venerdì 11 luglio 2025

Piattaforme streaming vs tv generalista: ma per vedere i film, non era meglio prima?

Come tanti, anche io ho un abbonamento a Netflix. E non solo. Per ragioni legate alla famiglia o al lavoro, sono abbonato a diverse piattaforme. Posso vedere quel che c’è su Prime Video, MUBI, Disney+, perfino Apple TV+. Poi, volendo, di piattaforme ce ne sono ancora: c’è NOW, c’è Paramount+, HBO Max, e altre ancora.
Come tanti, mi capita spesso che i film che all’improvviso mi vien voglia di vedere non siano su nessuna piattaforma: ma quello potrebbe essere un eccesso di snobismo da parte mia, o di sfiga da parte della vita, e quindi vabbe’. Molto più spesso, come a tanti, tantissimi, mi capita di entrare in crisi di fronte alla sovrabbondanza dell’offerta dei vari cataloghi quando si tratta di scegliere una cosa da vedere senza avere le idee troppo chiare da prima.
Fino a qui, probabilmente, sto dicendo delle banalità, ne sono consapevole. E però non è esattamente di questi piccoli problemi che tutti noi abbiamo nel nostro rapporto con le piattaforme che volevo parlare. Un po’ sì, ma non proprio, e non solo.

Il fatto è che per ragioni personali che sarebbe lungo e complesso stare a spiegare - la versione breve è: ho passato dei giorni a casa da solo - mi sono trovato spesso a fare una cosa di solito non faccio quasi mai: guardare la televisione. Dove per “guardare la televisione” intendo non solo lo stare seduto sul divano a fissare lo schermo dell’elettrodomestico (sul quale di solito scorre il film Netflix o MUBI che ho scelto di vedere), ma soprattutto il finire assorbito in quell’attività così desueta che è lo zapping, e il fermarmi a guardare quello che di interessante ho trovato saltabeccando casualmente tra i tanti canali messi a nostra disposizione dal digitale terrestre.

In questi giorni in cui ho guardato la televisione, ho notato due cose.
La prima - che comunque non è una novità, anzi non lo è affatto, ma fa sempre bene ricordarlo - è che in estate i canali televisivi, generalisti o tematici, mettono in palinsesto quelli che per loro sono probabilmente i fondi di magazzino (giacché in estate c’è meno pubblico e non vogliono sprecare i “pezzi grossi” del loro catalogo, che invece verrano trasmessi in autunno, e in generale ci sono meno trasmissioni, al cui posto vengono trasmessi film), ma che invece è il grande cinema - italiano e non - del passato che in altre stagioni, non si sa perché, non viene più tanto trasmesso.
A ben vedere, anche questa è un’osservazione un poco banale, ma abbiate pazienza, perché il bello deve ancora venire.

La questione è la seguente: se una sera tornare a casa, e accendendo la televisione vi capita di vedere che è appena iniziato - che so? La terrazza o Borotalco, Febbre da cavallo o Sentieri selvaggi, Basic Instinct o Il buono il brutto e il cattivo, Quattro matrimoni e un funerale o Viale del tramonto, ecco: scatterà in voi, cinefili appassionati, un magnetismo irresistibile che vi farà posare il telecomando, accomodarvi bene sul divano e proseguire la visione. Per non parlare poi dell’eccitazione che si prova quando, per caso, ci si trova di fronte a film mai visti prima, e che si rivelano splendide sorprese: in passato, un passato che ormai ha qualche decina di anni, mi capitava spesso: così ho scoperto robe come Tommy, Tetsuo, Musica per vecchi animali. Ma non è detto non possa capitare a tanti di voi anche oggi
Cosa voglio dire con questo? Forse semplicemente che, in termini di pura passione cinematografica, e forse in generale di qualità cinefila della visione, e sicuramente per una più serena gestione del proprio tempo libero, affidarsi al caso - a quel caso che si chiama “palinsesto televisivo” è meglio che non stare a scervellarsi per scegliere quale film vedere tra i millemila - non tutti memorabili, diciamo così - che affollano i cataloghi delle piattaforme.

Lasciare che siano altri, i palinsesti, a scegliere il film, specie in periodi così ricchi come questo estivo, è un atto di resistenza nei confronti della frenesia dei tempi moderni. Della pressione del mercato a stare appresso a tutto quello che c’è di nuovo in giro, della FOMO, del controllo occulto dell’algoritmo.
Perché anche in questo la tv aiuta: invece di fare come le piattaforme, e controllare quando noi mettiamo in pausa film o episodi, è l’interruzione pubblicitaria a decidere per noi. Quell’interruzione che un tempo, giustamente, era assai criticata perché “non si interrompe un’emozione”: ma erano tempi diversi, la nostra attenzione non era ancora andata in frantumi. E ora gli intervalli pubblicitari sembrano invece quasi tattici, fatti apposta per darci il tempo per andare in bagno, prendere un birra nel frigo, placare per qualche minuto la nostra ansia da doom scrolling. Poi il film riprende, l’emozione continua, e noi continuiamo a sentirci bene.
E domani, cos’è che fanno in tv allora, domani? Ah vedi. Quasi quasi io le disdico, ‘ste piattaforme.



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