Non è un film femminista o comunque discriminatorio nei confronti degli individui di sesso maschile La Terra delle donne, che racconta sì il femminile in una regione dove la società è sempre stata profondamente matriarcale, ma non getta discredito sugli uomini, che ad esempio andavano in guerra, cambiando in qualche modo il corso della storia.
Diretto dall'esordiente Marisa Vallone, La Terra delle donne ha avuto la sua anteprima al Bari International Film & Tv Festival, dove la protagonista femminile e produttrice Paola Sini ha vinto il premio per la miglior attrice della sezione ItaliaFilmFest. La vicenda si svolge in una Sardegna rurale a cavallo della Seconda Guerra Mondiale, e negli anni immediatamente successivi, e racconta la storia di Fidela, che non ha diritto a sposarsi e ad avere figli, visto che, per tradizione, le settime figlie come lei erano considerate streghe. Fidela è una donna forte che vede il suo destino cambiare quando si ritrova a fare da madre a un'altra settima figlia, nata dall’amore tra un soldato e una donna del villaggio. Il film è fortemente radicato nelle antiche tradizioni sarde e vanta un cast internazionale.
Proprio al Bif&st, Marisa Vallone e Paola Sini hanno presentato il film, che nasce da una comunanza di intenti. La Sini pensava da moltissimo tempo al progetto, come ha raccontato durante la conferenza stampa. "Nei primi anni della mia vita" - ha detto - "quando ho lasciato la Sardegna per andare a Bologna, tutto ciò che desideravo, in una maniera totalmente paradossale, era levarmi di dosso una sardità per me molto presente. Non è un caso se più tardi ho imparato la Divina Commedia a memoria. Poi, però, arriva un momento in cui ti rendi conto che, per quanto ti allontani e per quanto viaggi, quello che sei ti segue, e così mi è venuta voglia di fare qualcosa che mi riportasse a casa, un film che parlasse della mia terra ma capace di diffondere un messaggio universale. Dopo aver girato mezza Sardegna in cerca di location, mi è capitato di vedere il cortometraggio di diploma di Marina e allora ho capito subito che era lei la parte mancante del mio progetto. Marina era la donna perfetta per me. Ho impiegato 7 anni per trovare i soldi, perché proprio non volevo fare un film su scala ridotta".
Marisa Vallone non è sarda come Paola Sini, ma è di Bari, e quindi è stata molto felice di presentare la sua opera di debutto a un Festival che conosce e che ama. Ai giornalisti e al pubblico, riuniti nel Teatro Margherita, la regista ha spiegato: "Sono nata e cresciuta in questa città. Poi, a 18 anni, ho avvertito la necessità di prendere un'altra strada, perché il mio desiderio di avere una formazione artistica era fortissimo e all'epoca, in Puglia, e parliamo del 2005, c'erano opportunità diverse rispetto a oggi. A quel tempo, per abbracciare una formazione artistica di un certo tipo, bisognava andare fuori. Così mi sono iscritta all'Accademia di Belle Arti di Frosinone. La città non era un granché, però c'era un corso di Arte Multimediale che trovavo molto interessante, e credo che seguirlo sia stata una scelta molto felice, perché ho imparato tanto su diversi fronti e ho avuto una molteplicità di imput. Dopodiché ho affrontato la regia e pian piano mi sono resa conto che il cinema era il mezzo più consono alle mie esigenze espressive e artistiche, ed è il motivo per cui sono entrata al Centro Sperimentale di Cinematografia di Roma, dove ho avuto la possibilità di imparare il mestiere. E’ stato un momento fondamentale per me, in cui ho potuto confrontarmi con talenti incredibili, che mi hanno insegnato molte cose e mi hanno permesso di girare un saggio di diploma che, in un certo senso, era un ritorno a casa, perché l'ho girato qui, in Puglia, con il sostegno di Rai Cinema e dell'Apulia Film Commission. Era un cortometraggio dedicato alla mia famiglia in cui già c'era l'interesse per alcune tematiche esplorate ne La Terra delle donne: il ruolo femminile nelle società, la convivenza fra spiritualità pagana e religione, la visceralità della terra. Il corto è stato per me un pezzo di cuore, che per fortuna mi ha fatto incontrare Paola".
Ne La Terra delle donne coesistono diverse forme di spiritualità, o meglio i vari personaggi si affidano, per la soluzione dei loro problemi o semplicemente per ricavare conforto, a una qualche forma di spiritualità. Di questo tema, tra i più forti del film, ha parlato Paola Sini: "Credo che in ognuno di noi esista questo 'affidamento': c’è chi lo chiama Dio e chi lo chiama universo. Ognuno ha il proprio credo. Noi abbiamo voluto raccontare, nel film, anche quei personaggi grotteschi che la domenica vanno a messa e poi si voltano e, invece di credere a ciò che stanno facendo, controllano le scarpe della vicina. Prendete Marianna, la sorella di Fidela. Lei sfoggia una continentalità che non le appartiene. Marianna ha avuto la grande opportunità di essere altro da sé, di fuggire da una sardità opprimente. Sua madre le ha dato la possibilità di andare in Belgio, dove la civiltà è più evoluta e dove la donna è stata messa a confronto con nuove cose. Invece lei torna 'incrostata' dell'immagine che vorrebbe avere di sé, ma in realtà resta ossessionata dal desiderio di rimanere incinta, e quindi si lascia prendere dall'invidia proprio perché non ha fatto uno scatto".
"Vorrei aggiungere che desideravamo realizzare un'opera che avesse anche un certo lirismo in alcuni punti" - ha proseguito Marisa Vallone. "A prescindere da quelle che possono essere le caratteristiche precise della spiritualità a cui ci si affida, c'è comunque una trascendenza nel film. La forma di spiritualità più forte aveva a che fare con il rapporto con la natura, ed è anche il motivo per cui abbiamo tanto insistito sulla presenza dell'acqua, che è l'elemento principale di Fidela. Ne La Terra delle donne c'è quindi anche una forma di panismo: in alcuni momenti i personaggi si fondono con la natura, ad esempio quando cercano di interpretarne i segni. Infine c'è la spiritualità relativa alla chiesa. Marianna, nella sua mania di raggiungere l’obiettivo della maternità, magari non per un suo effettivo bisogno ma per un condizionamento esterno, prova di tutto: la medicina, la medicina alternativa, la spiritualità pagana. Il suo percorso ricrea l'esplorazione delle varie tipologie di spiritualità".
La Terra delle donne arriverà al cinema il 27 aprile distribuito da Adler Entertainment. Nel cast ci sono anche Valentina Lodovini, Syama Rayner, Alessandro Haber, Freddie Fox e Hal Yamonouchi.
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