Si apre con un lungo piano sequenza Bassifondi, e con il chiassoso traffico serale che stringe in una morsa la città di Roma. Vediamo un ponte e poi, mentre i rumori si placano a favore della musica, un topolino scende le scale in pietra che conducono alle rive del Tevere. Curioso e affamato, il topolino si ferma, annusa in giro e poi scompare un istante, per lasciare che la macchina da presa inquadri un sacchetto nero dell’immondizia. Dopo uno stacco, ritroviamo il piccolo roditore, che sorprende alcuni senzatetto addormentati. Infine arriva la pioggia, il topolino scappa e vediamo il Colosseo, simbolo di antichi fasti e della Roma caput mundi. Ma è solo una cartolina bagnata da cui subito ci allontaniamo, perché, laddove abitano e dormono gli homeless Callisto e Romeo, di fastoso non è rimasto nulla. Stranamente sembra di essere in un teatro di posa se non addirittura su un palcoscenico, dove va in scena il dramma della dipendenza affettiva, dell’autolesionismo e delle conseguenze di una libertà che in realtà è una condanna: alla miseria, alla fame e alla malattia, insomma a una quotidianità disperata, che si può provare a combattere con l'arma della fratellanza.
Amore fraterno
La parola fratelli è fondamentale per entrare nell'universo di Bassifondi, opera prima dell'artista Trash Secco che, circa 15 anni fa, ha scritto un racconto focalizzato su due fratelli. Il loro legame viscerale ricordava il profondo affetto fra lo stesso Trash Secco e suo fratello, e non è un caso se a firmare la sceneggiatura del film sono stati due fratelli anche gemelli, e non due gemelli qualsiasi, ma Fabio e Damiano D'Innocenzo, da tempo attratti da quegli invisibili che abitano un tempo dilatato e uno spazio in cui si muove un'umanità disgraziata e squallida. Di questa corte dei miracoli, gli autori di Favolacce scelgono di raccontare solo i due personaggi principali, indugiando sui loro abiti logori e i loro volti disperati, uno costantemente rigato da lacrime, l’altro che si apre in un sorriso di scherno.
Gli altri, insomma, sono "oggetti" più che persone, che Callisto e Romeo urtano per poi tornare sui propri passi, in un cammino tortuoso e inesorabile verso la distruzione. Non hanno un vissuto comune Romeo e Callisto. A tenerli insieme è la povertà, e nel paese del mondo in cui si parla di più di cibo, è normale che a unire siano un cartone di latte o bottiglie di birra non completamente vuote. Poi ci sono il freddo e l'elemosina su Ponte Sant'Angelo, con Callisto che si avvicina ai turisti e ripete all’infinito: "Spiccetto?”.
Callisto e Romeo
Sugli argini del Tevere, Callisto e Romeo vivono di espedienti: riescono a comprarsi un cornetto al bar, consumano voracemente tranci di pizza, rimediano qualche sigaretta che il più delle volte si dividono. Opposti caratterialmente, perché Callisto è prepotente e chiassoso, mentre Romeo è taciturno e malinconico, hanno ciascuno un oggetto che li caratterizza. Per il primo è un grosso tappeto persiano utilizzato come coperta. Il secondo, invece, stringe quasi sempre fra le mani un vecchissimo modello di cellulare: scrive alla famiglia ma non ottiene risposta. Romeo è vestito di nero, come se fosse sempre in lutto, e il celeste del telefonino rappresenta forse la sua vita precedente, in cui anche il cielo era azzurro e non nero senza stelle come quello che gli fa da tetto in Bassifondi. Romeo piange in silenzio per un dolore antico, e Callisto approfitta della sua vulnerabilità per prevaricare e per sfogare su di lui la propria rabbia. I rapporti fra i due personaggi a un certo punto cambieranno e la vicinanza fra Callisto e Romeo diventerà vero amore fraterno.
A interpretare Callisto è Romano Talevi, che ha frequentato l'Accademia d'Arte Drammatica Silvio D'Amico e al teatro ha preferito il cinema. Nel 1992 ha debuttato sul grande schermo nel il film L'anno prossimo... vado a letto alle dieci. Ha interpretato piccoli ruoli in Tre giorni dopo, Il bagno delle donne, Cornetti al miele. Nel 2013 ha scritto e interpretato Sabbie, spettacolo dedicato a Ilaria Alpi, e nel 2020 si è fatto conoscere impersonando lo scienziato pazzo in Avanti un altro, il programma di Paolo Bonolis.
Romeo ha invece il volto di Gabriele Silli. Classe 1982, l'attore ha studiato filosofia e nel 2004 ha fondato il collettivo artistico Mastequoia. È pittore, scultore e performer, e le sue opere sono state esposte in prestigiose gallerie d'arte nel mondo. Il debutto davanti alla macchina da presa è avvenuto in Re Granchio.
Roma e non Amor
Come spesso accade quando si raccontano storie con personaggi di diversa provenienza sociale, anche in Bassifondi ci sono un "loro" e un "noi", un "alto" e un "basso!", e se in Downton Abbey l’alto erano i ricchissimi Crawley e il basso la servitù, qui l’alto fa capolino solo qualche volta e consiste in sagome di case illuminate che affacciano sul Lungotevere. Il basso, decisamente più presente, Trash Secco lo ha immaginato e creato anche in contrasto con i ritmi indiavolati della città. Ciò non significa che lo abbia esaltato o individuato come unico contesto in cui agiscono i buoni. La lotta alla fame ha reso infatti tese se non crudeli le relazioni fra i senzatetto, mentre Castel Sant'Angelo, poco distante e struggente nella sua luce calda, è diventato il simbolo di una Roma consegnata, come fa notare Callisto, "ai borghesi di merda". E anche se il clochard dice orgogliosamente: "Nun c’ho un c… ma nun me manca niente", i colori scelti dal regista insieme al direttore della fotografia per Bassifondi, e che sono il verde muffa, il giallo acido e il nero, rimandano alla morte e alla solitudine, oltre che alla decomposizione. E il fiume? Il biondo Tevere scorre veloce e inesorabile: è inchiostro nero in movimento, un grosso pesce che inghiottisce corpi e ricordi, una distesa d’acqua che si porta dietro segreti e storie andate male. Succedeva anche nella canzone popolare Er barcarolo, in cui una donna infelice in amore si buttava in acqua e annegava. Impossibile non pensarci.
E Callisto è infelice? Non esattamente, anche se detesta il mondo di sopra. Romeo invece sì, come abbiamo già detto. Suo malgrado, il personaggio capisce che per vivere bisogna essere (emotivamente) equipaggiati e perfino un po’ infami. Si tratta di un'implacabile legge della natura, una punizione che un Dio biblico infligge a coloro che non hanno sfruttato i propri talenti. Ma Callisto, Romeo e gli altri clochard non sono davvero dei falliti. E se non lo sono, è perché i senzatetto sono dei guerrieri, dei sopravvissuti, individui malmessi e trasandati a cui però è rimasta la dignità, anche se la maggior parte crede di averla persa.
Bassifondi è al cinema da oggi, 15 giugno, distribuito da Cloud 9 Film
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