Non tutti i paesi del mondo potranno godere della magia rosa e glitterata di Barbie, e quindi contribuire a rendere l'incasso totale del film di Greta Gerwig ancora più da capogiro di quanto non lo sia già. Stiamo parlando di alcuni stati del Medio Oriente in cui la censura ha detto no a una serie di riferimenti alla comunità LGBTQ.
Perché Barbie è stato bandito in Medio Oriente
Ma spieghiamo meglio. Come è accaduto in passato per altri film, ad esempio Spider-Man Across the Spider-Verse, è stato chiesto alla Warner Bros. di tagliare determinate sequenze che andavano contro le regole imposte dalla censura. La major ha detto no e allora Barbie è stato bandito. È successo in Arabia Saudita (che è il mercato più importante del Medio Oriente), Kuwait, Qatar, Emirati Arabi Uniti, Bahrein ed Egitto. Una simile presa di posizione ci sembra esagerata, perché, nonostante la presenza di diverse star dichiaratamente non eterosessuali (Kate McKinnon, Hari Nef, Alexandra Shipp e Scott Evans), Barbie non è un film queer e, come dice la stessa Barbie/Margot Robbie, la bambole del film sono asessuate. Da notare che inizialmente il film di Greta Gerwig doveva uscire il 19 luglio, ma poi la data è stata posticipata e fissata per il 31 agosto.
La celebre bambola della Mattel non è mai stata amata in Arabia Saudita. I film passati, destinati all’home-video, sono stati banditi a causa dell'abbigliamento di Barbie e del suo essere una creatura emancipata, ed è vero che in quei territori la mentalità sta diventando meno retrograda di un tempo, ma la favola rosa sceneggiata dalla regista insieme al marito Noah Baumbach appare ancora troppo camp per essere "sdoganata".
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