martedì 16 dicembre 2025

Quando Frank Herbert difese Dune di David Lynch

L'anno scorso abbiamo letto dell'apprezzamento del figlio di Frank Herbert per Dune - Parte II di Denis Villeneuve, ma finora non sapevamo cosa pensasse proprio l'autore dell'epica saga, della versione che ha potuto vedere, il Dune di David Lynch, le cui vicissitudini produttive sono note a tutti e per poco non costarono la salute e la carriera al giovane regista, ma che, a parer nostro e sicuramente non solo, ha comunque molti elementi validi che gli hanno meritato negli anni una rivalutazione (ma Lynch, che non aveva il final cut, lo ha sempre ritenuto una macchia nella sua filmografia). A quanto pare, forse sorprendendo i molti che ricordano all'epoca il massacro del film sia da parte dei critici che dei lettori del romanzo (poco meglio andò col pubblico), anche il giudizio di Frank Herbert non era del tutto negativo, anzi. A ricordarlo è un articolo di SlashFilm.

Frank Herbert sul Dune di David Lynch

Generalmente si tende a pensare che tutti gli scrittori siano gelosi del loro lavoro e che per un motivo o per l'altro risentano della libertà degli adattamenti cinematografici. In realtà, molti si rendono conto dell'assoluta differenza tra i due mezzi, la pagina scritta e lo schermo, e sono più tolleranti, anzi spesso sono proprio felici di vedere il proprio lavoro rinascere a nuova vita. E c'è perfino chi preferisce il film, come Chuck Palahniuk che considera il Fight Club di Fincher superiore al suo. Riusciva a comprendere la distinzione tra libro e film anche Frank Herbert, che, morto nel 1986, aveva fatto in tempo a vedere la vituperata versione lynchiana del suo romanzo monstre. In un'intervista rilasciata ad Entertainment Tonight in prossimità dell'uscita del film, Herbert dichiarò: "La storia c'è, hanno tenuto la storia, C'è tutta. E' questo quello di cui si preoccupa l'autore. Quella che è sullo schermo è una lingua diversa, e se sono capaci e sensibili nello scegliere le loro metafore visive, la storia sullo schermo riesce". L'unico appunto fatto dallo scrittore al film riguarda l'assenza di una scena per lui molto importante, che avrebbe voluto vedere: un banchetto che coinvolgeva molti dei personaggi principali. Ma anche qua, trovò una spiegazione: "So perché lo hanno fatto. Ci sono dei limiti legati alla durata e altri alla storia". Insomma, anche se al film di Lynch, e non per sua colpa, mancava la profondità di certi passaggi del romanzo, Herbert non cercava il pelo nell'uovo ma anzi apprezzò l'aspetto visuale e metaforico del film, che dava colore alla sua creazione. A tal proposito, lodò il regista e lo scenografo Anthony Masters: "Perché non avrebbero dovuto migliorare l'aspetto visivo col film? Sono liberissimi di farlo. E' in questo che consiste il cinema". Evidentemente Herbert era in grado di riconoscere il talento quando lo vedeva, anche nella sua forma imperfetta. Chissà cosa avrebbe pensato della versione di Villeneuve, sicuramente più fedele ai suoi scritti ma agli antipodi delle invenzioni visive del film di Lynch, che aveva comunque apprezzato. E magari gli sarebbe piaciuta di più la versione purtroppo non realizzata di Alejandro Jodorowsky e Moebius, di cui conosciamo le potenzialità visionarie.



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