lunedì 13 dicembre 2021

Arriva il Diabolik 'classico' dei Manetti Bros: "la versione delle sue storie che ci immaginavamo"

Da un lato i fratelli Manetti, tra gli autori più pop del nostro cinema, solitamente coloratissimi, dinamicissimi, musicalissimi.
Dall’altro, Diabolik, storico fumetto tutto italiano, rigorosamente in bianco e nero, serio e severo, sebbene avvenuroso.
Ebbene, chi si aspettava un film “fumettoso” nel senso più banale e comune del termine, magari ammiccante al pop della versione di Mario Bava, si troverà davanti a una grande sorpresa. Perché il Diabolik che, dopo una lunga attesa causa Covid, debutterà il 16 dicembre nelle sale italiane, affrontando a viso aperto e testa alta molti dei blockbuster americani delle feste (Arrampicamuri in primis), è un film rigorosamente classico, filologicamente correttissimo, saldamente ancorato a quell’estetica cinematografica degli anni Sessanta che col pop non ha nulla a che fare, ma che casomai guarda a più certi titoli di Alfred Hitckcock, esplicitamente citato in un paio di scene, meno dichiaratamente in altre.
“Sì, abbiamo volutamente guardato al cinema classico, girato un film diverso dai nostri altri”, racconta Marco Manetti. “Un regista non deve fare solo sé stesso: noi Diabolik lo sentivamo così, e abbiamo girato la versione cinematografica delle sue storie che ci immaginavamo, e che era esattamente questa”.

Diabolik: il trailer

Diabolik non è Diabolik senza Eva Kant

Sceneggiato dai Manetti Bros assieme al fumettista Michelangelo La Neve, che con loro aveva lavorato anche a Song'e Napule
e Ammore e malavita, oltre che a un episodio di Coliandro, Diabolik si ispira allo storico numero 3 del fumetto ideato dalle sorelle Giussani, intitolato “L’arresto di Diabolik”, pubblicato nel 1963, e all’albo del 2012 “L’arresto di Diabolik: il remake” dove Mario Gomboli e Tito Faraci allargavano e svelavano retroscena di quella storia. “Abbiamo cercato di essere fedeli al fumetto, al numero 3 ma non solo”, commenta Marco Manetti, “ma abbiamo anche scoperto che in un film del genere la fedeltà non esiste: quando metti in scena un fumetto metti scena quella che è la tua visione, che è per forza diversa da quella di un altro. Detto questo ci sono nel film molte inquadrature che sono volutamente copiate da quelle del fumetto”.
Per chi avesse meno familiarità con le storie del personaggio, quel fatidico numero 3 è quello che contiene la storia in cui Diabolik diventa realmente Diabolik incontrando per la prima volta Eva Kant: “Lo abbiamo scelto per vari motivi, ma tra questi sicuramente l’apparizione di Eva”, dice Antonio Manetti.
Nei primi due numeri del fumetto al fianco del protagonista c’era Elizabeth, una donna in qualche modo succube, ignara della fino ad allora della vera identità del suo compagno, che nel film è interpretata da Serena Rossi. “L'arrivo di Eva cambia totalmente il fumetto”, continua Antonio, “dimostrando come a quelle storie serviva una compagna che forte quanto Diabolik".
“È il numero in cui il personaggio si tramuta da Fantomas nel Diabolik che conosciamo”, commenta Marco. “Diabolik è Diabolik più Eva, non esiste senza di lei".

Eva, femminista prima delle femministe

Nei panni di questo personaggio così fondamentale, i Manetti hanno voluto Miriam Leone, che ha gli verdi come smeraldi come nei fumetti e sfoggia con innata eleganza il leggendario chignon biondo che è un tratto identitario irrinunciabile di Eva Kant, e che ogni tanto i Manetti sembrano utilizzare per citare La donna che visse due volte.
Più che alla Eva dei fumetti, mi sono ispirata alle Giussani”, racconta la Leone. “In qualche modo sono state con me sul set e hanno tratteggiato con me questa Eva. Loro, da donne, avevano creato una figura di donna che non è al servizio di nessun uomo, che è un pianeta e non è un satellite. Eva e Diabolik sono personaggi alla pari, due forze che si riconoscono e si attraggono, e quando ho letto questo copione ho pensato come sarebbe bello se anche in altri film ci fossero personaggi femminili così forti”. Per la Leone, che dichiara anche un’ispirazione al “ghiaccio bollente” di Grace Kelly e di altre bionde hitchcockiane, “Eva è una femminista prima del femminismo, prima del ‘68”.

L'idea di Diabolik e quella di Ginko

Se Mirian Leone è Eva Kant, Luca Marinelli presta invece il suo sguardo intenso e azzurrissimo al protagonista maschile del film. L’attore racconta di essersi documentato leggendo i fumetti, ma reputa anche “sano non essere schiavi di quel lavoro di documentazione, perché altrimenti finisci con l’essere vittima di un senso di responsabilità gigantesco. Allora ho voluto raccogliere le informazioni che mi servivano ma poi creare un’idea mia di quel personaggio, un’idea che, unita a quella dei Manetti, ha dato vita a questo Diabolik”.
Chi invece i fumetti non li ha proprio sfogliati è stato Valerio Mastandrea, che nel film dei Manetti è il grande antagonista di Diabolik, un determinato ma pacato e riflessivo ispettore Ginko: “Non mi sono documentato, mi sono tenuto l’immagine di Ginko che avevo da bambino quando leggevo i fumetti tenendo per Diabolik, e il personaggio me lo sono inventato” spiega l’attore romano. “Oggi mi chiedo quando Ginko sia come Diabolik, o quanto voglia essere come lui: io penso che in realtà lui non lo voglia prendere, e che si serva della legge e dei suoi limiti per non acciuffarlo”.

Diabolik, il nuovo film diretto dai Manetti Bros, con Luca Marinelli, Miriam Leone e Valerio Mastandrea, sarà nei cinema dal 16 dicembre 2021, distribuito da 01 Distribution



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