venerdì 8 giugno 2018

Trust (Stagione 1 ) - Teste di Serie

"Tutti sanno che tutto ciò che re Mida toccava si trasformava in oro. Ma quasi nessuno sa come re Mida é morto: di fame, ovviamente."
- Fletcher Chase

A pochissimi mesi dal deludente Tutti i soldi del mondo, diretto da Ridley Scott, portatore di quella tempesta di polemiche in merito all'”affaire Kevin Spacey”, la FX con il supporto in produzione di Danny Boyle (che firma la regia dei primi tre episodi), porta sul piccolo schermo Trust, serie antologica che, nella sua prima stagione, prova a ri-narrare l'oscura epopea della dinastia Getty, capeggiata dall'avido despota John Paul Getty (a cui da corpo un luciferino Donald Sutherland), culminata nel rapimento del libertino nipote John Paul Getty III (Harris Dickinson, luminoso come un angelo sotto trip a Woodstock), per opera di clan mafioso calabrese, nel quale spicca l'ambizioso e crudele Primo (interpretato da un eccelso Luca Marinelli).

Simon Beaufoy sfrutta il caso del rapimento del giovane John Paul Getty III, restando accuratamente in bilico tra ricostruzione storica e fiction, per narrare l'odissea sentimentale di una famiglia già frustrata e disintegrata da conflitti interpersonali e ambizioni smisurate; minimo comun denominatore é il denaro, trattato come causa di e soluzione a tutti i problemi che la serie pone, detonatore capace di far esplodere la vera natura dei cinici membri della dinastia Getty, su tutti i due contendenti per eccellenza: John Paul Getty, magnate dal temperamento intimidatorio, avido e padrone, rinchiuso nel suo regno costruito sul rifiuto dei sentimenti (vive in una reggia con diverse mogli e donne di compagnia e non considera i suoi figli come tali, incapace di amarli poiché ritenuti colpevoli di non essere all'altezza del loro lignaggio) e suo figlio John Paul Getty Jr. (Michael Esper), lacerato nell'animo dalla mancanza dell'amore paterno, trasformato in un corpo morto gonfio di odio e risentimento anche per il figlio rapito, rappresentano entrambi l'incarnazione bifronte del mostro capitalistico che tutto pretende e tutto distrugge, a cominciare dall'idea cristallina del perfetto nucleo famigliare tanto caro alla rinascita sociale paventata nell'immediato post-Vietnam.

In questo senso Trust riesce a demonizzare l'imperialismo economico dell'arcigno Getty, a tal punto da riuscire nell'impresa di rendere addirittura più umani (per quanto sia possibile accettare quest'affermazione in senso molto lato) i mafiosi capeggiati dal vecchio e crudele boss Don Salvatore (Nicola Rignanese): i vari dubbi sull'operazione di rapimento, quel poco di libertà che concedono al giovane Paul e la volontà nel rispettare i patti presi a fronte della consegna del riscatto colgono di sorpresa lo spettatore ma, al contempo, annichiliscono di fronte alla freddezza e alle difficoltà del vecchio Getty e di suo figlio di seppellire i reciproci rancori per salvaguardare il giovane rapito. Ecco che Beaufoy mette in scena non una saga famigliare, ma la mostruosa epopea di una famiglia di creature orrende, più malvagie della mafia, per quanto possibile; un affresco tetro in cui é ritratta la dipartita dell'unione famigliare aristocratica, che ha perduto lucentezza (funzionale e pertinente il contrasto cromatico tra i toni grigi e smorti dell'impero Getty e quelli iridescenti e fulgidi del microcosmo libertino in cui sguazza l'hippy dorato Paul, entrambi in contrapposizione col colore dell'oro utilizzato metaforicamente), che può essere ritrovata soltanto allontanandosi dai fasti di quell'impero, fuggendo dalla mortifera pesantezza di una dimora ingombrante, eccessiva, spettrale: in questo senso vale come riprova il personaggio del maggiordomo Bullymore (Silas Carson), tormentato dal vecchio Getty, snaturato fin quasi a marionetta al comando di un austero gerarca, ma che riuscirà a prendere la fatidica decisione di troncare le pastoie che lo tengono imprigionato in un mondo che non gli appartiene e che considera mortifero e illusorio (é lui, infatti, il primo a spronare il giovane Getty e liberarsi per sempre da quel maledetto nome di famiglia).

In questa accezione Trust si propone con successo come un inno alla ricerca della propria individualità, un ammonimento in merito all'incanto della richezza, spesso futile e illusoria, uno sprono alla ricerca dei veri valori famigliari, incarnati dalla rivincita dell'indomita Gail (una tormentata Hilary Swank in una performance davvero convincete), madre di Paul, e del giovane Paul (guardacaso entrambi fuggiti dall'ombra lunga della dinastia Getty) e dal convincimento finale del buon Fletcher Chase (interpretato da un eccellente Brendan Fraser, in maniera a tratti caricaturale, perfettamente in tono con il personaggio, a cui viene affidato il compito meta-narrativo di voce fuori campo e traghettatore di coscienze alla ricerca dell'agognata salvezza, in grado addirittura di alleggerire i toni di una tragedia vestita a tratti come farsa fittizia). Perché oro e denaro potranno comprare ogni cosa, ma non l'amore dei propri figli; così il re Mida muore, ucciso dalla propria avidità.

Doverosa menzione per Luca Marinelli: dopo il successo nazionale e, in parte, internazionale dovuto al ruolo di supercattivo in Lo chiamavano Jeeg Robot, Marinelli si consacra come attore in grado di impersonare ruoli da antagonista come pochi altri sono in grado di fare, forte di una mimica serrata, composta da sguardi glaciali e intimidatori, da una presenza scenica prepotentemente fisica e da un incidere nel portamento selvaggio e altero; una furia, un attore in grado di inghiottire la scena e calamitarsi addosso attenzioni e simpatie dello spettatore, insomma, un predestinato verso un futuro glorioso, probabilmente anche in campo internazionale. Se Trust conquista il successo che le si deve, in parte é anche merito di Luca Marinelli.

(Trust); genere: drammatico, biografico, thriller; sceneggiatura: Simon Beaufoy; stagioni: 1 (rinnovata); episodi prima stagione: 10; interpreti: Donald Sutherland, Hilary Swank, Harris Dickinson, Michael Esper, Luca Marinelli, Giuseppe Battiston, Anna Chancellor, Amanda Drew, Sophie Winkleman, Verónica Echegui, Silas Carson, Laura Bellini, Sarah Bellini, Brendan Fraser, Francesco Colella, Nicola Rignanese; produzione: Cloud Eight Films, Decibel Films, Snicket Films Limited, FX Productions; network: FX (U.S.A., 25 marzo-27 maggio 2018), Sky Atlantic (Italia, 28 marzo-30 maggio 2018); origine: U.S.A., 2018; durata: 60' per episodio; episodio cult prima stagione: 1x08 - In the name of the father (1x08 - nel nome del padre)



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