venerdì 29 giugno 2018

Westworld (Stagione 2) - Teste di Serie

"I sogni non hanno significato, Dolores...non sono reali."
"E cosa é reale?"
"Ciò che é insostituibile."

- Dialogo tra Bernard e Dolores.

Ad accompagnare ogni grande produzione HBO c'é sempre un'esorbitante mole di aspettative: per il network che ha dato i natali a serie televisive divenute ormai storia della tv, come The wire, The Sopranos, Deadwood, Tales from the crypt, OZ e Six feet under su tutte, senza dimenticare titoli come Game of thrones, True detective, The leftovers, The newsroom e Boardwalk empire, comunque prodotti in tempi recenti, le aspettative, ai limiti della pretenziosità, sulla qualità degli script e della messa in scena, non possono essere considerate sterili e puerili. Non per la HBO. Westworld, serie ideata da Jonathan Nolan e Lisa Joy, ispirata al film Il mondo dei robot (1973), scritto e diretto da Micahel Crichton, é entrata di diritto nel pantheon della serialità moderna, dopo una prima stagione che, fagocitata da un'impeccabile gestione della tensione drammatica e sorretta da un cast eccezionale, ha saputo rivitalizzare i sensi dello spettatore, quasi anestetizzati da una oramai incessante sovrapproduzione eccessivamente ridotta a mero intrattenimento da una comprovata standardizzazione produttiva, in nome dello share; grazie a un intreccio narrativo a orologeria e un finale di stagione in grado di sovvertire ogni tentativo di lucida interpretazione, la prima stagione di Westworld é riuscita nell'arduo compito di riaccendere nello spettatore l'interesse e la volontà attiva alla partecipazione, superando a piè pari la consuetudine della visione passiva e automatica.

Assimilata con soddisfazione e stupore la prima stagione, le aspettative per la seconda non potevano che innalzarsi verso un livello superiore. Facilmente prevedibile come il leitmotiv di tale ritorno non potesse lasciar spazio, per evidenti esigenze concettuali e di svolgimento narrativo, a quella dilatata introspezione, strutturata in maniera impeccabile, per valorizzare la presentazione dei protagonisti e del contesto nel quale questi agiscono; si sarebbe lasciato maggior spazio all'azione, quindi, senza tuttavia metter da parte dissertazioni sull'esistenzialismo e il libero arbitrio inteso come valorizzazione individuale in un contesto sociale volgare e restrittivo. Così é stato: dopo aver dato il via alla ribellione delle attrazioni del parco e aver giustiziato il suo creatore Ford (Anthony Hopkins), Dolores (Evan Rachel Wood) guida un plotone di ribelli vendicativi con l'obiettivo di trovare il portale che li condurrà nel mondo esterno, quello reale, di cui Bernard/Arnold Weber (un Jeffrey Wright sempre in tono col personaggio) le aveva dato un breve assaggio; nel frattempo Maeve (Thandie Newton) continua la ricerca di sua figlia e William (Ed Harris, sempre più cinico e crepuscolare) vaga come un serpente a sonagli, alla continua ricerca di se stesso, in quella che sembra una personale discesa agli inferi senza possibilità di ritorno.

Dato per scontato quanto detto in precedenza sulla necessità di mantenere un prodotto su determinati standard qualitativi, Jonathan Nolan e Lisa Joy avevano l'arduo compito di proseguire quel certosino lavoro di tessitura narrativa, evitando di perdersi in un loop introspettivo di punti di vista già collaudati, con il rischio di dilatare i tempi del racconto fino allo spasmo; viene, quindi, naturale accogliere l'esponenziale aumento dell'azione e della dinamicità di molte sequenze in cui robot e umani sono costretti giocoforza a resistere e combattere per difendere la propria individualità e salvare la pelle, per quella che é una scelta stilistica consequenziale a quanto assimilato dagli eventi della prima stagione e rispettosa della controparte fisica del genere sci-fi: con questa seconda stagione gli sceneggiatori danno corpo e voce alle loro idee, spingendo i protagonisti con entusiasmo e cognizione di causa a modellare un'idea di intrattenimento certamente più alta e complessa (Jonathan Nolan ci era già riuscito con Person of interest, seppur con risultati spesso incerti), costruendo interi segmenti action propedeutici e in stretta simbiosi con l'evoluzione (o involuzione) individuale e caratterizzante dei vari personaggi.

La complessità e la stratificazione narrativa di cui si nutre Westworld per poter esprimere appieno il proprio potenziale rischia, tuttavia, di risultare a volte sproporzionata alla messa in scena: é indubbio che il vero protagonista di questa seconda stagione sia Bernard, personaggio che Nolan e Joy utilizzano come fermaglio per tenere strette e unite le numerose pieghe di scrittura tra le quali viene nascosta la verità assoluta, l'ordine temporale di svolgimento della storia; Bernard, corrotto da un glitch periodico impiantatogli dallo stesso Ford, si perde di continuo tra i ricordi, sovrapponendo passato e presente, sperduto in un labirinto mnemonico che induce lo spettatore in una condizione di confusione volontaria e partecipativa (interattiva), costituendo un forte legame empatico; grazie a questo escamotage, Nolan e Joy si permettono di tutto, compreso qualche stridio narrativo, calcando la mano imperterriti verso un finale non doppio, bensì triplo, sicuramente aperto a innumerevoli direzioni ma, si spera, non fittizio per il solo gusto di ricreare una volta in più quel senso di dispersione in cui lo spettatore verte per gran parte della seconda stagione. Così la seconda stagione di Westworld procede per accumuli, accumuli di scrittura a volte poco fluida, ma paradossalmente adatta a una fruizione partecipativa, riuscendo a regalare momenti di sincera emotività e liberazione umorale, come accade nell'ingresso/suicidio delle attrazioni nell'illusorio Eden auspicato dal guerriero indiano Akecheta (Zahn McClarnon).

La sensazione che lascia la seconda stagione di Westworld é che, per quanto ci si possa affezionare, ciò che é stato vissuto all'interno del futuristico parco-prigione sia solo il primo colpo in canna del duo Nolan-Joy.

(Westworld); genere: fantascienza, action; sceneggiatura: Jonathan Nolan, Lisa Joy; stagioni: 2 (rinnovata); episodi seconda stagione: 10; interpreti: Evan Rachel Wood, Thandie Newton, Jeffrey Wright, Jimmi Simpson, Shannon Woodward, Ed Harris, Anthony Hopkins, James Marsden, Ben Barnes, Clifton Collins Jr., Ingrid Bolsø Berdal, Luke Hemsworth, Sidse Babett Knudsen, Simon Quarterman, Rodrigo Santoro, Angela Sarafyan, Tessa Thompson, Shannon Woodward, Zahn McClarnon, Gustaf Skarsgård; produzione: Kilter Films, Bad Robot Productions, Jerry Weintraub Productions, Warner Bros. Television; network: HBO (U.S.A., 22 aprile-24 giugno 2018), Sky Atlantic (Italia, 30 aprile-2 luglio 2018); origine: U.S.A., 2018; durata: 60' per episodio; episodio cult seconda stagione: 2x09 - Vanishing point; 2x10 - The passenger (2x09 - Punto di fuga; 2x10 - Il passeggero)



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