Tra poco festeggeremo i 60 anni di Il colosso di Rodi, un kolossal peplum tutto italiano, esordio alla regia di Sergio Leone, ora approdato in streaming su Prime Video . Interpretato da Rory Calhoun, Lea Massari e Georges Marchal, uscì nelle sale italiane a fine agosto del '61, in un montato di 143 minuti che rimane la versione integrale voluta da Leone, riproposta sulla piattaforma. Il film ha infatti visto versioni ridotte sulle due ore distribuite in Francia e Spagna, frutto di accordi di coproduzione.
Il protagonista del Colosso di Rodi è un soldato greco di nome Dario, in visita a Rodi dove flirta con la bella Diala, figlia proprio del Carete di Lindo che ha appena finito di dirigere la costruzione del Colosso. Nel contesto, Dario si trova invischiato in uno scontro politico con la Grecia, perché Rodi avrebbe deciso di allearsi con i Fenici, invisi alla prima. Allo stesso tempo, Dario è avvicinato da alcuni ribelli che vorrebbero rovesciare Serse, il tiranno di Rodi.
Ma come nacquero il Colosso di Rodi e la carriera di Sergio Leone dietro alla macchina da presa? E quanto di vero c'era della statua realmente esistita? Scopriamolo insieme. Guarda subito Il colosso di Rodi su Prime Video
Il colosso di Rodi, come esordì alla regia Sergio Leone
Sergio Leone era un figlio d'arte, di madre attrice e di padre regista nonché attore: Roberto Roberti, nome d'arte di Vincenzo Leone, molto attivo all'epoca del muto, poi di fatto disoccupato in quanto antifascista nel Ventennio. Quando il padre si ritira verso la metà degli anni Cinquanta, Sergio è già avviato nell'ambiente, con all'attivo persino una comparsata in Ladri di biciclette (1948). Leone diventa via via più attivo all'inizio dei '50, sempre come aiuto-regista ma con una doppia identità: assiste grandi nomi nostrani come Carmine Gallone, Alessandro Blasetti e Mario Camerini, ma gusta i set americani in Italia, nelle seconde unità di Quo Vadis e Ben-Hur (collaborando al celebre duello delle quadrighe). Non così convinto di voler firmare un film, si ritrova a sostituire Mario Bonnard per terminare Gli ultimi giorni di Pompei (1959), risolvendo l'emergenza con la collaborazione di Sergio Corbucci, come lui cosceneggiatore del progetto.
In questo contesto, non stupisce che il primo lungometraggio accreditato al grande Sergio sia appunto un peplum, anzi un "sandalone", come scherzosamente definiva lui stesso il genere: Il colosso di Rodi (1961) nasce come rivistazione un po' ironica del filone prossimo al tramonto, girato con inventiva per supplire alle carenze di budget che non suggerirebbero un respiro da kolossal, comunque nel DNA di Leone, a prescindere. Il colosso di Rodi rimane l'unico peplum della sua carriera, perché il successivo Le aquile di Roma non fu mai realizzato, mentre Sergio teneva a battesimo lo spaghetti western con Per un pugno di dollari (1964).
Il colosso di Rodi, la storia vera
Il colosso di Rodi è un'enorme statua realmente esistita, completata nel 293 a.C. nella repubblica di Rodi, che aveva con successo respinto un attacco del re macedone Demetrio I Poliorcete e decise di celebrare il trionfo con quest'opera monumentale, raffigurante il dio protettore Elio. Progettata da Carete di Lindo, era un'evoluzione della sua già imponente statua di Zeus a Taranto: se quella era alta 18 metri, il Colosso di Rodi arrivò, ci dicono le cronache, a ben 32 metri. Anche simbolicamente, fu costruita usando le stesse impalcature dell'assedio di Demetrio. La statua era di pietra con anima di putrelle di ferro, rivestita di bronzo. Crollò intorno al 226 a.C. per un terremoto, ma anche "sdraiata" rimase un'attrazione per ogni visitatore, finché i conquistatori arabi nel 653 d.C. non la smembrarono. Si persero rapidamente le tracce dei singoli pezzi.
Il colosso di Rodi, alcune curiosità sul film di Sergio Leone
L'attore protagonista del Colosso di Rodi è il californiano Rory Calhoun, frequentatore del genere avventuroso e western: rimase in Italia anche l'anno successivo per il Marco Polo (1962) di Piero Pierotti e Hugo Fregonese. Leone tuttavia sulle prime non aveva scelto lui, bensì l'ancora più famoso John Derek (futuro marito della leggendaria Bo), ma tra i due ci furono molti scontri: John riteneva Leone troppo inesperto per un lavoro del genere, e avrebbe voluto dirigere di persona il film, oltre a interpretarlo. Non la spuntò, perché la troupe si schierò con Sergio. Già in Italia appunto per Marco Polo, Calhoun accettò di sostituirlo al volo, al punto da trovarsi in scena entro 24 ore dalla proposta!
Le coreografie furono curate da Carla Ranalli, divenuta signora Leone proprio durante la lavorazione.
Naturalmente girato in schermo panoramico 2.35:1, Il colosso di Rodi tuttavia non usava il Cinemascope canonico, ma una sua versione nostrana analoga chiamata Totalscope: da non confondere con l'economico Techniscope con cui Leone realizzerà i suoi "sporchi" western (caratterizzato da un fotogramma più piccolo), era un procedimento di ripresa anamorfico classico di alta qualità.
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