giovedì 22 giugno 2023

Indiana Jones e il Quadrante del Destino il regista James Mangold: "Ho camminato su un campo minato"

All'arrivo di Indiana Jones e il Quadrante del Destino, al cinema dal 28 giugno, tutti si focalizzeranno com'è normale su Harrison Ford, ma la lavorazione di questo Indiana Jones 5 è anche più in sordina la storia di un regista, James Mangold, che si è trovato a prendere le redini di un progetto passato per le mani di un mostro sacro come Steven Spielberg. Variety l'ha incontrato per sapere qualcosa di più sul suo impatto con questa saga, e sul suo modo di concepire la professionalità cinematografica.
[Foto di Luca Carlino, dal red carpet di Cannes]

James Mangold e Indiana Jones e il Quadrante del Destino: "Quante persone hanno un'occasione del genere?"

Come diavolo è finito James Mangold, classe 1963, quasi trent'anni di carriera in mille generi cinematografici, candidato all'Oscar per Logan e Le Mans '66, a sostituire Steven Spielberg alla regia di Indiana Jones e il Quadrante del Destino? Mangold ha raccontato a Variety le circostanze: da producer, si stava occupando nell'autunno 2019 dei reshoot del Richiamo della Foresta con Harrison Ford, ed è stato proprio allora che Ford gli ha confidato lo stallo in cui era finito Indiana Jones 5. Spielberg e lo sceneggiatore David Koepp avevano immaginato un breve prologo con un Harrison ringiovanito digitalmente, ma Ford aveva paura di come il pubblico avrebbe vissuto il contrasto col se stesso attuale, anziano. Mangold, non immaginando certo di stare facendo un "provino" per la regia del film che tutti (compreso lui) davamo per scontato sarebbe stato diretto da Spielberg, fu franco con Harrison: invece di temere questo contrasto, lui avrebbe sottolineato la voragine che separava Indy dai suoi anni migliori, assecondando quella sensazione, invece di respingerla. Pochi mesi dopo, la sorpresa.
Una telefonata in cui Kathleen Kennedy, presidente della Lucasfilm, gli proponeva ufficialmente di dirigere il quinto Indiana Jones, perché Spielberg aveva deciso di lasciare, Harrison aveva fatto immediatamente il suo nome ricordando quella conversazione, e Steven rimasto come executive producer aveva approvato la scelta. Bocca aperta, onore ma anche panico. "Camminavi sulle mine, ma poter proprio giocare sul campo con i miei eroi... [...] Quanta gente ha la possibilità di fare un film con queste persone?" E Mangold ci si è tuffato, costruendo la vicenda su un tema portante, cambiando l'oggetto della ricerca in qualcosa che avesse attinenza col tema del tempo, l'Anticitera, e cercando quindi la compattezza tematica che sentiva mancava in Indiana Jones e il Regno del Teschio di Cristallo.

James Mangold sulle polemiche e i dietroscena di Indiana Jones e il Quadrante del Destino

Ma perché Steven Spielberg ha lasciato la regia? Mangold alza le mani: "Non mi sono mai azzardato a chiederglielo. Voglio dire, non sono affari miei. Sapevo che aveva un film personale sul quale stava lavorando, quindi ho dato per scontato che volesse fare The Fabelmans." Questo non significa che Spielberg non sia stato dispensatore di alcuni consigli fondamentali: "Steven mi ha detto: pensa a un film di Indiana Jones come se stessi girando un trailer, nessuna scena può durare troppo". La sfida per James è stata trovare una propria voce registica in una saga che ne ha avuta sempre una così chiara e riconoscibile, senza nemmeno scopiazzarla.
E la polemica su Phoebe Waller-Bridge, odiata già da diversi fan perché potenziale sostituta di Indy in altri film o serie? Mangold non vuole sentir parlare di pianificazioni a lungo termine, che per lui sono il tarlo delle produzioni contemporanee ad alto budget: Helena era un omaggio a una donna forte come Marion, è nata per quello. "Mi interessa fare qualcosa che funzioni dall'inizio alla fine, al sipario. Sennò è come se stessi lavorando sulla serie tv più costosa della storia!" Kathleen Kennedy vicino a lui non esclude l'ipotesi Helena, ma smentisce che ci siano piani al momento per una cosa del genere, perché sono tutti focalizzati sul salutare l'Indy di Harrison.
E per quanto riguarda le recensioni negative? "Quando sei nel territorio dei franchise, è dura per i critici ignorare quello che gli editori vogliono, la chiave 'come si pone rispetto agli altri?' [...] Ho sempre pensato che se arrivassi dietro o anche terzultimo dopo uno dei più grandi film di tutti i tempi, mi andrebbe bene. Insomma, queste cose poi evaporano. Il film sopravviverà oppure no." Leggi anche Indiana Jones e il Quadrante del Destino: la recensione del film



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