Bouli Lanners è un attore. Ma è anche uno sceneggiatore e un regista. In questo caso, nel caso di Nessuno deve sapere, anche produttore.
Questo è il suo quinto film da regista, che arriva dopo titoli apprezzati e premiati come Eldorado Road, Un’estate da giganti e Les premiers, les derniers. E questa volta Lanners si è allontanato dal Belgio, il suo paese, per andare a raccontare una storia ambientata su di un’isola sperduta e selvaggia delle Ebridi, in Scozia.
Lì si è andato a rifugiare Phil, che è interpretato proprio da Lanners e che come lui viene dal Belgio. Phil è un omone silenzioso, che lavora come manovale in una grande fattoria, badando alle pecore, riparando staccionate e recinti, in compagnia di Brian nipote del rigido fattore Angus.
Poi un giorno Phil ha un ictus, si risveglia ma privo di memoria, ed è allora che Millie, soprannominata “la regina di ghiaccio” dagli abitanti dell’isola, zia di Brian e figlia di Angus, inizia con discrezione a prendersi cura di lui, finendo anche col rivelargli che loro, prima di quell’ictus, erano legati da una relazione segreta.
Tra Phil e Millie, allora, la scintilla scocca nuovamente, ma la donna ha detto la verità o no? E perché? E se a Phil tornasse la memoria, cosa accadrebbe?
Dominato dagli splendidi e maestosi scenari naturali dell’Isola di Lewis, sferzati da un vento costante, e dai silenzi e i primi piani di Phil e della Millie interpretata da una magnetica Michelle Fairley, stella di Game of Thrones, Nessuno deve sapere è un film dai tempi quasi solenni e dall’umanità semplice e profonda, raccontata con un pudore rigoroso e austero.
I suoi misteri sono relativi, perché non è su quelli, o sulla bella storia d’amore tra i due protagonisti, che Bouli Lanners racconta con grande delicatezza, che il belga ha voluto porre gli accenti più rilevanti.
È chiaro infatti da certi dialoghi tra Phil e Brian, dalle motivazioni di Millie, dalle evoluzioni della pur essenziale trama del film che riguardano il destino di un cane, o il rapporto di Phil con il padre e il fratello, che Nessuno deve sapere è un film che parla di occasioni perdute, e di altre da non perdere.
Un film che ci invita, con garbo ma con decisione, a non sprecare il nostro tempo in una vita che è comunque sempre troppo breve, e non rinunciare per orgoglio, o paura, o pudicizia, ad aprire il nostro cuore e i nostri pensieri alle persone che ci stanno a cuore. A vivere la vita senza rancori, senza rimorsi, senza rimpianti, scegliendo quel che vogliamo veramente, col coraggio di dichiararlo apertamente.
Lanners azzecca i volti, i luoghi, i tempi e i modi. Il suo è un film semplice ed essenziale, a tratti aspro come la natura delle Ebridi, ma che porta con e dentro di sé tutto il calore di quella cosa chiamata comunità, e ancor di più dei gesti e delle parole. Parole e gesti che sono pochi, e misurati, e per questo ancora più pesanti e deflagranti. Come quando il ruvido patriarca concede un ringraziamento inaspettato al suo dipendente straniero, o come quando Millie, in un finale asciutto e commovente, pronuncia una battuta finale carica di significato e di sentimento che chiude il film nel miglior modo possibile.
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