Difficile pensare a due visioni del cinema più lontane di quelle di Harmony Korine e di Terrence Malick.
Da un lato un estroverso ex bad boy che ha rivoluzionato il cinema indipendente americano degli anni Novanta che, con caustico spirto anarchico e grande leggerezza, ha applicato al cinema i linguaggi della visivi (e musicali) contemporaneità raccontanto storie estreme e ultradinamiche. Dall'altro il silenzioso, maniacale, solitario regista che dal 1973 a oggi ha realizzato solo dieci film (e solo tre dal 1973 al 1998) e che col cinema e con un'estetica iconfondibile ha fatto filosofia, riflessione spirituale, percorso interiore e quasi ascetico.
Basterebbe pensare ai due film che portano all'imminente Festival di Venezia: Korine - che a Venezia dieci anni fa aveva presentato anche il meraviglioso Spring Breakers - è fuori concorso con AGGRO DR1FT, oggetto misterioso e quasi sperimentale girato con una telecamera a infrarossi, musicato da Araabmuzik e con protagonista il rapper Travis Scott; Malick viene omaggiato dalla sezione Venezia Classici con il restauro di I giorni del cielo, capolavoro che in qualche modo è, pur essendo un'opera seconda, il punto d'origine della sua estetica e della sua idea di cinema.
Insomma, date queste ovvie premesse, potete immaginare la sopresa generale quando Korine, intervistato dalla rivista GQ, ha dichiarato che Malick ha scritto un copione per lui.
Ecco le sue parole:
Terrence Malick ha scritto una sceneggiatura che vorrebbe dirigessi. È una sceneggiatura davvero bellissima. E forse si tratta la sola cosa che potrebbe convincermi a tornare a fare cinema in maniera tradizionale. Ma anche in quel caso, la cosa difficile per me adesso è semplicemente l'idea di guardare nel mirino e di filmare, per dire, persone che parlano sedute attorno a un tavolo. C'è tutto quel dialogo in mezzo ai piedi. Tutte quelle cose di cui non ti importa veramente. Non so. Si tratterebbe di una cosa speciale. L'ho sempre amato e i suoi film hanno significato moltissimo per me da ragazzo, e ancora oggi. Ma quella potrebbe essere l'unica cosa capace di convincermi.
La curiosità a questo punto è tanta. La curiosità di sapere di cosa tratti questo copione che Malick vorrebbe sorprendentemente affidare a Korine, di sapere perché proprio a lui, di cosa Korine potrebbe tirare fuori da questo copione.
Come è facile capire dalle parole di Korine, e dal resto dell'intervista che ha rilasciato a GQ, le possibilità che questa collaborazione possa davvero concretizzarsi sono piuttosto basse. Ma chissà che qualche produttore illuminato - ne fosse rimasto qualcuno a Hollywood - leggendo di questa storia non si metta al lavoro per trasformare in realtà quella che per ora è una splendida e intrigante fantasia.
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