domenica 12 dicembre 2021

Inexorable: Fabrice Du Welz fra thriller erotico e noir sulla menzogna. L’intervista a regista.

Nella terza giornata del Noir in Festival 2021, il cinema in lingua francese è protagonista con un thriller che parla di scrittura, ispirazione, menzogne e di un'enigmatica e giovane donna che porta scompiglio, sospetto, erotismo e distruzione nella vita di un celebre scrittore che non riesce a cominciare il suo secondo libro. Inexorable, che arriverà nelle nostre sale distribuito da Koch Media, è la nuova regia del belga Fabrice Du Welz, che in qualche modo si rifà alle sue opere passate aprendo contemporaneamente nuove piste per il suo cinema del futuro. Nel ruolo principale, quello del mendace, velleitario ed egocentrico Marcel, troviamo Benoît Poelvoorde, un attore che ricordiamo per esempio nei panni dell'Onnipotente in Dio esiste e vive a Bruxelles. Al suo fianco, nella parte di sua moglie, che è figlia di un celebre editore, Mélanie Doutey. La ragazza del mistero, infine, che si chiama Gloria, è impersonata da Alba Gaïa Bellugi.

E’ carico di tensione Inexorable e ha un'ambientazione claustrofobica: una villa di campagna che, nonostante la grandezza, sembra schiacciare i suoi abitanti, o comunque renderli inquieti proprio come una casa stregata. A narrarci del film e delle sue atmosfere è arrivato a Milano Du Welz, che ci ha parlato del punto di partenza della sua storia:

"Inexorable è una reazione al film che ho girato subito prima e nasce dalla voglia di fare qualcosa di completamente diverso. La mia opera precedente era fortemente poetica, quindi questa volta avevo bisogno di una grande tensione. Non ricordo quale sia stato esattamente il punto di partenza, ma avevo voglia di una storia che mi permettesse di rispettare le tre unità: di tempo, di luogo e di azione. Mi piaceva inoltre l'idea di realizzare un thriller erotico che ricordasse i film che avevo adorato quando ero adolescente, ad esempio alcuni classici americani anni ’90, mescolandoli però al genere noir.

Se il personaggio di Gloria, che è carico di mistero, fosse un simbolo, che cosa rappresenterebbe?

Il personaggio di Gloria mi accompagna da diversi anni. Inexorable è il mio quarto film in cui c’è un personaggio femminile che si chiama Gloria, ma questa Gloria è la più terrificante di tutte e nello stesso tempo la più toccante, commovente. E’ un fantasma che si ripresenta ai vivi, l’incarnazione delle menzogne di Marcel, che ritornano indietro come un boomerang per far esplodere il castello di carta che l'uomo ha costruito. In tal senso Gloria è un personaggio cinematografico che forse abbiamo già visto, ma mi interessava raccontare l’intrusione nella vita di Marcel di questa giovane donna che manda in frantumi un ordine che sembrava avere una sua solidità.

La casa ha certamente la dignità di un personaggio cinematografico. Immagino non sia stato semplice scovarla…

E’ stato complicato trovarla, ma appena l'ho vista, ho capito che era quella giusta, però c'erano diversi problemi logistici da risolvere, prima di tutto perché gli spazi erano smisurati e ingombri di mobili, e non avevo abbastanza budget per poterli utilizzare come avrei voluto. Dopo un periodo di difficoltà, il mio operatore di macchina, lo scenografo ed io abbiamo scelto di non cambiare location, di svuotare gran parte dell'edificio. Avevo bisogno di una buona luce, che mi permettesse di lavorare sulla palette di colori che avevo in mente di utilizzare. La luce, inoltre, mi consentiva di valorizzare le scenografie e le performance degli attori, e l'apporto dei miei collaboratori è stato prezioso. Ci conosciamo da tempo e adesso il livello generale è diventato piuttosto alto.

Come ha voluto raccontare la violenza?

La violenza è sempre presente in questa storia, perché si tratta di una storia di bugie, di violenza morale. Nella vita reale non ho nessuna fascinazione per la violenza, ma come filmmaker la rappresentazione della crudeltà umana è una cosa che esercita sempre su di me una certa attrazione, e poi mi interessa esplorare i rapporti fra gli esseri umani, specialmente fra uomini e donne, in particolare quelli violenti. Qui c'era qualcosa che doveva assolutamente scoppiare. La menzogna su cui si regge il film è gravissima, imperdonabile e quindi deve venire alla luce con prepotenza. Di solito non programmo tutto ciò che faccio e mi affido all’istinto, ma qui mi sembra di aver messo l’accento su cose di cui probabilmente parlerò nei miei prossimi film, anche se in contesti diversi e con modalità diverse. La violenza per me è come il sesso, o come l’amore: fa parte della nostra natura e quindi non possiamo che confrontarci con essa, almeno nelle nostre forme d’arte, cercando di evitarla il più possibile nella vita, a maggior ragione nel mondo di oggi.

Marcel è attratto da Gloria anche perché ha di fronte una donna debole, indifesa. Succede anche nella vita che gli uomini perdano la testa per donne insicure, fragili, che non li mettono in discussione. Cosa pensa lei di questo?

Ci tengo a dire che non è assolutamente il mio caso. Quello che è certo è che nella nostra storia il personaggio di Marcel all'inizio non è attratto da Gloria, che è davvero timida e introversa. Marcel è un uomo che adora essere adulato, che ha un ego smisurato, che pecca senz'altro di vanità. Ha un rapporto di coppia che dura da tanto tempo ma che non è equilibrato. Si capisce subito che è un proletario, che ha avuto fortuna perché ha sposato una donna dell'alta borghesia. E’ un arrampicatore sociale ed è arrivato in alto, e il suo status lo rende potente, anche se da un punto di vista sessuale può soddisfare sua moglie solo se diventa un dominatore. Con questa giovane donna che lo ammira Marcel riscopre il desiderio, avverte uno slancio di vitalità e sensualità. Comunque non sono sicuro che la maggior parte degli uomini si senta attratta dalle donne deboli, a me per esempio non succede. Ma ciò che accade nel film è comprensibile perché Marcel potrebbe essere in qualsiasi momento distrutto dalla moglie tanto economicamente, quanto socialmente e intellettualmente, e il fatto di avere a portata di mano, per così dire, una donna più fragile, la rende poco a poco sempre più un oggetto del desiderio per lui, e confesso che posso comprendere un simile meccanismo mentale.

Marcel non riesce a trovare un'idea per il suo nuovo libro. Lei ha mai avuto un blocco creativo? Teme di perdere un giorno l’ispirazione?

Non ho mai avuto crisi di ispirazione, al contrario trabocco di un’energia che devo cercare di incanalare, e non è sempre facile. Se non fossi così, avrei certamente timore dei blocchi creativi. E’ una situazione molto comune. L'abbiamo incontrata tante volte nei film, ma penso che sia comunque interessante vedere uno scrittore o un artista in balia di se stesso o in crisi. Inexorable, però, racconta di altro, e cioè di un bugiardo patologico. Forse non sono adatto a parlare del mio film in questo senso,  ma ciò che ho amato molto nell’interpretazione di Benoît è stata la sua capacità di rendere un uomo ignobile come Marcel a suo modo toccante, perché, in fondo, tutti possiamo riconoscerci nella sua ignominia, almeno noi uomini. Non so le donne, ma gli uomini certamente sì.



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