A sette anni da Still Life, suo folgorante esordio, Uberto Pasolini ha diretto Nowhere Special - Una storia d'amore, che arriva nelle sale l'8 dicembre distribuito da Lucky Red. Presentato alla settantasettesima Mostra d'Arte Cinematografica di Venezia nella sezione Orizzonti, ha il pregio di essere un'opera sincera, tenera e commovente, una celebrazione della vita e del legame, spesso fortissimo, che unisce un padre e un figlio. Con protagonisti James Norton e il giovanissimo Michael Lamont, il film è un’istantanea colorata del momento più difficile della vita di un uomo, una riflessione sulla pietas e la solidarietà, un atto d'amore verso i bambini, che, con i loro occhioni spalancati, ci guardano anche quando non ce ne accorgiamo. Nowhere Special è anche un mirabile esempio di un cinema in punta di piedi in cui si avvertono cura e dedizione, un cinema "percorso" quando ci sono la giusta ispirazione e una bella storia, che nel nostro caso è una storia vera.
Nowhere Special: la trama e il trailer
Nowhere Special segue la vicenda di John, un lavavetri trentacinquenne che ha un bambino di quattro anni di nome Michael. La madre del piccolo li ha abbandonati poco dopo la nascita di quest'ultimo, e padre e figlio si adorano. Purtroppo John ha una grave malattia, e allora si adopera per trovare una famiglia che possa crescere e amare il bambino dopo che lui non ci sarà più. Aiutati dai servizi sociali, John e Michael si imbattono in coppie e genitori single di ogni tipo, e mentre il tempo stringe e John non sa decidersi se lasciare a Michael una scatola dei ricordi, fare una scelta diventa un imperativo categorico.
Uberto Pasolini: un padre alle prese con una storia reale
Per Uberto Pasolini il cinema è molte cose, ma in particolare è uno strumento per capire di più la vita e interrogarsi su se stesso non soltanto come artista ma come uomo. La storia di John e del piccolo Michael è vera e il regista l’ha letta in un articolo di un quotidiano inglese, e l'Inghilterra, si sa, è da tempo la sua patria. A colpirlo e a fargli decidere di girare il suo secondo film è stata la complessità delle circostanze in cui il protagonista dell’articolo si veniva a trovare. Ma non solo. Come John, anche Uberto è un papà. "Io sono un genitore" - ha dichiarato a questo proposito. "Ho tre figli ormai ventenni. Ho provato a capire cosa volesse dire essere in quella situazione, come mi sarei comportato se fosse capitata a me. Ho contattato i servizi sociali che si occupavano del caso. Il padre aveva 35 anni, non aveva una famiglia sua, non aveva storie d'amore e la sua unica storia d'amore era con il figlio".
Pasolini ha fatto ricerche sulle adozioni e si è chiesto come sarebbe stato avere un figlio adottivo e soprattutto cosa avrebbe cercato in una famiglia disposta ad accogliere una delle sue figlie. Nella sceneggiatura, inoltre, Uberto ha messo qualcosa dei suoi ricordi di padre, ormai abbastanza lontani. Così nel film sono finiti i pidocchi che ogni tanto tormentavano le sue bimbe, attaccati da qualche amichetto di scuola. Dopo essere rimasto in compagnia della sua storia per il tempo delle riprese e del montaggio, il regista si è affezionato ai suoi protagonisti e ha confessato di amarli come persone vere.
La vita e la morte
Proprio come Still Life, Nowhere Special affronta il tema della morte, non per esorcizzare il timore che la signora di nero vestita e armata di falce arrivi inattesa, ma perché la morte è parte integrante della nostra esistenza. Allo stesso modo di Still Life, Nowhere Special si sofferma su chi resta, o meglio su chi ancora assapora le gioie della vita, seppur caratterizzata dalla solitudine, dalla scarsità di mezzi economici o da una malattia che non fa sconti. Ma se il film con Eddie Marsan si apriva con la veduta di un cimitero e con un montaggio di scene di funerali che somigliavano a quello della Eleanor Rigby dell’omonima canzone dei Beatles, Nowhere Special comincia con il cielo azzurro, il sole che si riflette sul vetro di una finestra, con scene di confortante quotidianità e soprattutto con un padre che torna a casa dal suo bambino. Se ci pensate, non c'è niente che celebri la vita più di un bambino piccolo, ed è per questo che il film è un inno alla vita, al tempo che rimane e di cui bisogna approfittare. Anche Still Life lo era, perché attraverso gli oggetti, le fotografie e i discorsi di commiato scritti dal protagonista si soffermava su scampoli di vissuto e non cancellava la memoria di individui anonimi. Qui, però, i cuori palpitano con più urgenza, perché l’abbandono delle terrene cose è vicino. "L'idea iniziale era quella di fare un film sulla vita" - ha spiegato Uberto Pasolini - "e raccontarla nelle sue piccole cose quotidiane che ci accomunano. E’ impossibile parlare della vita senza la morte”.
Anche il sottotitolo del film, "Una storia d’amore”, preannuncia che si parlerà del sentimento che più è contrario alla morte, tanto che se la parola avesse una t al posto della a, i due termini sarebbero uno l'anagramma dell'altro. A sottolineare il pulsare del cuore di Nowhere Special è poi la fotografia, che, al contrario di quanto avveniva in Still Life, è calda e contraddistinta da tinte vivaci, in primis il celeste e il rosso. Infine, lo stile asciutto, la mancanza di retorica e un'unica scena in cui la malattia mostra la sua violenza impediscono a chi guarda di prefigurarsi il lutto e magari cominciare a elaborarlo. E comunque lo spettatore si identifica con John e Michael. "Volevo fare un ritratto di una vita non speciale in cui tutti potessero riconoscersi” - ha detto Pasolini, che ha cercato la strada della dolcezza, dei toni leggeri, degli sbalzi di emozioni, evitando come la peste il melodramma.
La scelta di James Norton
Soltanto un attore molto bravo avrebbe potuto interpretare John, un personaggio che comunica spesso attraverso gli sguardi, i gesti e i silenzi. James Norton era perfetto per questo arduo compito, perché, a detta di Uberto Pasolini "esprime molte cose senza recitare, senza dialoghi, senza drammi, ed è capace di restituire una vita interiore". Il regista, inoltre, voleva un uomo bello, prestante e forte, un po’ perché non aveva nessuna intenzione di dare a John l'aspetto e le movenze di un malato, e un po' perché la prestanza del personaggio rende ancor più nobile la sua scelta di dedicare la propria vita al figlio. Insieme, Pasolini e Norton hanno fatto un lavoro di sottrazione, affinché il secondo si mantenesse sottotono e all'insegna della leggerezza, nonostante il dramma raccontato. Norton, che nel 2019 abbiamo visto in Piccole Donne nel ruolo di John Brooke, ha confessato di non aver fatto visita a famiglie adottive mentre preparava il personaggio. "Avevo due compiti da portare a termine - ha spiegato. "Dovevo imparare l'accento di John e imparare a lavare le finestre! Uberto era severissimo su questo aspetto". James ha molto amato la sceneggiatura. Non ha figli, ma è riuscito a essere credibilissimo come papà, anche se sul set ogni tanto è stata dura per lui.
Michael Lamont: un piccolo grande attore
Nowhere Special segna il debutto davanti alla macchina da presa del piccolo Michael Lamont. Prima di trovare il suo Michael, Uberto Pasolini ha provinato, a Belfast, circa 100 bambini, poi è incappato nella perfetta incarnazione del secondo protagonista di Nowhere Special. Fin dal principio, il regista era sicuro di volere un attore esordiente e "che non avesse neppure lavorato con la sua maestra di scuola".
Se Lamont ci ha regalato un'ottima performance, il merito è anche di James Norton, al quale Pasolini ha chiesto di trascorrere del tempo con il bambino. L'attore non se l'è fatto ripetere due volte e ha passato giorni e giorni con Michael: "Per prepararmi alla parte e creare un legame con lui ho cercato di conoscerlo meglio. Siamo andati più volte a cena insieme alla sua famiglia e abbiamo giocato nella sua cameretta. La chimica che si vede sullo schermo è reale, è il risultato di questo rapporto". In effetti c'è un'intesa incredibile fra i due compagni di set e il fatto che le scene che li vedono protagonisti siano spesso dei piani sequenza ne è una perfetta dimostrazione e ci dà la misura del talento di entrambi.
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