Il traffico di droga dalla Bolivia all'Europa, nel 1980, passava in buona parte dalla Svizzera italiana. Una delle cose che non sapevamo di certo e che la presentazione di nuovi progetti supportati dalla Ticino Film Commission ci ha insegnato. La cornice è quella ormai tradizionale di MIA, Mercato Internazionale dell'Audiovisivo di Roma, che in pochi giorni concentra panel, incontri, presentazioni a supporto di chi film, o serie, produce e vuole condividere o vendere. Si è affacciata in questa edizione anche l'industria del nostro vicino, da Chiasso al Gottardo, che ha presentato Il Cinema svizzero italiano, La stessa lingua, la stessa professionalità, un'altra opportunità.
Sono stati presentati nella splendida cornice dell’Istituto Svizzero di Roma tre progetti di coproduzione fra Italia e Svizzera. Alter Ego, una serie thriller in sei puntate con Gianmarco Tognazzi, Giorgia Würth, Bruno Todeschini e Anna Pieri Zuercher, la cui lavorazione è conclusa, e di cui è stato mostrato il trailer, alla presenza di Erik Bernasconi (regista) e Olga Lamontanara (produttrice).
Lugano Connection, invece, è una serie sul traffico internazionale di droga in corso di sviluppo, presentata da Elena Tatti (produttrice), Fulvio Bernasconi (regista, sceneggiatore), Tommaso Matano (sceneggiatore). Passando al cinema, il terzo progetto presentato è stato Body Odyssey di Grazia Tricarico, che verrà presentato presto in prima mondiale al Black Nights Film Festival di Tallin. Si tratta di una co-produzione Italia-Svizzera di Revok-Film e Amka Films in uscita presto; presente il produttore italiano Donatello Della Pepa e le produttrici svizzere Michela Pini e Olga Lamontanara, insieme alla regista Grazia Tricarico.
"In Svizzera abbiamo trovato un numero di location impressionante", ha raccontato la regista Grazia Tricarico, "che hanno fatto da sfondo a uno scambio artistico, professionale ma soprattutto umano; un riconoscimento l’uno nell’altro che inevitabilmente si ritrova in ogni fotogramma del film". Il produttore, Donatello Della Pepa, aggiunge "Avendo una protagonista svizzera, Jacqueline Fuchs, abbiamo voluto trovare una sponda svizzera, che si è rivelata fondamentale; non eravamo uniti dalla lingua, ma dal bisogno di costruire un non-luogo che rispecchiasse l’idea di perfezione estetica artificiale di Mona, la bodybuilder protagonista di Body Odissey".
Da dieci anni la Ticino Film Commission crea occasioni per fare cinema sul territorio. Offre competenze, tesse relazioni e struttura processi, collaborando a rendere sempre più solida e attrattiva l’industria cinematografica di una piccola regione (350 mila abitanti in un’area grande quanto la provincia di Bergamo) con un grande potenziale. Potenziale che nel 2024, grazie alla revisione delle legge sul cinema (LCin), potrà esprimersi anche grazie agli investimenti dei colossi dello streaming, chiamati a investire il 4% dei loro profitti generati in Svizzera nel cinema indipendente nazionale. Milioni di franchi destinati alle produzioni svizzere e alle co-produzioni con Paesi terzi, ad esempio l’Italia.
A meno di un’ora d’auto da Milano, il Ticino è un territorio cinematografico largamente inesplorato in grado di accogliere produzioni italiane, con cui condivide la lingua, in cerca di location, collaborazioni, co-produzioni, professionalità e finanziamenti. Tra villaggi alpini sospesi nel tempo, poli industriali e location naturali mozzafiato, la Svizzera italiana da decenni investe nella produzione audiovisiva, formando professionisti di primo livello e creando i presupposti per collaborazioni in grado di offrire alle produzioni italiane soluzioni a un passo da casa.
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