sabato 11 dicembre 2021

Diabolik: prima dei Manetti, Mario Bava - Il film del 1968 che è un irresistibile caleidoscopio pop

Diabolik è nato nel 1962. L'ha inventato Angela Giussani, che poi ha scritto le storie dei fumetti per una vita, assieme alla sorella Laura. E le sorelle Giussani sono due che meriterebbero un film a parte: perché a vederle - e volendo le potete vedere nel docufilm di Giancarlo Soldi Diabolik sono io, o in questa cosa qui su RaiPlay, oppure potete ascoltare la loro storia nel podcast di Chiara Tagliaferri Les Diaboliques - quelle due borghesissime sciure milanesi tutto sembravano tranne che le autrici di quello che è diventato il capostipite indiscusso di tutto il fumetto nero italiano.
In tempi brevissimi, Diabolik divenne un successo clamoroso, un vero e proprio fenomeno di costume di portata sovranazionale.
Non sorprende quindi che già alla fine degli anni Sessanta il cinema si sia interessato a lui: specie se consideriamo che in quel periodo di esplosione della pop culture cinema e fumetto (che, guarda caso, sono entrambe arti sequenziali e vedono coincidere l'anno della loro nascita convenzionale, il 1895) avevano già incrociato le loro strade. Nel 1966 infatti era stati realizzati sia Kriminal di Umberto Lenzi (ispirato al fumetto di Magnus & Bunker nato proprio sulla scia di Diabolik) che Modesty Blaise di Joseph Losey, con Monica Vitti nei panni dell'eroina delle strisce di Peter O'Donnell, mentre del 1968 è il Barbarella di Roger Vadim con Jane Fonda, ispirato alle storie di Jean-Claude Forest.
A produrre Barbarella fu, guarda caso, lo stesso che nello stesso identico periodo si mise in testa di portare Diabolik al cinema: il vulcanico Dino De Laurentiis. Il quale, dopo aver provato con Tonino Cervi, scelse come regista, su suggerimento di Corrado Farina, un genio visionario del nostro cinema come Mario Bava.
E Bava, con a disposizione un budget assai superiore a quelli cui era abituato, 200 milioni di lire, lavorò al film con la consueta inventiva, arrivando a fine riprese senza aver nemmeno speso tutti i soldi che De Laurentiis gli aveva messo a disposizione.



Con John Phillip Law (inespressivo, ma con occhi e sopracciglia perfette) nei panni di Diabolik ed una sensualissima Marisa Mell in quelli di Eva Kant (ma all'inizio sul set era arrivata nientepopodimeno che Catherine Deneuve, che però Bava non digerì), il Diabolik di Bava, noto all'estero col titolo di Danger Diabolik, è un caleidoscopio ultrapop nel quale non è tanto la trama a contare - una trama che è episodica, pretestuosa, fantasiosissima - quanto l'immagine che è figlia della rilettura baviana dell'estetica fumettistica e non di quel periodo.
Già perché in Diabolik Bava mette sia il fumetto delle Giussani (pur costretto, controvoglia, a limitare gli aspetti più cupi e violenti del personaggio) che il pop dei titoli citati e il camp della storica serie tv di Batman di William Dozier, senza tralasciare le influenze che arrivavano dai film di James Bond.

Non è affatto casuale, in questo senso, senza contare alcune chiare citazioni da Goldfinger, la presenza nei panni del villain di Adolfo Celi, che solo due anni prima era stato Emilio Largo in Thunderball (Operazione tuono), mentre Michel Piccoli, il Ginko del film, è lì in quota coproduzione francese.
E c'è spazio pure per un pizzico di anarchica ribellione, con Diabolik - uno che comunque non è di certo un anti-capitalista, ma anzi una sorta di Paperone sessuato che nei dollari non nuota ma ci fa l'amore con la sua Eva - che viene considerato una specie di Robin Hood (mah...) e che fa saltare in aria tutti i palazzi del fisco finendo per liberare gli abitanti di Clerville dalla schiavitù delle tasse.

Di certo non il miglior film di un regista tutto da vedere e rivedere (molti suoi film sono su Prime Video), e inevitabilmente datato per via delle scelte estreme in fatto di estetica, il Diabolik di Bava - che potete vedere in streaming su TimVision - è un film che però ancora oggi lascia a bocca aperta per le soluzioni visive che propone, per la libertà assoluta dello sguardo e la capacità di mescolare senza soluzione di continuità toni e registri, per la carica erotica regalata al personaggio di Marisa Mell.

Mettiamoci pure le musiche di Ennio Morricone, i costumi di Luciana Marinucci e Giulio Coltellacci, e le scenografie di Flavio Mogherini, e il quadro è completo.
Anzi no: mettiamoci pure che i Beastie Boys hanno modellato su questo film il video di "Body Movin'"; che Roman Coppola lo ha citato come ispirazione visiva per il suo CQ; e che l'album d'esordio della band di Mike Patton Fantômas è stato anche lui ispirato a questo film, e che proprio Fantômas (il personaggio) pare sia stato d'ispirazione ad Angela Giussani per la creazione di Diabolik.
Il cerchio si chiude. Sta ora ai Manetti riaprirlo.





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