giovedì 28 giugno 2018

A proposito di Ingmar Bergman 1955/1982

Forse un mio difetto è la pigrizia; sono molto pigro, amo stare seduto sulla mia sedia a osservare il mare. Potrei trascorrere ore in questo modo, senza far nulla. Queste affermazioni sono di Ingmar Bergman, e quasi potremmo pensare che il maestro svedese abbia ancora una volta voluto porre in essere una provocazione, considerando la sua sconfinata opera omnia. In realtà, tangenzialmente alla provocazione, il nostro si è sempre cibato di solitudine e riflessione, di una capacità quindi onnivora di vivere, sviscerare, contemplare il trascorrere del tempo in gioco con le pulsioni interiori.

Un tempo che, in questo preciso anno, ci conduce al centenario dalla nascita del più grande regista svedese, per alcuni il più grande regista della Storia del cinema, e all'omaggio dello studioso, nonché appassionato di immagini in movimento, Giorgio Penzo. Con il libro A proposito di Ingmar Bergman 1955/1982, edito da Falsopiano, l'autore scardina l'opera bergmaniana partendo da una base molto semplice, di fatto il grande amore verso un regista capace di raccontare le frane dell'animo umano, le dinamiche interpersonali del mondo borghese novecentesco e le cadute del pensiero tra incubo e liberazione.

In una primissima parte in cui Penzo offre al lettore alcuni riferimenti, o luoghi di riscontro tematico, valevoli per creare una base di partenza, come i primi passi di Bergman da regista teatrale o gli influssi di Strindberg e Ibsen, ecco che dopo poche pagine si entra nel cuore del libro. Di fatto parliamo di un'analisi continua, lineare, sui film realizzati tra metà anni Cinquanta e inizio anni Ottanta: tra questi veri e propri capolavori come Il settimo sigillo, Il posto delle fragole, Luci d'inverno, Persona e Sussurri e Grida.

L'autore non vuole concentrarsi sull'analisi sistematica di alcune sequenze, dunque non sviluppa un focus di analisi filmica, viceversa entra nel cuore delle pellicole puntando sul racconto narrativo, sullo sviluppo della trama e sulle dinamiche dei personaggi. Penzo è molto attento a far comprendere al lettore la grande capacità di Bergman di utilizzare l'attore come Mercurio della propria interiorità. Con un linguaggio preciso ed estremamente fluido, il libro ha un passo cadenzato e la lettura risulta lieta considerando la grande passione dell'autore verso Bergman. Tale passione avrebbe potuto condizionare eccessivamente l'autore, portandolo su un terreno celebrativo, e invece in questo caso il rigore, la puntualità nel raccontarci la poetica bergmaniana diventano cifra stilistica. Inoltre, il racconto delle trame risulta anche strumento per produrre una scrittura che filtra concetti attraverso immagini, sorretta ovviamente dalla grande, enorme composizione del quadro filmico.

Un libro che non può e non vuole racchiudere tutto il percorso del regista svedese quanto offrire suggestioni, emozioni e coinvolgimento su piccole, grandi omeomerie stilistiche, narrative e tematiche. Tutto ciò emerge sin dal titolo, con quel “A proposito … “ che diventa registro intimo e informale verso il lettore.

Autore: Giorgio Penzo
Titolo: A proposito di Ingmar Bergman 1955/1982
Editore: Falsopiano
Dati: pp 159, lucida
Anno: 2018
Prezzo:€ 18,00
Isbn: 978-8893041133
webinfo: www.falsopiano.com/bergman.htm



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