Quando fra le nomination agli Oscar 2023 si parla delle migliori sceneggiature non originali, bisogna ricordare che non ci si riferisce solo ai copioni ricavati da altre fonti (come opere teatrali o romanzi), ma anche a lavori che rielaborano personaggi o trame di film preesistenti: in altre parole, sequel o remake. Ecco perché nella cinquina troviamo adattamenti letterari come Niente di nuovo sul fronte occidentale e Women Talking, un remake come Living, ma allo stesso tempo si contendono la statuetta Glass Onion - Knives Out e Top Gun: Maverick.
Ecco i 5 candidati agli Oscar 2023 nella categoria della migliore sceneggiatura non originale
- Niente di nuovo sul fronte occidentale
- Glass Onion - Knives Out
- Living
- Top Gun: Maverick
- Women Talking
Niente di nuovo sul fronte occidentale
Il romanzo "Niente di nuovo sul fronte occidentale" dello scrittore tedesco Erich Maria Remarque, pubblicato nel 1928 e diffuso in italiano dal 1931, è uno dei più adattati in altri media (basti pensare che una canzone di Elton John porta lo stesso titolo!). Ragionevolmente, perché la sua storia sulla follia bellica della I Guerra Mondiale era di primissima mano, scritta con i ricordi di quell'esperienza traumatizzante. Tenendo presente che questo film è un originale Netflix, si potrebbe dire in realtà che l'unica versione cinematografica pura del libro rimanga All'ovest niente di nuovo del 1930 di Lewis Milestone. La sceneggiatura però del regista Edward Berger, Ian Stokell e Lesley Paterson ha il pregio di riportare in patria una storia culturalmente importante per la Germania, con un respiro del tutto cinematografico, dall'allestimento alla capacità di lavorare sui dettagli. E l'idea di un confine che si sposta avanti e dietro di poche centinaia di metri, per diversi anni, costando tre milioni di morti per una questione di vuoto principio, rimane sconvolgente. Allora come ora. Leggi anche Niente di nuovo sul fronte occidentale: recensione del Netflix Original candidato all'Oscar
Glass Onion - Knives Out
Rian Johnson, regista e come sempre autore unico della sceneggiatura dei suoi film, aveva detto che Cena con delitto - Knives Out sarebbe stata la prima di diverse storie con protagonista il detective Benoit Blanc, interpretato da Daniel Craig. Ogni promessa è debito, per l'interessamento di Netflix, sotto la cui egida nasce Glass Onion - Knives Out. Un sequel che inserisce personaggi contemporanei, dall'ex-influencer condannata da una gaffe a un ricco imprenditore "visionario", in una struttura rivisitata alla Agatha Christie: l'usuale luogo che non si può abbandonare, un'isola che richiama e rimastica opere come "Delitto sotto il sole" della scrittrice inglese. Un copione un po' ossessionato dall'idea di sorprendere a tavolino a tutti i costi, ma ancora piuttosto divertente, specialmente nel crescendo finale. Secondo quasi tutti, meno fresco del predecessore, che pure ricevette una nomination, ma per la migliore sceneggiatura originale. Leggi anche Glass Onion - Knives Out: recensione del film di Rian Johnson con Daniel Craig
Living
Living nasce come un omaggio sincero al cinema di un grande autore come Akira Kurosawa, che nel 1952 raccontò in Vivere la storia di un grigio impiegato giapponese vedovo, prigioniero di una routine, in cerca di un senso alla sua vita quando gliene rimane ormai poca. Lo scrittore inglese (nipponico d'origine) Kazuo Ishiguro, già legato al cinema per l'adattamento che Ivory firmò del suo Quel che resta del giorno, ha deciso di trasferire la stessa storia nell'Inghilterra dei primi anni Cinquanta, trasformando Watanabe nel Mr. Williams interpretato da Bill Nighy. L'esperimento di traduzione culturale è stato apprezzato dalla critica, anche se questo è il tipo di lungometraggio destinato a far parlare di sé, più che per il copione, per l'impegno del suo attore protagonista, mai così vicino alla statuetta. Leggi anche Living, la recensione del film con Bill Nighy ispirato a Vivere di Kurosawa
Top Gun Maverick
È assai difficile che la sceneggiatura di Top Gun: Maverick, scritta da Ehren Kruger, Eric Warren Singer e Christopher McQuarrie, su soggetto di Peter Craig e Justin Marks, possa ottenere un premio Oscar. Tanto più che il vero incontrastato autore di questo sequel del Top Gun del 1986, sulla carta azzardato ma nei fatti trionfante, non è nient'altro che lui: Tom Cruise. La nomination però è preziosa: in un mondo di blockbuster basati sugli universe, dove si dà per scontato che lo spettatore conosca già centinaia di ore di serie tv e film, Top Gun Maverick si prende il tempo per ri-presentare un personaggo di culto. Per essere certi che siamo sul serio dalla sua parte dal punto di vista narrativo, non solo in nome della nostalgia. Di conseguenza, Top Gun Maverick è un sequel ma è anche autosufficiente (e per chi scrive, forse anche meno tronfio e più umano del prototipo). Un traguardo poco riconosciuto, e cogliamo l'occasione per sottolinearlo. Leggi anche Top Gun: Maverick, la recensione del film con Tom Cruise
Women Talking
È arrivato da poco nelle nostre sale Women Talking - Il diritto di scegliere, adattamento del romanzo "Donne che parlano" (2018) di Miriam Toews, sceneggiato dalla stessa regista (altrove anche attrice) Sarah Polley. Il libro originale si ispira a fatti realmente accaduti tra il 2005 e il 2009 in una comunità mennonita di Manitoba, in Bolivia. Le donne lì presenti erano state drogate e violentate per anni dagli uomini della comunità stessa, rimanendo in diversi casi anche incinta: le violenze venivano attribuite a punizoni divine o fantasmi. Toews ha riambientato la vicenda a Molotschna, ma ne ha mantenuto la dinamica, ripresa da Sarah Polley nella sceneggiatura: le "donne che parlano" nel titolo sono donne che devono trovare il coraggio di prendersi una vera e propria identità, negata dalla cultura nella quale vivono e nella quale sono state cresciute, dove il diritto all'esistenza per loro non esiste. Leggi anche Women Talking: la recensione del film di Sarah Polley candidato a due premi Oscar
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