martedì 4 agosto 2020

La storia dello Chateau Marmont da leggendario hotel di Hollywood a club privato

Fa discutere in questi giorni la decisione di André Balasz, attuale proprietario dello Chateau Marmont, mitico hotel hollywoodiano costruito nel 1929, di trasformarlo in esclusivo club privato. Anche se, commentano i più, di fatto si tratta solo dell'ufficializzazione di una situazione in atto già da tempo. Ad accelerare la decisione – che Balasz considerava già da tempo - sono stati gli effetti del coronavirus, che ha visto il crollo delle prenotazioni e il licenziamento di gran parte dello staff. Del resto non è la prima volta che questa splendida costruzione, coi suoi rinomati bungalow, sale agli onori (o sarebbe meglio dire ai disonori) della cronaca, essendo da sempre testimone di crimini passionali, orge, party a base di droghe, con qualche occasionale vittima. Su questo surrogato hollywoodiano dell'Overlook Hotel esiste anche un libro intitolato “The Castle on Sunset: Life, Death, Love, Art, and Scandal at Hollywood’s Chateau Marmont”, scritto da Shawn Levy. Lo stesso Levy racconta che nel 1976 l'hotel era stato acquistato da nuovi proprietari con l'intenzione di abbatterlo (si sa, in America pochissime cose hanno il privilegio di invecchiare). Paradossalmente – e in modo macabro – fu la morte nel bungalow numero 3 di John Belushi nel 1982, per un'overdose procuratagli da Cathy Smith, a rilanciarne le sorti. Molti da allora chiesero di affittare il luogo dove era morto il grande comico, incluso l'artista Jean Michael Basquiat, e il musicista funk Rick James, fortunatamente salvato dopo un'overdose nello stesso posto. Ma qual è la storia dello Chateau Marmont e perché dispiace vederlo destinato per sempre ad un uso privato per americani abbienti? Proviamo a riassumerla.

La nascita dello Chateau Marmont

In realtà quello che sarebbe diventato il più celebre hotel hollywoodiano nacque come palazzo di appartamenti. La decisione di costruirlo fu di un avvocato di Los Angeles, Fred Horowitz, nel 1926. L'ispirazione gli era venuta durante un viaggio in Europa, dove aveva visitato un castello sulla Loira, sulle cui foto venne creato il modello del futuro palazzo. L'incarico di costruirlo venne affidato a un cognato di Horowitz, l'architetto Arnold A. Weitzman. L'edificio, completato e inaugurato nel 1929, aveva una struttura a elle, era alto sette piani e prese il nome dalla strada che lo incrociava. Dal momento che gli affitti erano molto costosi e di mezzo ci si mise la Grande Depressione, Horowitz nel 1931 vendette l'edificio a Albert E. Smith, co-fondatore dei Vitagraph Studios, che lo convertì in hotel. Gli appartamenti vennero trasformati in ampie suite e la prima direttrice dell'albergo fu un'ex attrice del muto, Ann Little.

Prima della sua morte nel 1940, quando venne assunto da Hollywood come sceneggiatore, ci abitò a lungo nel periodo più buio della sua carriera. assieme a colleghi e star del cinema, il grande scrittore americano Francis Scott Fitzgerald. Durante la seconda guerra mondiale lo Chateau Marmont servì come rifugio antiaereo e dal 1942 al 1963 venne gestito da un banchiere tedesco, Erwin Brettauer, che aveva finanziato i film della Repubblica di Weimar e che lo aprì per la prima volta alla gente di colore. Costruito secondo le migliori tecniche antisismiche, l'hotel è sopravvissuto a ben 5 grossi terremoti, dal 1933 al 1994, senza subire grossi danni. I celebri bungalow vennero aggiunti in due riprese: i primi, chiamati cottage spagnoli, vennero costruiti negli anni Trenta insieme alla piscina e negli anni Quaranta acquisiti dall'hotel. Nel 1956 Craig Ellwood aggiunse due dei quattro bungalow rimanenti.

Decadenza e rinascita dello Chateau Marmont

Negli anni Sessanta, passata l'era della Hollywood classica, l'edificio aveva un serio bisogno di ristrutturazione e i proprietari tentarono di venderlo senza successo, finché, nel 1975, venne acquistato dall'impresa edile di Raymond R. Sarlot e Karl Kantarjian che restaurò molti elementi originali e rimase fedele allo stile del progetto anche nelle aggiunte, ottenendo l'anno successivo la nomina dello Chateau Marmont a “monumento storico-culturale di Los Angeles”. Infine, nel 1990, lo storico edificio venne acquistato dall'attuale proprietario, André Balasz, che provvedette a un nuovo restauro, senza alterare l'impianto originale. Dal 2017 l'hotel ristorante Bar Marmont è chiuso, ma nel 2018 ne è stato aperto uno nuovo, affidato allo chef Reika Alexander.

Celebrità che hanno vissuto e lavorato allo Chateau Marmont e la sua impronta su cinema, letteratura e musica

Sono moltissime le star che hanno vissuto e lavorato allo Chateau Marmont, oltre ai già citati Belushi e Scott Fitzgerald. Tra questi ricordiamo Anthony Bourdain, Tim Burton, Anthony Kiedis dei Red Hot Chilli Peppers, i fotografi Anne Leibowitz, Helmut Newton e Bruce Weber, l'inventore dei gonzo journalism Hunter S. Thompson, gli scrittori Dorothy Parker e Jay McInerney. Helmut Newton morì nel 2004 schiantandosi con la sua auto mentre usciva dal vialetto d'accesso all'hotel. Il cinema lo ha usato anche come location: Sofia Coppola per Somewhere nel 2010, lo si vede in La La Land e A Star Is Born. Ma appare anche in film come Passi nella notte, La donna del gangster, Il caso Myra Breckinridge, The Doors, Laurel Canyon e Maps to The Stars di David Cronenberg. Lo Chateau Marmont appare anche in vari romanzi e saggi, tra cui "La caduta" di Michael Connelly, "Il grande nulla" di James Elloy, "Hollywood" di Charles Bukowski e molti altri. Nella musica compare in canzoni dei Grateful Dead, Lana Del Rey, eccetera.

Non è dunque difficile capire perché faccia discutere il fatto che questo hotel che ha visto tanta storia non sarà più accessibile ai turisti o agli ospiti locali. Balasz è stato molto criticato per il suo trattamento dei lavoratori non iscritti ai sindacati, che lavoravano per lui da molti anni e sono stati licenziati senza trattamento di fine rapporto e con limitata estensione dei benefici sanitari. Per il nuovo corso dello Chateau Marmont servirà meno personale e più specializzato, ovvero “uno staff dedito e addestrato per standard domestici invece che commerciali, più simili a maggiordomi”. Non si sa ancora quanto costerà appartenere a questo prestigioso club privato, ma non sarà poco. I non iscritti potranno comunque prenotare la cena in “alcune zone” dello Chateau. Come dicevamo, già prima della pandemia il 70 per cento degli ospiti erano clienti stanziali, residenti per lunghi periodo di tempo, per cui le cose erano già indirizzate verso la trasformazione dell'hotel in un club molto esclusivo per fortunati pochi.



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