C'è un film che più di ogni altro può spiegare a tutti l'essenza del karma, termine indiano che in una parola sola descrive filosoficamente la legge causa-effetto. Le azioni che compiamo, le frasi che diciamo, il modo in cui ci comportiamo hanno tutti conseguenze dirette su altre persone. Se la nostra condotta è riprovevole, prima o poi dovremo renderne conto. Questa è la riflessione alla base della storia di Groundhod Day, concepita da Danny Rubin e sceneggiata da Harold Ramis che l'ha anche diretta per il cinema. Tutti conosciamo bene questo film, intitolato Ricomincio da capo in italiano e uscito nelle sale americane 30 anni fa, il 2 febbraio 1993, una commedia esilarante e sorprendentemente ricca di significati.
Il loop temporale nel quale si trova imprigionato il protagonista Phil Connors, costretto a rivivere all'infinito lo stesso giorno, è l'elemento portante su cui la storia costruisce la propria filosofia. Questo sarcastico ed egocentrico meteorologo ha ancora molte lezioni da imparare dalla vita che, per qualche misterioso motivo, si accanisce su di lui lasciando che si faccia artefice del suo destino in un arco di tempo, infinito per lui, delle stesse 24 ore per tutti gli altri. Quando avrà compreso che su questo pianeta dovremmo aiutarci tutti gli uni con gli altri, troverà la redenzione e sarà libero di rinascere. Naturalmente Ricomincio da capo, adorato dai buddisti, non sarebbe mai stato celebrato così a lungo se a incarnare magnificamente quel personaggio non fosse stato qualcuno che forse Phil Connors lo era un po' lui stesso, Bill Murray.
Il giorno della marmotta preso alla lettera: un docente universitario vede Ricomincio da capo in loop per un anno
Questi recenti anni di pandemia in cui tutti noi, chi più chi meno, siamo stati costretti in casa da diversi lockdown, hanno solleticato le nostre menti portandole talvolta all'elucubrazione massima. Ognuno ha retto come meglio ha potuto e quella sensazione di ripetitività da Groundhog Day, senza che ci fosse una marmotta a predire altre settimane di neve in Pennsylvania, ce la siamo trovata addosso. Così un certo Adam Daniel, docente universitario della Western Sidney University, si è spinto verso la fusione estrema tra realtà e finzione decidendo che avrebbe guardato Ricomincio da capo tutti i giorni, per un anno. Così ha fatto e qui sotto potete leggere il suo resoconto pubblicato sul magazine online The Conversation e intitolato "Il piacere e il dolore della cinefilia: cosa è successo quando ho guardato Ricomincio da capo ogni giorno per un anno":
Vivere in lockdown mi dava frustrazione, noia, come se il progresso si fosse arrestato. Questa circostanza ha creato un'opportunità per sottopormi a una sfida molto insolita: guardare lo stesso film una volta al giorno, tutti i giorni, per un anno. Da studente di cinema e cinefilo, volevo trovare un film che potesse sostenere questo tipo di visione e capire che cosa uno spettatore traesse dall'esperienza. Ricomincio da capo ne era il naturale candidato. Un lunedì mattina di settembre 2021 mi sono seduto sul divano e ho premuto play.
Nel primo mese, il mio primo interesse era la narrazione. Come molto altri spettatori, mi domandavo quanto tempo Phil fosse rimasto in quel loop (la mia stima era sui 30 anni, che si colloca tra i 10 offerti dal regista Harold Ramis e i 10 mila previsti dal testo originale di Danny Rubin). Mi sono chiesto quanto fosse credibile che Rita (il personaggio di Andie MacDowell) si innamorasse di Phil avendolo conosciuto bene solo in un giorno. Mi sono domandato quanto l'interpretazione di Murray fosse improvvisata (nelle parole di Rubin, "alcune sfumature" ma in proporzione meno di quanto si creda).
A poco a poco, la mia familiarità con la narrazione mi ha portato a spostare l'attenzione. Le ulteriori visioni sono diventate esplorative. Ho cercato di scoprire dettagli che lo spettatore medio potrebbe non aver notato. Ho iniziato a individuare la doppia apparizione di alcune comparse da una scena all'altra, costruendo le mie storie attorno alle loro identità. Mi sono accorto che il ragazzo su una sedia a rotelle sullo sfondo della scena dell'ospedale è lo stesso ragazzo che Phil salva ogni giorno evitandogli la frattura della gamba.
Ho consumato tutto il materiale extra sul film. La sceneggiatura di Rubin e il commento al film, la monografia dettagliata del critico cinematografico Ryan Gilbey e il commento di Harold Ramis sono stati tutti illuminanti. Col senno di poi, mi rendo conto che stavo seguendo la mia naturale inclinazione di studioso, per cercare di comprendere qualcosa in modo più completo immergendomi più profondamente dentro di esso. E poi ho raggiunto la stasi.
A metà percorso, la mia visione si era spostata in una modalità di catalogazione e memorizzazione. I bollettini meteorologici di Phil Connors mi passavano per la testa spontaneamente e mi ero costruito una mappa mentale di Punxsutawney. Ero certo che avrei portuto dare indicazioni a un turista. Poi ho iniziato a parlare con il film mentre scorreva sulla TV.
Alcuni giorni, la visione sembrava una maledizione. Quando Rita scopre il dilemma di Phil, dice: "Forse non è una maledizione. Forse dipende dal punto di vista". Il mio cambio di prospettiva è entrato in gioco negli ultimi tre mesi. Mi sono ritrovato a tornare alla modalità di visione esplorativa, incoraggiato dalla condivisione e dalla discussione di teorie con altri a cui è piaciuto il film, ma che non erano abbastanza pazzi da guardarlo centinaia di volte.
Nuove teorie emergevano. Avevo deciso che il barista del Pennsylvanian Hotel fosse chiaramente consapevole della difficile situazione di Phil (notate il suo sguardo malizioso e la velocità rapidità con cui serve i loro drink preferiti) e che uno dei cittadini di Punxsutawney avesse chiaramente una relazione, come si può vedere mentre visita la festa della marmotta con sua moglie e il banchetto con l'amante. Non sono il primo a proporre letture alternative del film, ma ho capito nel mio ultimo tratto di visione che un film può trasformarsi con noi, rivelando nuovi strati di visione in visione.
Negli ultimi anni, molti studiosi hanno esaminato la pratica della visione ripetuta, in particolare con l'arrivo dei dispositivi che ci danno la flessibilità per vedere ciò che vogliamo, quando e dove vogliamo. La teorica del cinema Barbara Klinger suggerisce che i film a noi familiari abbiano la capacità di diventare nostri "amici" e ha introdotto il termine "cinema karaoke" per descrivere la gioia di una profonda familiarità e citazione, sostenendo che questa esperienza fornisca al pubblico un elemento di conforto e di padronanza. La mia esperienza certamente conferma le sue affermazioni.
Guardare Ricomincio da capo ogni giorno per un anno mi ha permesso di apprezzare molto di più come un film possa contenere connessioni, in particolare quelle che scegliamo di rivivere continuamente. L'eredità di Ricomincio da capo può essere vista nel fascino ricorrente della narrazione del loop temporale in programmi TV e film come Palm Springs, Russian Doll e Auguri per la tua morte. E, come ogni meritevole opera d'arte, può anche sostenere la propria profonda riflessione e rivelare al curioso osservatore le proprie sfaccettature e dimensioni. Arrivato al traguardo ero euforico e ho festeggiato con un'ultima visione sullo schermo cinematografico. Ho la sensazione che ci vorrà del tempo prima che riveda il film, ma è confortante sapere che sarà lì quando sarò pronto, come un vecchio amico che accoglie i suoi ospiti.
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