martedì 2 gennaio 2024

I registi da tenere d'occhio nel 2024

Il 2023, come potete verificare scorrendo la nostra Top 25 dei migliori film usciti al cinema nel corso di quei 12 mesi, è stato un anno decisamente ricco di bei film. La maggior parte dei quali, però, sono arrivati per mano di grandi autori, o da registi la cui carriera è comunque decisamente ben avviata e di chiara fama.
Chissà che il 2024, invece, non possa essere l’anno capace di consacrare, agli occhi del pubblico e degli addetti ai lavori, qualcuno dei tanti talenti emergenti che si muovono al momento, se non nell’ombra, perlomeno in quel sottobosco in cui sono conosciuti e apprezzati da pochi.
Sono molti i film di autori giovani o emergenti che vedremo nel corso dei prossimi mesi e che sono meritevoli della nostra e vostra attenzione. Tra i quali anche alcuni registi italiani.

A breve, per partire col più facile degli esempi, nei cinema arriverà Enea, opera seconda del giovane Pietro Castellitto che, dopo il notevole esordio di I Predatori, ha dimostrato di meritare il concorso veneziano e di essere una delle voci più personali e innovative del nostro cinema.

Attesi con interesse alla loro opera seconda sono anche Leonardo D’Agostini, quello dell’ottimo esordio Il Campione, che torna al cinema con una cupa storia di violenza intitolata Una storia nera (nel cast, anche Laetitia Casta); Gianluca Jodice, che dopo aver raccontato il D'Annunzio più crepuscolare in Il cattivo poeta si concentra sugli ultimi giorni di vita di Luigi XVI e Maria Antonietta in Il diluvio (protagonisti, Mélanie Laurent e Guillaume Canet); i siciliani Fabio Grassadonia e Antonio Piazza, quelli di Salvo e Sicilian Ghost Story che, con il loro nuovo Iddu, affrontano la figura dal boss mafioso Matteo Messina Denaro con un cast che comprende Elio Germano e Toni Servillo.
Esordiente puro è invece Filippo Barbagallo, non ancora trentenne, che alla scorsa Festa del Cinema di Roma ha presentato un’opera prima davvero notevole: si intitola Troppo azzurro, e non solo fa venire alla memoria i primi Moretti, Verdone e Troisi senza che questi nomi ingombranti diventino qualcosa che mette la personalità del giovane Barbagallo in ombra, ma è anche un film capace di centrare modi e toni delle crisi e delle insicurezze di una generazione.

Uscendo dai confini di casa nostra, sono ancora di più i nuovi nomi del cinema mondiale da tenere da conto.
Con il suo La fuga di Martha, uscito nel 2011, l’americano Sean Kurkin ha lanciato la carriera di Elizabeth Olsen, vinto il premio per la miglior regia al Sundance, e si è imposto come uno dei nuovi nomi del cinema indipendente americano. Il suo nuovo film, che potrebbe consacrarlo e che arriva dopo The Nest, si intitola The Warrior, ed è dedicato a un leggendario wrestler americano, Kevin Von Erich, e al resto resto della famiglia: protagonisti sono Zac Efron, il Jeremy Allen White di The Bear e Harris Dickinson, e la National Board of Review l’ha messo tra i 10 migliori film del 2023.

Altro statunitense da cui ci si aspetta molto è Michael Sarnoski, che è il regista di un film purtroppo molto poco noto ma davvero notevole, che si intitola Pig e ci ha regalato una delle migliori interpretazioni in assoluto della carriera di Nicolas Cage. Dopo Pig, la lui stesso sceneggiato, Sarnoski si è dedicato a A Quiet Place: Day One, sorta di spin off della serie horror ideata da John Krasinski che è stato scritto ancora una volta da lui.
Non è americano (viene dall’Uruguay) ma lavora a Hollywood Fede Álvarez, nome già ben noto agli appassionati di horror (suoi il remake di La casa e Man in the Dark), cui è stato affidato un progetto di quelli da far tremare le ginocchia: Alien: Romulus, nuovo capitolo della saga che, pare, sarà in qualche modo slegato da quelli precedenti.
Continuando a parlare di horror non possiamo non citare poi uno dei nuovi nomi più interessanti del settore, Osgood “Oz” Perkins, figlio dell’Anthony di Psyco, che torna alla regia con un film dal titolo Longlegs, che vede la Maika Monroe di It Follows nei panni di un’agente dell’FBI assegnata al caso di un misterioso serial killer che avrà risvolti davvero terrificanti. Nel cast anche il già citato Nicholas Cage, Alicia Witt e Blair Underwood.
Svedese è invece Johan Renck, l’ex musicista noto come Stakka Bo che, da qualche anno, è passato a dedicarsi alla regia firmando episodi di serie come Breaking Bad, e soprattutto dimostrando tutto il suo talento dirigendo la bellissima miniserie Chernobyl: a lui Netflix ha afficato l’ambizioso lungometraggio intitolato Spaceman, con Adam Sandler e Carey Mulligan, che vedremo alla prossima Berlinale.

Dopo aver diretto uno dei migliori western degli ultimi anni, Old Henry, presentato a Venezia, Potsy Ponciroli è diventato chiaramente uno dei nomi da tenere d’occhio, e da tenere d’occhio sarà il suo nuovo film, che si intitola Greedy People e che si presenta come una stravagante commedia poliziesca con nel cast Lily JamesJoseph Gordon-Levitt, il Tim Blake Nelson che era il protagonista di Old Henry e la ex pornostar Tracy Lords.
Anche Jeymes Samuel ha esordito con un western, il violento The Harder They Fall, ma per la sua opera seconda, che lo riunisce con Lakeith Stanfield, uno dei migliori nuovi attori in circolazione, ha abbandonato il vecchio West per la Palestina di più di 2000 anni fa: il suo The Book of Clarence promette di rivisitare in chiave comica e black alcune vicende della Bibbia, con un occhio a quanto fatto dai Monty Python con Brian di Nazareth.



E poi, sempre tra gli americani, c’è Jeremy Saulnier, quello che in Italia è stato fatto conoscere dal Torino Film Festival gestione Emanuela Martini con il tesissimo revenge movie Blue Ruin, e che poi ha diretto film come Green Room e Hold the Dark: il suo nuovo film si intitola Rebel Ridge, ed è un film che promette di esplorare alcune ingiustiche sistemiche della società americana mescolando azione violenta e forsennata, suspense e black humor.

In tutto questo, non è che i registi europei stiano a guardare: negli ultimi anni hanno fatto la loro irruzione chiari talenti che nel corso del 2024 presenteranno i loro nuovi film.
Si parte con Andrew Haigh, quello di film davvero notevoli come Weekend e 45 anni, che sta per arrivare al cinema con il suo nuovo e bellissimo Estranei, interpretato da Andrew Scott e Paul Mescal, e accolto trionfalmente alla Festa del Cinema di Roma.

Altro talento puro è quello dell’ungherese Gábor Reisz, vincitore del Torino Film Festival 2018 con Bad Poems, che al Festival di Venezia di quest’anno ha presentato il suo nuovo, ambizioso film, Explanation for Everything, un'opera incredibilmente avvincente che, attraverso l’esame di maturità di un ragazzo, racconta le contraddizioni dell’Ungheria di questi anni, e che è stato ritenuto uno dei migliori film in assoluto visti alla Mostra.
Sempre a Venezia, nel 2023, si è rivelato Mika Gustavson, un esordiente svedese che, con il suo Paradise is Burning, anche questo in uscita nelle nostre sale, ha ottenuto il premio per la miglior regia nella sezione Orizzonti.

Dalla Francia si attendono conferme importanti da parte di alcuni autori che si sono presentati al pubblico con opere prime notevolissime: uno di loro è il Ladj Ly del potentissimo I miserabili, che tornerà a raccontare la realtà complessa e esplosiva delle banlieue in Les Indésirables (Bâtiment 5), che promette di essere altrettanto potente.



Poi ci sono, finalmente, due donne.
Una è Audrey Diwan, premiata con il Leone d’Oro nel 2021 per il suo La scelta di Anne - L'Événement, tratto dal libro di Annie Ernaux, che torna dietro la macchina da presa dirigendo Emmanuelle, nuova versione dello “scandaloso” romanzo di Emmanuelle Arsan che vede protagoniste questa volta Noemie Merlant, Anamaria Vartolomei, Naomi Watts e anche il grande Anthony Wong. L’altra è Coralie Fargeat, quella dell’ottimo revenge movie femminista Revenge, con protagonista Matilda Lutz, che torna con The Substance, misterioso body horror con Demi Moore e Margaret Qualley.
Parlando di registe, occhio anche a Celine Song, che ha diretto il bellissimo Past Lives presentato nel 2023 al Sundance prima e al Festival di Berlino poi, che è in arrivo a breve nelle sale, ma anche a un’altra esordiente, Jade Halley Bartlett, sceneggiatrice e regista di Miller’s Girl, film molto atteso che vede protagonisti Martin Freeman e la lanciatissima Jenna Ortega nei panni di un insegnante di scrittura creativa e di una sua talentuosa allieva che intrecciano una relazione potenzialmente molto, molto pericolosa.

Da segnalare anche un altro esordio al femminile, quello della brava attrice Zoë Kravitz, che ha diretto il compagno Channing Tatum, Adria Arjona, Alia Shawkat, Haley Joel Osment, Geena Davis, Christian Slater e Kyle MacLachlan in un thriller da lei stesso sceneggiato che si intitola Pussy Island.
Attenzione poi a uno bravissimo che viene dal Messico, e che si chiama Alonso Ruizpalacios: correte a recuperare il suo Museo (con Gael Garcia Bernal) e se ci riuscite anche il successivo Una película de policías. Il suo nuovo film si intitola La cocina, e parla della cucina di un ristorante di New York dove si intrecciano culture da tutto il mondo. Il cast è capitanato da Rooney Mara.

E chiudiamo segnalando un regista finlandese Teemu Nikki, uno che ha uno stile personalissimo confermato dall’ultimo La morte è un problema dei vivi, visto alla Festa del Cinema di Roma e in uscita al cinema, un taiwanese come Lee Hong-chi, che con il suo esordio Love is a Gun, presentato alla Settimana della Critica, ha vinto il Leone del futuro, e un inglese come Jack Huston, ennesimo rampollo della famiglia che vedeva il grande John nel ruolo del patriarca, che - anche lui a Venezia - ha presentato un film notevole, sul pugilato, come Il giorno dell'incontro.



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