Presentato in anteprima alla 74esima edizione della Mostra Internazionale d'Arte Cinematografica di Venezia e distribuito appena un mese dopo dalla piattaforma streaming di Netflix, Suburra - La serie è il primo prodotto televisivo italiano realizzato da Rai Fiction con la collaborazione proprio del produttore e distributore lanciato in tutto il mondo. Certo, il rischio è minimo con un progetto del genere: criminali, politica e religione sono i temi portanti di uno show che sfrutta l'onda d'urto iniziata con Romanzo Criminale (la serie più che il film) e proseguita con il successo recente di Gomorra - La serie. Perciò non è proprio l'originalità il punto di forza di questo Suburra - La serie, prequel del bel film di Stefano Sollima (colui che può essere, a ragione, definito l'artefice di questa “rivoluzione” cine/televisiva italiana).
La serie prende il via tre anni prima degli eventi del film e recupera, per certi versi, lo stile narrativo dell'opera di Sollima, scandendo il tempo in maniera netta e precisa, estremizzandola in una “apocalisse” giornaliera (ogni episodio racconta una giornata). La storia segue i redivivi Numero 8 e Spadino (entrambi interpretati dagli stessi attori del film), Samurai (qui sostituito da Francesco Acquaroli) e nuovi personaggi creati appositamente per lo show. Al centro della vicenda alcuni terreni di Ostia, fondamento di un progetto di costruzioni da miliardi di euro.
Parlando di Suburra - La serie non si può non fare riferimento a Gomorra - La serie, non perché siano in qualche modo affini (se non per il soggetto), ma piuttosto perché lo show “napoletano” ha definito uno standard (elevatissimo) per un certo tipo di produzioni italiane (anche più della stupenda Romanzo Criminale - La serie). Se Gomorra riesce a creare singoli episodi perfetti e ineccepibili, dove qualvolta piccoli personaggi si improvvisano protagonisti di uno show che è specchio di una realtà cupa e perversa, Suburra inventa un mondo molto più piccolo, ristretto e concentrato sulle figure cardine dell'opera. Difficile, o meglio impossibile, giudicare la serie da una sola puntata, in quanto quella non è che un tassello di un quadro generale che si dispiega brillantemente davanti agli occhi dello spettatore. Suburra funziona perfettamente proprio nella gestione del racconto che appassiona il pubblico sempre di più con il suo svolgimento, a dispetto di alcuni difetti che inevitabilmente ci sono. Probabilmente la storia e la sua rappresentazione meritavano un respiro ben più ampio, ma è palese la scelta consapevole di focalizzarsi sui caratteri principali e sulla loro evoluzione che li ha portati ad essere quelli del film. Per questo gran parte del merito va proprio ad Alessandro Borghi e a Giacomo Ferrara che hanno perfezionato le loro interpretazioni scavando a fondo nelle personalità di Aureliano/Numero 8 e Alberto/Spadino, mentre il “nuovo” Samurai di Acquaroli risente della grande interpretazione che fu precedentemente di Claudio Amendola. Quindi i nuovi Lele (Eduardo Valdarnini) e Sara Monaschi (un'attempata Claudia Gerini) sono il vero punto debole dello show: quest'ultima rappresenta il lato criminale che si relaziona con il Vaticano ed è forse riflessa su di lei tutta la debolezza di questa linea narrativa; l'approfondimento si esaurisce con la figura di un potente prete che partecipa a festini a base di droga e prostitute, anche se ovviamente la sua funzione narrativa - è colui che può far assegnare i terreni di Ostia - ne nobilita la presenza. La componente diplomatica viene invece occupata dal bravo Filippo Nigro nel ruolo del consigliere comunale Amedeo Cinaglia, avvicinato da Samurai e convertitosi al lato oscuro della politica. Nessuno di questi personaggi secondari prevale mai sull'altro, ma è appunto la loro utilità e funzione allo scopo che domina il racconto di Suburra. Il rapporto tra le varie forze in campo (Samurai e la mafia, gli Anacleti, gli Adami), oltre che le diverse mine vaganti pronte ad essere scagliate al momento opportuno, è davvero ben bilanciato, creando un ottimo coinvolgimento da parte del pubblico, che in un prodotto televisivo è una buona fetta di successo.
Una nota di merito va poi allo splendido personaggio di Livia Adami, interpretato magnificamente da Barbara Chichiarelli, e al suo rapporto di amore-odio col fratello Aureliano: il conflitto genera alcuni dei momenti più intensi di questa prima stagione e arricchisce di sfumature la figura del futuro Numero 8.
Insomma questa prima produzione italiana Netflix non raggiunge vette altissime, come il corrispettivo di casa Sky, eppure riesce a ritagliarsi la sua importanza proprio perché incarna l'espressività della serialità contemporanea americana che sospende l'azione e ne amplia gli orizzonti, applicandola a un contesto tutto italiano. Nonostante i difetti, Suburra - La serie si presenta quindi come uno show facilmente esportabile all'estero (con l'ottima distribuzione di Netflix alle spalle), e questo, per il nostro paese, è già un buonissimo risultato.
(Suburra - La serie); genere: thriller, drammatico; sceneggiatura: Ezio Abbate, Fabrizio Bettelli, Daniele Cesarano, Nicola Guaglianone, Barbara Petronio; stagioni: 1 (in attesa di rinnovo); episodi prima stagione: 10; interpreti: Alessandro Borghi, Giacomo Ferrara, Eduardo Valdarnini, Claudia Gerini, Filippo Nigro, Francesco Acquaroli, Adamo Dionisi; produzione: Cattleya, Rai Fiction, Netflix; network: Netflix (Italia, 6 ottobre); origine: Italia, 2017; durata: 45' per episodio; episodio cult prima stagione: 1x03 - Cani arrabbiati
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