso. Ma proprio mentre ne scrivo, mi accorogo che anche quest'idea può essere percepita come contraddittoria...



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Wisteria è il nuovo progetto di David Lynch per Netflix: cosa sappiamo?

Sono mesi che si parla di David Lynch e di una sua collaborazione con Netflix, ma quelle che fino a ieri erano soltanto delle voci, oggi sono diventate una certezza, la certezza che dal mese di maggio il regista si metterà al lavoro su un progetto intitolato Wisteria.

La notizia arriva da Production Weekly, ma il colosso dello streaming preferisce fare il vago e resta prudentemente in silenzio. Così a noi non è dato sapere praticamente nulla, a cominciare da un dettaglio molto importante: si tratterà di un film o di una serie?

Noi saremmo più contenti se il buon David si dedicasse a un lungometraggio, visto che l'ultimo da lui diretto, Inland Empire, risale al lontano 2006. I cultori di Twin Peaks si augurano invece che il loro beniamino si metta alla guida di una serie. Se così dovesse essere, non si tratterà della quarta stagione della celeberrima serie con Kyle MacLachlan, che pure aveva affermato che avrebbe volentieri ripreso il suo ruolo. A escluderlo è stato, proprio questo weekend, il co-autore Mark Frost, che su Twitter ha scritto di non essere stato contattato in proposito. Quanto a Lynch, l'unica cosa che ha detto tempo fa è che, se non fosse stato per la pandemia, avrebbe cominciato a girare "un film o una storia con una continuità narrativa". Questa parole non ci aiutano, anche perché tanto i film quanto le serie possono avere una continuità narrativa.

Netflix ha collaborato con David Lynch di recente, distribuendo il suo cortometraggio del 2017 What Did Jack Do?, nel quale il regista, nei panni di un detective, interrogava una scimmia accusata di omicidio. L'avete visto? Noi lo abbiamo semplicemente adorato. Del resto, è frutto della meravigliosa immaginazione di uno dei più grandi filmmaker di sempre.



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The Adam Project: Ryan Reynolds nelle prime foto dal set del film in stile Ritorno al Futuro

Sono cominciate le riprese della commedia di Shawn Levy targata Netflix The Adam Project, in cui Ryan Reynolds torna indietro nel tempo. L'attore ha postato su social due foto dal set.

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Amazon Prime Video: i Film in streaming a dicembre 2020

Stiamo entrando nel mese di dicembre, l'ultimo di un'annata nefasta che ha capovolto la nostra normalità. I cinema sono rimasti chiusi per molti mesi e i titoli che sarebbero usciti nelle sale li stiamo vedendo dal divano di casa. Tra i film in streaming in arrivo sulla piattaforma di Amazon Prime Video ci sono esclusive particolarmente attese da spettatori di età e gusti differenti. The Gentlemen, per esempio, è un action con humour nero che ha l'inconfondibile stile di regia di Guy Ritchie e che si avvale di un cast d'eccezione composto da Matthew McConaughey, Hugh Grant, Charlie Hunnam e Colin Farrell. Il film segue le vicende di un uomo d'affari americano trapiantato a Londra che ha dato vita a un florido impero di marijuana. Nel momento in cui decide di ritirarsi dal mercato e cedere la sua attività, si innescano attorno a lui una serie di ricatti e giochi di corruzione da chi brama di impossessarsi del suo business.

Tratto dal romanzo di Frances Hodgson Burnett, il fantasy Il Giardino Segreto di Marc Munden è invece un appuntamento per tutta la famiglia interpretato da Colin Firth, Julie Walters, Jemma Powell e dalla piccola Dixie Egerickx che scopre un angolo magico dietro la villa dello zio. Chi ama l'horror può segnarsi il titolo americano Antebellum, una storia si svolge su due piani temporali solo apparentemente lontani tra loro, mentre arriva dall'Italia il thriller Weekend in cui un gruppo di ragazzi è costretto a rivivere una tragedia accaduta svariati anni prima. La commedia c'è ed è garantita da Fabio De Luigi in 10 giorni con Babbo Natale di Alessandro Genovesi, sequel del ben accolto 10 giorni senza mamma dell'anno scorso. Nel film ritorna Valentina Lodovini e si aggiunge Diego Abatantuono.

Sono tre le produzioni originali Amazon da tenere d'occhio: Sound of Metal che racconta la storia di un batterista che perde l'udito, I'm Your Woman in cui una donna è costretta alla fuga a causa delle malefatte del marito e Sylvie's Love, una storia d'amore sulle atmosfere jazz della fine degli anni 50. Ma c'è ancora un'esclusiva da segnalare, un film che fa felice il pubblico di adolescenti. Si tratta del sequel di After, tratto dal secondo libro "Un cuore in mille pezzi" della saga romantica di Anna Todd, in cui prosegue l'amore tra Tessa e Hardin. After 2 sarà disponibile dal 22 dicembre.

Amazon Prime Video: Film in Streaming a dicembre 2020

Film in Esclusiva

  • The Gentlemen (1/12)
  • 10 giorni con Babbo Natale (4/12)
  • Il giardino segreto (10/12)
  • Antebellum (14/12)
  • Weekend (17/12)
  • After 2 (22/12)

Film Originali

  • Sound of Metal (4/12)
  • I'm Your Woman (11/12)
  • Sylvie's Love (25/12)

Altri Film

  • Liam Gallagher: As it Was (1/12)
  • Book Club - Tutto può succedere (1/12)
  • Funny People(1/12)
  • Saint Judy (1/12)
  • Hotel Transylvania (1/12)
  • Ace Ventura: L'acchiappanimali (1/12)
  • Ace Ventura: Missione Africa (1/12)
  • Caleb (1/12)
  • L'appuntamento natalizio di papà (2/12)
  • L’agenzia dei bugiardi (18/12)
  • A un metro da te (21/12)
  • I fratelli Sisters (28/12)
  • Hotel Transylvania 3 - Una vacanza mostruosa (30/12)

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Sky Q, tutto quello che ami in un unico posto, facile

Se non conoscete ancora l'esperienza Sky Q, vale la pena spiegare in cosa consista questo modo innovativo e personalizzato di vivere a casa i vostri contenuti preferiti, come film, serie tv, sport e intrattenimento. Analizziamo punto per punto le sue caratteristiche.

Sky Q: che cos'è e quali sono i vantaggi della sua libertà di scelta

Con Sky Q entri in un mondo in cui hai tutto quello che ami comodamente a portata di mano: ognuno di noi ha differenti gusti e passioni, Sky Q è l'aggregatore dei propri contenuti preferiti, consentendoci di trovare tutto quello che piace in un unico posto, comodamente. 
L'idea stessa di Sky porta con sé l'idea di un palinsesto ricco dei contenuti, come serie tv, sport, intrattenimento e cinema, articolati in offerte e ovviamente presenti in Sky Q, che però è ben più di un decoder.


I contenuti on demand qui affiancano la programmazione lineare per un'esperienza completa e versatile, che abbraccia tutte le forme di fruizione audiovisiva in casa propria (e anche al di fuori, nel caso usiate Sky Go!). Sky Q è infatti un aggregatore di quello che amiamo di più e dei contenuti delle nostre app preferite: a partire da Netflix, passando per DAZN, Mediaset Play e Spotify, per arrivare all'indispensabile YouTube. Il vasto catalogo on demand è personalizzabile anche nelle modalità di visione, usando le funzioni di RestartPausa e Autoplay: grazie a quest'ultimo il binge watching non sarà più un problema, perché si potranno vedere uno dietro l'altro gli episodi della propria serie preferita. Il Controllo vocale consente in più di trovare rapidamente ciò che cerchiamo e di scoprire anche nuovi contenuti.


Nel mondo di Sky Q è tutto facile e intuitivo, perché Sky Q conosce inoltre i gusti dell’utente, si adatta alle sue scelte e cerca anche di anticiparle, proponendo, grazie ai Suggerimenti personalizzati, contenuti che possano piacerci, in base a quello che abbiamo già visto e ai nostri generi preferiti.

Sky Q senza parabola: come si presenta e come si attiva

Sky Q senza parabola ci permette di accedere ai contenuti semplicemente attraverso la connessione internet di casa, vedere tutti i contenuti Sky in HD, e accedere direttamente alla sezione App per usare quella che preferiamo.
Solo Sky Q senza parabola è attivabile in autonomia senza un tecnico Sky. Tutti i sistemi sono già predisposti per il segnale DVB-T2, prossimo standard di trasmissione del digitale terrestre.

Sky Q: le offerte attivabili e i contenuti che si possono vedere

Sky Q funziona con "pacchetti tematici", le Offerte Sky, che lasciano all'utente la libertà di pagare uno specifico canone mensile per i contenuti che più gradisce e preferisce guardare.
L'offerta di punta in questo periodo è Intrattenimento plus, che permette di avere Sky Q senza parabola con Sky e Netflix insieme a 19,90€ al mese, per i primi 12 mesi. L’offerta include gli show e le serie tv di Sky, documentari e programmi per bambini, Sky HD e Netflix ed è disponibile anche per i già clienti Sky. Allo stesso prezzo di 19,90€ si può anche scegliere Sky TV e Sky Cinema ed avere l’offerta di intrattenimento di Sky insieme a tutti i film di Sky e Premium.
Gli amanti dello sport hanno invece a disposizione le offerte Sky Calcio (la Serie A TIM con 7 partite su 10 ogni giornata fino alla stagione 2020/2021) a 33 euro al mese per i primi 12 mesi, e Sky Sport (calcio europeo, basket e motori) sempre allo stesso prezzo, oppure una promozione speciale che combina le due Sky Calcio + Sky Sport a 34.90 euro mensili per i primi 12 mesi.



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Twilight: senza il prezioso aiuto dei gatti… niente partita di baseball fra i Cullen

Sono passati ben 12 anni dall'uscita in sala di Twilight, capostipite della saga cinematografica tratta dai romanzi di Stephenie Meyer, ma certi film e soprattutto certe scene resteranno per sempre impresse nella memoria dei fan della serie. Fra queste, la partita di baseball con i Cullen e Bella sotto un cielo cupo attraversato dai fulmini e con i Muse che in sottofondo cantano e suonano "Supermassive Black Hole".

Ora, se volete davvero prendere la patente di esperti della Twilight Saga, non potete non sapere come gli attori che interpretavano i Cullen si sono preparati. A raccontarcelo è Nikki Reed alias Rosalie Hale alias la moglie di Emmett Cullen. L'attrice, che ha recitato anche negli altri quattro film della saga, ha spiegato che ad aiutare gli attori sono stati… i gatti. Ebbene sì, i piccoli amici a quattro zampe che tanto amiamo e di cui postiamo compulsivamente foto sui social hanno dato un'utile lezione ai vampiri. "Abbiamo fatto un corso di movimenti felini" - ha detto la Reed - "in modo da poter muovere i nostri corpi come fanno i gatti. Ogni regista ci dava indicazioni diverse su come stare e come muoverci, ma questo è stato il modo di Catherine, e si è rivelato davvero cool e interessante".

Non sappiamo se Catherine Hardwicke, regista del primo film, della serie abbia portato gli attori in un gattile per fare un po’ di ricerca sul campo e se abbia mostrato a Robert Pattinson & Co. dei video, però ci piace l'idea che siano stati degli animali a insegnare qualcosa agli uomini. E, a riguardare la scena di Twilight, in effetti non si può non notare qualcosa di felino.

Leggi anche Twilight fu un incubo per Anna Kendrick



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I Croods 2 avvia l'esperimento Universal tra cinema e streaming negli USA

I Croods 2: Una nuova era della Universal / DreamWorks è uscito nel lungo weekend del Thanksgiving negli USA, a partire da mercoledì scorso, incassando sui 14 milioni di dollari, una cifra non così bassa considerando che grandi piazze cinematografiche come Los Angeles e New York sono ancora chiuse: I Croods 2 nei tre giorni del vero e proprio fine settimana ha comunque raddoppiato gli incassi della concorrenza in questo difficile periodo.
Quel che conta di più è però che I Croods 2 si avvia a diventare il primo vero terreno di prova dell'accordo tra la Universal e gli esercenti cinematografici, quel patteggiato equilibrio tra sale cinematografiche e noleggio/vendita in streaming: a partire dal 15 dicembre la major sarà infatti libera di spostarlo sulle principali piattaforme, senza necessariamente rimuoverlo dai cinema. Leggi anche La Universal e la sua rivoluzione tra sala e streaming: segna il futuro?

Non è la prima volta che accade, ma è la prima volta che l'esperimento viene applicato su un film di così alto richiamo, quindi i riflettori sono puntati sull'esito economico dell'operazione. Finora pare che I Croods 2 abbia incassato in tutto il mondo circa 35 milioni di dollari, su 65 di budget: dovrebbe fruttare sui 120-130 per andare in pari con le regole cinematografiche, in questo caso però alterate, perché alle major spetta una fetta più grande su noleggi e vendite digitali, senza contare che negli States la Universal ha attiva anche una piattaforma di streaming proprietaria, Peacock.
I Croods 2: Una nuova era sarebbe dovuto uscire nei nostri cinema il 23 dicembre: attendiamo un aggiornamento o una conferma sulle modalità di distribuzione nel nostro paese.



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domenica 29 novembre 2020

Black Panther: per onorare Chadwick Boseman nel giorno della nascita, Disney+ cambia la intro

Ieri, 29 novembre, se una terribile malattia non ce lo avesse tolto, Chadwick Boseman avrebbe compiuto 44 anni. Mentre sui social si moltiplicavano gli omaggi all'attore scomparso, Disney+ ha modificato in suo onore i crediti di apertura di Black Panther, nel video che vedete qua sotto, condiviso dai Marvel Studios con la scritta "Lunga vita al re. Wakanda Forever".

In 30 secondi, alla intro è stato aggiunto un montaggio di scene con Boseman nel ruolo di re T'Challa, col logo Marvel viola. Un omaggio molto bello, che ha accompagnato le parole del presidente della Disney, Bob Iger, sabato, che invitava tutti a vedere Black Panther "per un tributo speciale a una persona che era e sarà sempre vicina e cara al nostro cuore".

Intanto si procede con la preparazione di Black Panther 2, dove Chadwick Boseman non verrà ricreato in digitale, e le cui riprese inizieranno nel luglio 2021 ad Atlanta.



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Ridley Scott compie 83 anni: festeggiamolo con i suoi capolavori in streaming

Compie oggi 83 anni il grande regista inglese Ridley Scott, l’esteta cinematografico del nostro tempo. Fin dal lontano esordio nel 1977 con il cult-movie I duellanti, questo cineasta dalla visione unica ha applicato il suo gusto per un cinema elegante e raffinato a tutti i generi che ha affrontato, dalla fantascienza al dramma, dal thriller al film di guerra. Grazie al suo stile fortemente connotato a livello visivo Scott ha scritto alcune delle pagine più importanti della storia del cinema contemporaneo, spingendo in avanti i limiti estetici della nozione di genere fino a renderlo cinema d’autore. Come sempre cinque sono i film in streaming che abbiamo scelto per omaggiare una carriera di certo discontinua ma atrettanto sicuramente ricca di titoli memorabili. Buona lettura.

Cinque capolavori in streaming diretti da Ridley Scott

  • Alien
  • Blade Runner
  • Thelma & Louise
  • Il Gladiatore
  • Black Hawk Down

Alien (1979)

Il film che ha cambiato le regole della fantascienza facendola sconfinare nell’horror è ancora oggi capace di incutere nello spettatore una tensione smisurata, grazie alla claustrofobia degli interni dell’astronave Nostromo e a un ritmo della narrazione che costruisce invece di accumulare. Alien rimane un film inarrivabile per eleganza visiva fusa alla perfezione con la potenza emotiva delle scene di scontro con il mostro. Sigourney Weaver ha sviluppato un personaggio meritatamente entrato nella leggenda - anche grazie al secondo capitolo - ma nel cast meritano di essere ricordati anche Ian Holm, Veronica Cartwright, Tom Skerritt e il grande John Hurt, protagonista/vittima nella scena più raccapricciante e terrificante degli anni ‘70. Capolavoro. Disponibile su Rakuten TV, Chili, Google Play, Infinity, Apple Itunes, Amazon Prime Video

Blade Runner (1982)

Altra fusione geniale tra il noir e la fantascienza distopica. Alla base c’è Philip K. Dick, il cantore disilluso di un futuro oscuro da scrutare. Ridley Scott lo interpreta cogliendone l’anima profonda ma rivisitandone in chiave personale l’universo ideologico. Blade Runner è un capolavoro figlio di due padri ma con una sua fisionomia precisa, coerente, abbagliante. La sequenza dell’esecuzione di Joanna Cassidy e il confronto finale tra Harrison Ford e Rutger Hauer sono i momenti migliori di un film senza speranza, incredibilmente bello da vedere quanto struggente da “sentire”. Disponibile su Rakuten TV, Netflix, TIMVision, Amazon Prime Video. 

Thelma & Louise (1991)

Il lungometraggio più simbolico degli anni ‘90, un road-movie che percorre i paesaggi meravigliosi del western ma li rivisita attraverso uno sguardo al femminile fiero, emozionante. Thelma & Louise prima ancora di essere un film bellissimo da vedere rimane un’esperienza di vita, un racconto appassionato di fuga e rinascita spirituale, in un mondo dominato dal sopruso e dal preconcetto. Un finale meraviglioso e Geena Davis e Susan Sarandon al massimo livello attoria possibile. Oscar per la miglior sceneggiatura originale, prima nomination per Ridley Scott come miglior regista. Purtroppo quell’anno in gara c’era Il silenzio degli innocenti...Disponibile su Apple Itunes, NOW TV.

Il Gladiatore (2000)

Il ritorno in grande stile del peplum per un’epopea disegnata alla perfezione sul corpo tozzo e lo sguardo potente di Russell Crowe, in una delle prove d’attore più carismatiche della storia del cinema. Dietro alla confezione sfavillante de Il Gladiatore c’è anche una dissertazione più profonda sulla società che consuma ormai spettacolo senza interessarsi più al contenuto e al messaggio morale dello spettacolo stesso. Un film di intrattenimento la cui portata simbolica è a nostro avviso stata fortemente sottovalutata. Cinque premi Oscar tra cui quelli per il miglior film e il miglior attore. Seconda nomination per Scott, ma ancora niente statuetta. Disponibile su Rakuten TV, Chili, Google Play, Apple Itunes, Netflix, TIMVision, Amazon Prime Video. 

Black Hawk Down (2001)

Uno dei migliori film di guerra mai realizzaio, girato e montato come un vortice cinematografico quasi sperimentale. Ridley Scott sceglie infatti una via quasi innovativa per il genere: quella della messa in scena pura, senza background psicologico e contesti storico/sociali. Black Hakw Down è l’esposizione folgorante di una battaglia urbana costruita in un certo modo come uno zombie-movie, con il nemico senza volto o caratterizzazione che avanza inarrestabile verso la propria preda. Cinema di impatto sensoriale clamoroso, un film davvero diverso dagli altri. Terza nomination all’Oscar per Scott. Da rivalutare, è uno dei capolavori meno riconosciuti del cineasta britannico. Disponibile su Chili, TIMVision.

Ci sono cosí tanti altri film di Ridley Scott che meriterebbero di essere ricordati! Noi ad esempio abbiamo un debole per il demone interpretato da Tim Curry in Legend, fiaba visivamente portentosa. Amiamo le atmosfere cupe e stilose di Black Rain, con un intenso Michael Douglas. Ci ha divertito molto Sopravvissuto - The Martian. Più di tutti però troviamo magnificamente costruito American Gangster, duello a distanza tra il criminale Denzel Washington e il poliziotto Russell Crowe che si incontrano in una sola, straordinaria sequenza senza parole. Gran cinema, come molto prodotto dall’icona Ridley Scott.



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Kurt Russell va in pensione: a dirlo è Chris Columbus

Non si aspetta il declino per uscire di scena, e in questo senso quello che vi stiamo riferendo ci fa piacere, ma per il resto ci dispiace immensamente. Se avete visto o avete intenzione di vedere su Netflix Qualcuno salvi il Natale 2, bene, sappiate che probabilmente sarà l'ultima volta che vedrete Kurt Russell sul grande schermo. L'interprete di tanti ruoli iconici (Jena Plissken in 1997: Fuga da New York per tutti), visto di recente anche nella parte dello stunt coordinator in C'era una volta a... Hollywood dell'amico Quentin Tarantino, avrebbe intenzione di ritirarsi dopo il secondo dei suoi film natalizi, in coppia con la compagna di una vita, Goldie Hawn. A raccontarlo, con queste parole, è Chris Columbus, che lo ha diretto:

"Kurt mi ha detto: "Voglio iniziare una nuova vita, e questo sarà il mio ultimo ruolo". E ha voluto continuare a farlo. Nel profondo della sua anima è molto legato a questo ruolo. Questo significa otto settimane a farsi crescere la barba, con poche infiorettature in più, lavorare sulla sceneggiatura ogni sera prima delle riprese. È un impegno intenso. E lui lo prende molto sul serio".

Leggi anche Babbo Kurt Russell torna su Netflix: Qualcuno salvi il Natale 2 anticipa i film delle feste in famiglia

Ora, ci sembra strano che Yahoo, a cui Columbus ha rilasciato l'intervista, non gli abbia chiesto chiarimenti sulla faccenda che ha menzionato en passant, ovvero se Kurt Russell abbia veramente intenzione di fare di Babbo Natale il suo ultimo ruolo. Se così fosse, però, va anche considerato che l'attore - che ha 69 anni e dunque potrebbe continuare a recitare ancora per un bel po' - ha debuttato in televisione quando ne aveva 11, per cui sta sulle scene da quasi 60 anni e magari ha intenzione di concedersi una parte della vita lontana dal set. Oppure potrebbe essere una trovata pubblicitaria per far sì che tutti i suoi ammiratori guardino Qualcuno salvi il Natale 2, chissà. Qualcunque sia il caso: grazie di tutto, Kurt!



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Ribelli

Ritorno al passato

Regia di Allan Mauduit. Con Cécile De France, Yolande Moreau, Audrey Lamy, Simon Abkarian, Samuel Jouy, Beatrice Agenin, Patrick Ridremont, Tom Lecocq, Valentin Papoudof, Michel Masiero, Martine Vandeville, Eric Godon.
Genere Commedia - Francia, 2019. Durata 87 minuti circa.

Sandra è una giovane donna costretta a lasciare il sud della Francia per fuggire da un marito violento. Senza nessuno, è tornata a Boulogne-sur-Mer, la città della sua infanzia che ha lasciato quasi 15 anni fa. Trova sua madre lì e un mondo che ha lasciato dietro di sé. Senza soldi, viene assunta in un conservificio di pesce dove fa amicizia con due lavoratori. Ma un giorno, uno dei suoi colleghi la affronta con insistenza, lei si difende e lo uccide accidentalmente.





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The Oak Room, o del cinema che racconta le storie e ti rapisce, per arrivare alla verità

Una volta è successo che avevo scritto una cosa, e quella cosa l'avevo mandata ad alcuni amici per fargliela leggere, e avere un parere.
Uno di questi amici, al quale forse quella cosa che avevo scritto non era piaciuta molto, ma che voleva trovare qualcosa da dirmi che non fosse che non gli era piaciuta, per una questione di delicatezza che mi fece sorridere ma che apprezzai, uno di questi amici mi disse che da quella cosa che avevo scritto si sentiva la mia voglia di raccontare con tutte quelle storie che si aprivano all'interno della storia e che esploravano altri mondi, altre possibili storie, per poi tornare a quella principale.
Penso che quell'amico avesse colto un punto importante, una cosa che effettivamente mi sta molto a cuore, come il raccontare storie e sentirle raccontare.

Questo non per stare qui a parlare di me, ma per spiegare uno dei motivi, che poi è il motivo principale e più evidente, per il quale mi è piaciuto molto The Oak Room, il film thriller (o neo-noir, come pare sia più corretto dire) che è stato tra gli ultimi visti al Torino Film Festival nella sezione Le stanze di Rol, quella curata da Pier Maria Bocchi, quella tutta film di genere eccentrici o estremi, o comunque che raccontano la storia dei film di genere nell'anno 2020.
Perché The Oak Room funziona esattamente come funzionava quella cosa che avevo scritto una volta, e come funzionano tante altre narrazioni, tra cui anche quella del film più bello degli anni duemila, La Flor, che è appunto  un susseguirsi di storie che poi aprono altre storie che poi aprono altre storie, specie nell'episodio tre e nell'episodio quattro, quelli che per semplicità definiremo l'episodio delle spie, il terzo, e quello degli alberi, il quarto, che poi sono gli episodi che toccano il sublime di quel film fluiviale e straordinario che è La flor di Mariano Llinás.

In The Oak Room c'è un barista che sta chiudendo il suo bar, alla fine di una lunga giornata di lavoro, e all'improvviso mentre fuori imperversa una tormenta (siamo in Canada, tormente happens) entra un altro tizio, uno che era sparito da alcuni anni, e a quanto pare il barista ha dei conti da regolare con questo tizio, e il tizio deve riprendersi qualcosa che è suo.  E poi il barista chiama un altro tipo, che pure lui ha dei conti da regolare con quello che è tornato, e mentre lo aspettano quello che è tornato si mette a raccontare una storia accaduta in un altro bar, lì vicino, quando il barista stava chiudendo alla fine di una lunga giornata di lavoro e poi all'improvviso era entrato un altro tizio, per ripararsi dal freddo, perché pure lì stava infuriando una tormenta.
E poi la storia sembra finita, e allora è il barista a raccontarne un'altra, e poi il tizio che è tornato dopo anni dice "ma ti devo raccontare cosa è successo prima, nella storia che ti ho raccontato", e così via, fino a quando da tutte quelle storie che rimbalzano viene fuori la verità sulla storia del film che si chiama The Oak Room.

Ecco, io penso che la cosa più bella del cinema, e della letteratura, e della musica, e dell'arte, e della natura umana, sia il saper raccontare storie.
E The Oak Room del raccontare storie fa una teoria, ma non è un film teorico, perché sennò sai che palle, ed è un film un po' come The Hateful Eight di Tarantino, ma senza Tarantino e i tarantinismi (quasi), e molto più compatto, nel senso di più breve.
The Oak Room mi è piaciuto per questa sua costruzione, e perché è un film tutto di dialoghi, e i dialoghi sono una cosa bellissima, il cinema che preferisco, se i dialoghi sono scritti bene, è un cinema di dialoghi: Allen, Sorkin, Wilder: solo per fare tre nomi.
E poi perché perché c'è il bar, che non è il bar inteso come lo intendiamo noi, caffè, cornetto e quotidiano locale, ma il bar degli americani, qui posti col legno, il neon, il biliardo, le birre, i liquori, gli sgabelli di fronte al bancone, sempre un po' bui, sempre un po' maledetti, tipo quello dove era cresciuto il giovane Flanagan di Cocktail, prima di entrare nel suo delirio anni Ottanta.

Insomma, The Oak Room è un piccolo grande film di genere, il più bello delle Stanze di Rol, mentre il più spaventoso era The Dark and the Wicked, è il più bello perché parla del raccontare storie, e dell'ascoltare le storie, anche quando non vorremmo o non potremmo, ma le storie sono così potenti che non possiamo fare altrimenti, che poi è quello che facciamo noi spettatori di fronte al film che prende e ci rapisce. E parla di come, attraverso il racconto delle storie, il loro rimbalzare da una parte all'altra, alla verità ci si arriva. Sempre. E che non è vero che uno nelle storie ci si immerge per sfuggire dalla realtà, ma per trasformarla e meglio comprenderla, in maniera più pura, diretta, cristallina e scioccante.



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È morto David Prowse, il Darth Vader di Star Wars

Si è spento all'età di 85 anni colui che si celava dietro la maschera di uno dei più malvagi personaggi della storia del cinema. David Prowse è stato l'imponente attore che ha interpretato Darth Vader, o Dart Fener se preferite la versione italiana, nella prima trilogia di Star Wars. Nato a Bristol in Inghilterra nel 1935, fu un campione di body building così come lo era il più giovane Arnold Schwarzenegger, di cui divenne amico. Mostrando i muscoli agli eventi televisivi, fu contattato per fare una comparsata vestito da Frankenstein in Casino Royale, film parodia su James Bond del 1967. Dimostrò interesse verso la recitazione e fu grazie a una piccola parte da maggiordomo/bodyguard in Arancia Meccanica che George Lucas lo notò.

Grazie all'imponente fisico e alla statura di 1,98 metri di altezza, "Lucas mi disse di scegliere tra due personaggi" ricordava David Prowse in un'intervista del 2016, "uno si chiama Chewbacca ed è una specie di gigantesco orsacchiotto, l'altro è il cattivo principale... bè, grazie molte, prenderò il cattivo". L'attore non sapeva ancora che avrebbe dovuto recitare mascherato con addosso un costume fatto in pelle e vetroresina per un peso totale di quasi 20 kg. "L'elmo mi rendeva praticamente cieco e il calore generato dal costume viaggiava verso l'alto fino ad appannare le lenti, il che era a dir poco scomodo, ma non era un problema insormontabile fintanto che potevo guardare in basso attraverso il foro triangolare del naso usarlo come uno spioncino".

"Tutte quelle pose da culturista per impressionare i giudici mi servirono a qualcolsa" disse David Prowse la cui recitazione non andò oltre il movimento delle braccia o l'inclinazione della testa, "da sotto il costume rifinivo qui ed esageravo là, trattando ogni gesto come una posa". L'attore era imponente, ma la sua voce non era altrettanto indimidatoria, anzi, un vago accento dell'ovest britannico spesso associato ai contadini gli era valso sul set, da parte di Carrie Fisher, il soprannome di Darth Farmer. In fase di post-produzione dunque, Lucas affidò la voce di Darth Vader a James Earl Jones. E anche per Il ritorno dello Jedi, quando viene smascherato, fu l'attore Sebastian Shaw a prestare il suo volto perché era più anziano e così doveva sembrare Vader nella visione di Lucas. Prowse fu anche sostituito per i combattimenti, in cui è lo stuntman Bob Anderson a tirare di scherma con la spada laser.



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sabato 28 novembre 2020

Babbo Kurt Russell torna su Netflix: Qualcuno salvi il Natale 2 anticipa i film delle feste in famiglia

Per entrare con prepotenza nello spirito natalizio in questi ultimi giorni di novembre, si può avviare l'applicazione di Netflix e selezionare il film Qualcuno salvi il Natale 2. Il gradimento espresso dal pubblico due anni fa scorso nei confronti del primo Qualcuno salvi il Natale, che è in effetti delizioso, ha aperto le porte a un sequel che potrebbe diventare una trilogia, se non una saga a tutti gli effetti. Non potevamo immaginare che Kurt Russell sarebbe stato un perfetto Babbo Natale, lui che in carriera ha dato vita a personaggi come Jena Plissken, Jack Burton e Wyatt Earp, MacReady in La cosa e il Colonnello O'Neil in Stargate ed è stato stuntman e cacciatore di taglie per Quentin Tarantino. Nei film natalizi per Netflix, l'attore dimostra non aver smarrito le rassicuranti sfumature che hanno reso semi cult i film per famiglie della Disney che ha interpretato negli anni 60 e 70 (Il computer con le scarpe da Tennis, per citarne uno).

Qualcuno salvi il Natale: nella Seconda parte l'azione aumenta

La sorpresa finale del primo capitolo era l'apparizione di Goldie Hawn. Non ha rilevanza ai fini della storia, ma sono in molti a sapere che l'attrice e Kurt Russell siano una coppia nella vita sin dal lontano 1983. Chissà se già era nei piani un sequel che li avrebbe visti entrambi protagonisti. In Qualcuno salvi il Natale - Seconda parte c'è molta più carne al fuoco di quanta ne avesse il film precedente. Sono trascorsi due anni da quando i fratelli Kate e Teddy Pierce hanno salvato il Natale e ora fanno i conti con le fasi della crescita. Kate ha assorbito il tipico cinismo adolescenziale che nemmeno tenta di nascondere. Mal sopporta le festività che sta trascorrendo a Cancun insieme alla madre accompagnata dal nuovo fidanzato e dal di lui figlio, il piccolo Jack. È con quest'ultimo che kate vive una nuova avventura in cui l'esistenza del Natale è ancora in pericolo, a causa di un elfo magico che in forma umana è di fatto il villain del film. Azione, sentimenti, umorismo, spirito natalizio e molta computer grafica fanno di questo film l'appuntamento natalizio più zuccherato da vedere quest'anno nel salotto di casa.

Qualcuno salvi il Natale 2: è Chris Columbus a dirigere il film

Nel caso non lo ricordiate, Chris Columbus è colui che ci ha regalato nel 1990 il film natalizio più popolare, visto e adorato di sempre, ovvero Mamma ho perso l'aereo. È anche il regista dei primi due capitoli di Harry Potter e del meno fortunato primo film su Percy Jackson.

Leggi anche Harry Potter: per il regista Chris Columbus il primo film è stato un incubo

Columbus ha prodotto per Netflix i due Qualcuno salvi il Natale e non è escluso che ci fosse proprio l'intenzione di creare una sorta di appuntamento ricorrente sulla piattaforma streaming in cui radunare la famiglia davanti al televisore per le feste natalizie. Il regista Clay Kaytis che diretto il primo film, per qualche motivo non prosegue il lavoro lasciandolo nelle mani del veterano Chris Columbus.



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venerdì 27 novembre 2020

Turbamenti identitari a chiudere il concorso del Torino Film Festival 2020

Oramai negli ultimi anni, quando si vede nel programma di un festival un film rumeno, lo si segna a penna rossa, vista la produzione, sicuramente non abbondante, ma altrettanto certamente di grande qualità media, che proviene dal quel paese.

Curiosità allora per Camp de Meci (in inglese Poppy Fields), opera prima di Eugen Jebeleanu.“Sono venuta a vedere la tua fase gay”. Così risponde con bonomia la sorella del protagonista, Cristi, alla domanda sul perché sia venuta a casa sua, mentre era appena venuto a trovarlo un ragazzo francese, la sua ultima fiamma. Cristi è un giovane gendarme, lo scopriremo poco dopo averlo visto in intimità con il suo fidanzato a distanza, il francese musulmano Hadi. È scontroso, viene anche preso in giro dalla sorella, ma è presto chiaro che il suo tormento è profondo, non certo momentaneo e caratterizza una vera identità divisa in due, e in lotta.

Da una parte vive la sua sessualità gay di nascosto, fra le mura di casa, dall’altra indossa la divisa e vive una quotidianità in un mondo cameratesco, machista e gerarchico. Deve lasciare Hadi a scoprire Bucarest da solo, anche e non è la prima volta che lo viene a trovare, per intervenire con la sua brigata in un cinema in cui uno sparuto gruppuscolo omofobico e ultra nazionalista ha sospeso la proiezione di un film, “colpevole” di raccontare una storia di lesbiche. Uno spostamento dell’asse emotiva della storia che ci colpisce, come spettatori, usando come anticamera il viaggio nella camionetta, in cui il linguaggio maschilista e i dialoghi conseguenti ci iniziano a far capire quanto pochi minuti in strada ci stiano conducendo in un altro mondo, nonostante non capiamo bene all’inizio chi siano.

La situazione sembra sotto controllo, qualche urla e due mondi altrettanto contrapposti si confrontano, fra spettatori comuni seduti a vedere un film, e una cricca di bigotti con striscioni che denunciano “la mafia omosessuale” o la perversione loro e della pellicola che stavano vedendo. Una tensione che monta sempre più, fino ad esplodere quando uno dei presenti riconosce Cristi, con cui è uscito qualche volta. 

Può sembrare incredibile, sicuramente fa cadere le braccia e il morale dover vedere ancora storie in cui l’omosessualità è costretta dentro casa e non può essere vissuta liberamente, pena uno sconvolgimento in peggio della propria vita lavorativa e relazionale. Eppure è così, forse ancora di più in Romania e altri paesi dell’est, come ci confermano recenti restringimenti dei diritti personali in Polonia. Il film è minimale, sobrio e doloroso, un grido silenzioso contro l’omologazione che la società sembra ancora imporre, a maggior ragione in un periodo di crisi di rappresentanza. L’idea delle differenza come arricchimento è ancora sotto minaccia costante, e il film lo denuncia pur evitando slogan preconfezionati o didascalici. Si ispira a una vicenda reale, per far parlare la storia del povero Cristi (nomen omen), anima combattuta e fragile.

Simile tematica, ma purtroppo differente risultato, anche per la sua volontà di trovare scorciatoie eclatanti, per il film austriaco Hochwald, tanto incapace di seguire il tormento interiore del giovane protagonista, quanto pronto a banalizzare il suo percorso con improbabili e talvolta risibili rapporti con la società che lo circonda. Siamo nell’idilliaco scenario del Sudtirolo, qui utilizzato come gabbia che costringe a omologare i comportamenti, almeno all’inizio, di Mario, che non riesce a vivere in pieno la sua omosessualità. Il suo amico, Lenz, per cui chiaramente prova qualcosa, è reduce da un periodo di studi a Vienna, ed è pronto a trasferirsi a Roma per fare l’attore. “A Vienna sono tutti gay”, gli dice quando l’amico rimasto nel paesino di montagna rifiuta di ricambiare un bacio. “Ecco, qui no”, risponde Mario, che passa le giornate facendo umili lavoretti in zona ed esercitandosi come ballerino, sognando di usare la sua voglia di esprimersi per costruirsi un futuro in cui non nascondersi più.

Per caso i due vanno a Roma, e in locale gay sono vittime di un attentato terroristico, con loro coetanei musulmani che entrano a mitra spianato urlando il solito ‘Allah Akbar’. Lenz muore, Mario pensa bene di cercare di superare il trauma, che si aggiunge a quello suo personale e identitario, seguendo i dettami di un imam, presentandosi quindi nel suo paese con abiti islamici. Pasticciato e sconclusionato, Hochwald non convince per niente, e riesce a banalizzare tematiche molto serie e delicate, trattandole con mano greve e liquidandole con assimilazioni poco convincenti.

La Nigeria è una terra di cinema attivissima, attraverso la sempre più attiva Nollywood, seconda solo a Hollywood e Bollywood. Le loro produzioni hanno grande circolazione in tutto l’immenso continente, ma ancora raramente arrivano dalle nostre parti, anche solo nei grandi festival internazionali. A giudicare da un altro film del concorso, Eyimofe, diretto dalla coppia Arie & Chuko, è un vero peccato. Presentato già allo scorso Forum della Berlinale, è un interessante ritratto urbano della vita nigeriana.

Segue le vicende comuni di due personaggi principali, fra vita e morte, con la voglia di inseguire un futuro diverso attraverso un passaporto, con lo scopo principale di regalarla alla propria famiglia, una vita migliore. Ben recitato, con il fascino di una ragnatela di personaggi che si incontrano e confrontano, il film si segue con crescente interesse, ha una dote di magnetismo neorealista che ci fa appassionare e affezionare alle sorte di personaggi periferici, anche umili, ma pieni di umanità e sana ostinazione.

Infine, a concludere i 12 lavori presentati in concorso, è stato presentato un paio di giorni fa un film proveniente da un’altra cinematografia che non manca mai nei festival internazionale, quella iraniana. Opera prima di Kaveh Mazaheri, Botox è il curioso titolo, che rimanda al lavoro che svolge una delle due protagoniste, che si guadagna da vivere siringando ricche signore della Tehran bene, mentre vive in una casa nell’estrema periferia insieme alla sorella, che ha qualche rotella che non gira al massimo.

Avrete già capito che non è il solito film pauperistico o realista iraniano, ma una black comedy buffa, che guarda addirittura all’ironia dei fratelli Coen, e ai personaggi di Fargo, come fa intuire il punto di partenza, con il fratello delle due che finisce all’altro mondo in seguito a “un incidente” a cui non sono aliene le due, che tengono nascosta la notizia, oltre al cadavere, sommerso sotto un lago ghiacciato, dicendo a tutti che finalmente ha realizzato il suo sogno, è emigrato in Germania. Godibile, anche se stiracchia la sua succosa idea iniziale per troppo tempo, mancando di un po’ di sostanza.



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Sei minuti a mezzanotte

Film drammatico di guerra

Regia di Andy Goddard. Con Judi Dench, Eddie Izzard, James D'Arcy, Jim Broadbent, David Schofield, Nigel Lindsay, Carla Juri, Kevin Eldon, Maria-Victoria Dragus, Franziska Brandmeier, Celyn Jones, Tijan Marei, Rupert Holliday Evans, Adam Darlington, Andrew Byron, Bianca Nawrath, Joe Bone, Luisa-Céline Gaffron.
Genere Drammatico - Gran Bretagna, 2020. Durata minuti circa.

L'insegnante Thomas Miller ha preso un controverso ruolo dell'ultimo minuto, insegnando inglese alle figlie dei nazisti di alto rango presso l'Augusta-Victoria College, Bexhill-on-Sea, una scuola sulla costa meridionale dell'Inghilterra. Sotto l'occhio attento della loro direttrice Miss Rocholl e della sua devota assistente Ilse Keller, le ragazze si esercitano in inglese e imparano a rappresentare l'ideale della femminilità tedesca.





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L'incredibile storia dell'Isola delle Rose: arriva su Netflix il film su una storia vera davvero... incredibile

“Cercare storie è lavoro di rabdomanzia. Stavo lavorando alle sceneggiature di Smetto quando voglio 2 e 3, consultando Wikipedia, e sull’home page c’era un richiamo alla loro voce ‘Isola delle Rose (Micronazione)’. Incuriosito, ci ho cliccato sopra, e ho scoperto così una storia fantastica, di quelle che ti chiedi perché non ci abbiamo mai fatto un film.”
Così Sydney Sibilia racconta dell’incontro con la storia che è alla base del suo nuovo film, che si chiama proprio L’incredibile storia dell’Isola delle Rose, che sarà disponibile in streaming su Netflix dal 9 dicembre e che è il primo progetto che lega produttivamente il colosso dello streaming con Grøenlandia, la società di produzione di Sibilia e Matteo Rovere.
Incredibile, questa storia, lo è davvero. Cliccate su Wikipedia, se non ci credete, o aspetatte di vedere il film che racconta dell’utopia di Giorgio Rosa, un giovane ed eccentrico ingegnere bolognese che nel maggio del 1968, con l’aiuto di un amico, costruì una piattaforma al largo di Rimini, appena 500 metri dopo il limite delle acque territoriali italiane, con l’intenzione di farne uno stato indipendente dove la libertà fosse totale e per chiunque volesse usufruirne. Un’utopia che venne contrastata e distrutta dal governo italiano, con un’operazione militare che a tutt’oggi è l’unica guerra di aggressione nella storia dell’Italia repubblicana.

L'incredibile storia dell'Isola delle Rose: il trailer del film

Sydney Sibilia e il suo tema autoriale forte

“Avevo l’esigenza di cambiare,” dice Sibilia, “di non continuare con storie che raccontassero la forza di una banda, come nei tre Smetto quando voglio, ma di quella di uno solo. Volevo raccontare la potenza di uno solo, di un ragazzo, e che ognuno può davvero farselo da solo, il suo mondo migliore.”
“Magari non ve ne siete accorti prima, ma il cinema di Sydney ha un tema autoriale forte,” sottolinea Francesca Manieri, che con Sibilia ha sceneggiato il secondo e il terzo Smetto quando voglio, e anche questo nuovo film, “che è quello del conflitto tra libertà individuale e potere costituito. Per questo all’inizio del film ci sono scene in cui si parla della differenza tra diritto positivo e diritto naturale, e di libertà positiva e libertà negativa.”
Dal punto di vista della sceneggiatura, e degli sceneggiatori, infatti, il cuore dell'Incredibile storia dell'Isola delle Rose, il suo conflitto principale, è appunto quello tra Giorgio Rosa e il governo italiano, e soprattutto con l’allora ministro dell’Interno Franco Restivo, che qui ha il volto di Fabrizio Bentivoglio. “Questa storia ci metteva di fronte rischi e trabocchetti, ma offriva anche tante occasioni per uno sceneggiatore, con antagonisti che sono stati tra i nostri costituenti,” dice Manieri, riferendosi a Restivo e all’allora Presidente del Consiglio Giovanni Leone, che è invece interpretato da Luca Zingaretti. “Sfido chiunque, davanti alla scena di una telefonata cruciale tra Restivo e Rosa, a prendere una posizione a stabilire se quello che pensiamo sia giusto per noi debba venire prima di quello che è giusto per uno stato, o viceversa,” prosegue la sceneggiatrice.
Di Franco Restivo si sapeva poco, e non ho fatto una grandissima ricerca sul personaggio,” dice Bentivoglio. “In lui c’è una grande contraddizione: è stato uno di quelli che ha materialmente redatto la nostra Costituzione, compreso quell’articolo 11 che dice che l'italia ripudia la guerra, e poi ha disatteso se non addirittura tradito quell'articolo. Chissà che la notte, prima di addormentarsi, non sentisse del senso di colpa al riguardo.”

Elio Germano, Giorgio Rosa, la libertà e l'omologazione

Non ha fatto troppe ricerche nemmeno Elio Germano, che nel film è il volto e il corpo di Giorgio Rosa, e che l’ingegnere bolognese non l’ha mai incontrato, al contrario di Sibilia e Rovere, che invece lo andarono a trovare prima che morisse, il 2 marzo del 2017. “Per una volta mi sono liberato dall'incombenza dello studio del personaggio reale,” dice l’attore, che però è andato a parlare con molti reduci di quella stagione bolognese, anche per impadronirsi dell’accento con cui doveva recitare: “Parlando con loro,” dice, “ho vissuto il racconto di un'epoca nella quale c'era la gara a chi la faceva più strana. Mi colpito molto il contrasto con quanto avviene oggi, dove la gara è invece quella a sparire, a nascondersi, all’omologazione dettata dalla corsa ai like da ottenere sui social.
Germano ha posizioni altrettanto chiare e definite anche sull’idea di libertà e sulla libertà di sognare, che sono due grandi temi dell’Incredibile storia dell’Isola delle Rose: “Oggi l'idea di libertà è declinata al ribasso. Oggi bisogna lottare per la libertà di accedere a cure mediche, all'istruzione, a delle dimore. Manca una condizione basilare per poter sognare qualcosa di più, quella di essere tutti sullo stesso livello.” E però, pensando questo film, Germano aggiunge quanto sia importante, specie in questo momento di pandemia, nel quale sognare è ancora più difficile, “poter raccontare l’idea di un pensiero per il futuro, e portare anche della leggerezza.”

Un film "in Mondovisione" su Netflix

L’incredibile storia dell’Isola delle Rose debutterà il 9 dicembre non solo in Italia ma in tutto il mondo, grazie a Netflix. “In Mondovisione,” come dice Sibilia con una battuta. “Ci è piaciuto questo progetto perché racconta una storia molto italiana, ma con temi capaci di risuonare in un pubblico internazionale,” dice Teresa Moneo di Netflix. “È la storia di un gruppo di persone che cercavano il loro posto nel mondo, che è una ricerca dal valore universale,” sottolinea Matteo Rovere.
Oltre questi temi e questa ricerca, e oltre a Germano, Bentivoglio e Zingaretti, gli spettatori italiani e di tutto il mondo troveranno nell’Incredibile storia dell’Isola delle Rose anche Matilda De Angelis, Violetta Zironi, Leonardo Lidi, Tom Wlaschiha e tanti altri interpreti tutti scelti con attenzione e diretti con la stessa leggera intelligenza con la quale Sibilia ha raccontato una storia incredibile, assai divertente, ma capace di innescare riflessioni tutt’altro che datate o banali. Anzi, di grande attualità. Come dimostra, anche, la grande importanza data nel film ai personaggi femminili di De Angelis e Zironi: che, come dice Maniero, "raccontano cosa è stato l'avvento del corpo femminile nella scena collettiva, la vera rivoluzione di quegli anni, non tanto il '68 tradizionalmente inteso, che si è poi rivelato una rivoluzione molto borghese."

L'incredibile storia dell'Isola delle Rose: il manifesto del film



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Top Gun Maverick: "E' tutto dal vero, niente green screen", garantisce il figlio di Goose

Top Gun: Maverick con Tom Cruise uscirà nei cinema americani nel luglio 2021, ma nel frattempo qualcuno lo ha già visto: parliamo degli attori del film come Miles Teller, che interpreta qui il figlio del mitico Goose e che ci garantisce il livello di spettacolo che Tom e il regista Joseph Kosinski hanno costruito, in un'intervista a Men's Journal. Ecco un elemento fondamentale del discorso, importante non solo per i fan della saga, ma anche per gli appassionati degli aspetti più tecnici del cinema.

Non c'è green screen in un film di Top Gun. Ogni inquadratura, ogni scena d'azione, è il risultato del lavoro e del vero sudore che tutti ci abbiamo messo dentro. La produzione è durata un anno intero, sono le riprese più lunghe alle quali abbia mai preso parte. [...] Mi sono allenato a volare tre mesi prima del primo ciak. E' stato un periodo importante per familiarizzarmi con i velivoli ma anche per sviluppare una tolleranza all'assenza di gravità, perché tutte le sequenze aeree sono state girate dal vero.
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Non che Miles Teller sia nuovo a impegni tartassanti: dopotutto è stato il protagonista di Whiplash, vessato dallo scatenato maestro di musica interpretato da J. K. Simmons. Seriamente, fa sempre un certo effetto sapere che l'abnegazione di Tom Cruise contagia gli altri membri del cast, chiamati a prove totalizzanti come quelle a cui si sottopone lui. Riguardo al suo personaggio in Top Gun Maverick, "Rooster", Miles Teller si ritiene convinto che coinvolgerà il pubblico così come ha fatto con sua moglie durante la proiezione privata per la troupe, lasciandola in lacrime. Il figlio di Goose in effetti si era già visto nel primo Top Gun, quand'era solo un bambino: la connessione emotiva tra i due capitoli sarà totale.

 



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Dwayne Johnson è un carro alla parata del Thanksgiving

Dwayne Johnson ha appena ricevuto uno dei più grandi onori della sua vita: per pubblicizzare l'imminente serie tv Young Rock della NBC, dedicata alla vita di The Rock nella gioventù (interpretato da Uli Latukefu), è stato realizzato un carro da parata con le sembianze del giovane Dwayne, per il consueto evento del Thanksgiving di Macy a New York. E' stata una divertente sorpresa per molti newyorkesi e per i tanti fan che hanno assistito alla parata a debita distanza in diretta tv e streaming, date le restrizioni per il Coronavirus: lo stesso tradizionale evento si è limitato quest'anno per ragioni di sicurezza praticamente al giro dell'isolato. A parte tutte le reazioni della rete, la più divertente rimane quella dello stesso Dwayne, che su Twitter ha commentato: "Beh, nella mia vita sono stato abbastanza fortunato da aver fatto delle belle figate, ma vedere il mio pallone aerostatico di Young Rock nella parata di Macy per il Thanksgiving forse le batte tutte. Il mio sopracciglio rifinito è la materia di cui sono fatti i sogni (e gli incubi)".



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The Space Pass per il Black Friday costa la metà: al cinema nel 2021 a 99 euro invece di 199

Il circuito The Space Cinema lancia una forte e concreta iniziativa approfittando del Black Friday, guardando al futuro cinematografico del 2021: The Space Pass, l'abbonamento per guardare qualsiasi film nel corso dell'anno, per il Black Weekend da oggi venerdì 27 fino a domenica 29 novembre costerà soltanto 99 euro invece degli usuali 199. Un segnale potente che viene incontro alla voglia di cinema che negli appassionati non si è mai addormentata e aspetta solo la riapertura delle sale, con un 2021 che promette blockbuster come Wonder Woman 1984, Black Widow, No Time to Die, Top Gun Maverick, Minions 2, Spider-Man 3 e Fast & Furious 9.
La soluzione di The Space Pass (che include proiezioni 3D e manifestazioni) segue lo stesso ragionamento di popolari piattaforme in streaming di film, serie tv e musica, allineando il nostro paese a iniziative simili già attive in Francia, Germania, Stati Uniti, Inghilterra, Olanda e Belgio: si tratta di agevolare e incentivare l'accessibilità all'esperienza cinematografica. Potete acquistare The Space Pass presso il sito ufficiale di The Space Cinemas.
Andrea De Candido, head of marketing di The Space Cinema, commenta così la proposta:

In questo momento di stasi e di attesa, vogliamo lanciare un messaggio di ottimismo, uno stimolo per il pubblico a guardare con fiducia al futuro. Con questa iniziativa ci rivolgiamo a tutti gli spettatori che attendono con ansia il ritorno in sala. Ci aspettiamo un futuro radioso per l'industria cinematografica. [...] Non vediamo l'ora di riaprire appena sarà possibile e lavoriamo con entusiasmo per il ritorno del pubblico al cinema, consapevoli che i nostri schermi offrono alle comunità e alle economie locali molto più della semplice opportunità di vedere un nuovo film.
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giovedì 26 novembre 2020

Steve Carell è Babbo Natale in smart working in un delizioso piccolo film pubblicitario

Diffuso ieri per il Giorno del Ringraziamento, The Greatest Gift, il dono più grande, è un delizioso piccolo film con Steve Carell, che ha mandato l'attore immediatamente tra i trend sui social. Poco importi che si tratti di un commercial per Xfinity, che in America unisce servizi streaming, via cavo, telefonici e altro: in una parola, tiene in contatto la gente.

E questo è proprio il messaggio della pubblicità. Anche Santa Claus, interpretato con brio da Carell, è in crisi nera quest'anno. È difficile trovare il regalo ideale quando sei costretto a lavorare in smart working e in videoconferenza coi tuoi elfi, annoiati come te. E magari sei pure un po' anziano per la tecnologia. Tra un borbottio e un rimpinzamento, questo simpatico Babbo Natale coi suoi aiutanti riesce alla fine, grazie a uno di loro, a capire che sono proprio le cose che ci permettono di restare in contatto quelle preziose.

Una scatola con battaglie a palle di neve tra familiari, una rete per difendere i piccoli dai pizzicotti sulle guance, il nonno che racconta sempre la stessa storia... l'importante è mantenere quei bei ricordi e vivo lo spirito del Natale, anche in quest'anno terribile.



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Tom Cruise di nuovo a Roma: ancora sgommate e inseguimenti per Mission: Impossible 7

Con un paio di settimane novembrine a Venezia, interrotte qualche giorno per alcuni casi di Covid tra i membri della troupe, le riprese in Italia di Mission: Impossible 7 avrebbero dovuto concludersi. A sorpresa invece, Tom Cruise è tornato a Roma dove per svariati giorni a ottobre aveva bloccato le vie del quartiere Monti, nonché la centralissima Via dei Fori Imperiali che collega il Colosseo con l'Altare della Patria, per quelle che saranno le adrenaliniche sequenze di inseguimenti in auto del film.

C'è un motivo però se i film della saga di Mission: Impossible sono impeccabili sotto il profilo tecnico ed estetico riguardo alle scene d'azione. Il perfezionismo di Tom Cruise, nelle vesti di produttore, e dello sceneggiatore e regista Christopher McQuarrie include, come regolare opzione in caso di necessità, riprese aggiuntive se quelle effettuate non soddisfano pienamente il loro giudizio. È pratica comune per i film hollywoodiani richiamare attori sui set magari già smantellati e da ricostruire per fare aggiustamenti alla storia e, in questo caso, Cruise e McQuarrie hanno probabilmente fatto tesoro dell'interruzione veneziana per rivedere il materiale girato a Roma con un montaggio provvisorio. Si poteva migliorare? Si saranno domandati... No, si può e si deve migliorare. E allora l'imponente macchina organizzativa si è mossa per nuovi permessi da chiedere al comune di Roma, nuove prenotazioni alberghiere e nuove inquadrature da trovare. E, naturalmente, altri denari per le casse della municipalità.

Nelle immagini qui sotto catturate dai passanti e pubblicate sui social, vediamo nuovamente Cruise e Hayley Atwell a bordo di una BMW priva dei quattro sportelli e poi stretti all'interno di una 500 gialla. Mission: Impossible 7 sta sfruttando al massimo per questi reshoots le giornate soleggiate di Roma con una temperatura massima di 18°.



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Addio all'attrice Daria Nicolodi, mamma di Asia Argento ed ex compagna di Dario Argento

In questo novembre che sta diventando il più cupo dei mesi, aperto dalla scomparsa improvvisa di Gigi Proietti e proseguito con la morte di Maradona, un altro grave e inatteso lutto colpisce il mondo dello spettacolo. È stato proprio il suo ex compagno di vita e di lavoro, Dario Argento, da cui Daria Nicolodi aveva avuto la figlia Asia, ad annunciare la morte, a soli 70 anni, dell'attrice fiorentina, attiva al cinema e a teatro, anche in veste di sceneggiatrice.

Non è stata annunciata la causa , ma a ben pensarci era dall'agosto scorso che Daria Nicolodi, attivissima su Twitter, non pubblicava più niente. Nella biografia si definiva "fiorentina di Bellosguardo" ed era proprio a Firenze e alla Toscana, dove viveva, che erano dedicati molti dei suoi bei post. 

Daria Nicolodi, nata il 19 giugno 1950, si era trasferita a Roma a fine anni Sessanta e nel 1972 aveva avuto una figlia, Anna, dallo scultore Mario Ceroli. La morte della ragazza nel 1994 per un incidente stradale era stato uno dei grandi dolori della sua vita, che spesso ricordava. I primi ruoli cinematografici li ricoprì in Uomini contro di Francesco Rosi, Salomé di Carmelo Bene e La proprietà non è più un furto di Elio Petri. Poi l'incontro con Dario Argento e la sua importante partecipazione a Profondo Rosso, Suspiria (che aveva anche scritto), Inferno, Tenebre, Phenomena e Opera. Nel 2007 era tornata a collaborare con lui in La terza madre. Diretta dalla figlia Asia, era comparsa in Scarlet Diva.

Tra gli altri registi che l'avevano diretta ci sono Mario Bava (Shock), Sergio Citti, Lamberto Bava, Michele Soavi, Cristina Comencini, Ettore Scola. Nel 2009 i Manetti Bros. l'avevano coinvolta in un episodio del televisivo Coliandro. A teatro aveva interpretato la storica commedia musicale La commedia di Gaetanaccio con Gigi Proietti, diretta da Luigi Magni. Da anni si era ritirata dalle scene ma aveva mantenuto un costante contatto sui social coi suoi fan.

A Dario e Asia Argento, amici e familiari, le nostre più sincere condoglianze.



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The Prom: il trailer ufficiale italiano del film Netflix con Meryl Streep, Nicole Kidman e James Corden

Diretto da Ryan Murphy, l'uomo dietro a successi come Nip/Tuck, Glee, American Horror Story e Ratched, The Prom è l'emozionante adattamento cinematografico del premiato musical di Broadway candidato al Tony, sceneggiato da Bob Martin e Chad Beguelin.
Il film, che vede nel cast il vincitore del premio Tony James Corden, la tre la tre volte premio Oscar Meryl Streep e la premio Oscar Nicole Kidman, sarà disponibile in esclusiva su Netflix a partire dall'11 dicembre, e vi mostriamo di seguito il suo trailer ufficiale.

The Prom: il trailer ufficiale del film

Leggi anche La recensione di Ratched, la nuova serie Netflix di Ryan Murphy

La sinossi di The Prom

Dee Dee Allen (la tre volte vincitrice del premio Oscar® Meryl Streep) e Barry Glickman (il vincitore del Tony Award® James Corden) sono star del palcoscenico di New York City alle prese con una situazione critica: il loro nuovo e costoso spettacolo di Broadway è un grosso flop che ha improvvisamente distrutto le loro carriere. Nel frattempo, in una piccola città dell'Indiana, la studentessa del liceo Emma Nolan (l’esordiente Jo Ellen Pellman) sta vivendo un dispiacere molto diverso: nonostante il sostegno del preside del liceo (Keegan-Michael Key), il capo dall’associazione genitori-insegnanti (Kerry Washington) le ha vietato di partecipare al ballo di fine anno con la sua ragazza, Alyssa (Ariana DeBose). Quando Dee Dee e Barry decidono che la difficile situazione di Emma è la causa perfetta per aiutarli a riabilitare la propria immagine pubblica, si mettono in viaggio con Angie (la vincitrice del premio Oscar Nicole Kidman) e Trent (Andrew Rannells), un'altra coppia di cinici attori in cerca di un’ascesa professionale. Ma il loro egocentrico attivismo, tipico delle celebrità, gli si ritorce inaspettatamente contro e i quattro si trovano a capovolgere le proprie vite mentre si riuniscono per offrire a Emma una notte in cui può celebrare chi è veramente.

Diretto da Ryan Murphy e interpretato anche da Tracey Ullman, Kevin Chamberlin, Mary Kay Place, Logan Riley, Nico Greetham, Sofia Deler e Nathaniel J. Potvin, The Prom è lo spettacolare adattamento cinematografico e dal grande cuore del pluripremiato musical di Broadway di Chad Beguelin, Bob Martin e Matthew Sklar, candidato ai Tony Award. La sceneggiatura è scritta da Bob Martin e Chad Beguelin; il film è prodotto da Ryan Murphy, Dori Berinstein, Bill Damaschke, Alexis Martin Woodall e Adam Anders.



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