martedì 28 novembre 2017

They

La trama di They: un adolescente dall'aspetto ambiguo, con i capelli corti rossicci, un fisico efebico, la pelle chiarissima, in casa appellato con una vaga J, pretende di essere chiamato They, loro, perché una sola identità di genere non lo rappresenta. Passa un weekend senza genitori con la sorella Lauren - artista visiva performer che fa installazioni e sta sempre in giro per il mondo con borse di studio in residenze artistiche - e il fidanzato iraniano Araz. Una telefonata del dottore che segue il ragazzo da due anni richiede un colloquio riguardo ai farmaci bloccanti ormonali che, ormai, hanno fatto il loro corso. Il momento della grande decisione è arrivato. La fotografia è uniformemente velata di bianco, virata verso una sovraesposizione nebulosa, a creare un'atmosfera neutra, ambigua, senza confini tra pensiero poesia e realtà: la macchina segue sempre They, questo essere indefinito, neutro tra maschio e femmina, che segna ogni mattina come si percepisce al risveglio, se ragazzo o ragazza. Attraverso un congelamento di colori, di suoni, di sentimenti, questo ibrido ambulante, né carne né pesce, è perfettamente trasposto su pellicola: un non genere sessuale, un essere umano che ha - temporaneamente - scelto di non scegliere, nel dubbio -atavico - di sbagliare. Una tale dimensione fuori dal comune trova la perfetta realizzazione estetica nelle immagini di questa storia diretta da una giovane iraniana all'opera prima, prodotta dalla neozelandese Jane Campion. Nonostante una evidente forte maturità come prima prova di regia, They nasconde - tra le pieghe di una realizzazione con una forte matrice documentaristica in cui la macchina da presa segue il/la/i protagonista/i di schiena, di nuca alla Dardenne - delle incertezze di scelta, una neutralità di posizione in qualche modo deprivante di una intensità emotiva partecipativa da parte dello spettatore (che si ritrova più indeciso di They stesso su cosa sentire). La distanza che ci separa da lui ovverosia lei ovverosia loro, il modo in cui questo personaggio si autodescrive in una pluralità di sessualità indefinita: questa chiave di lettura come posizione stilistica unica è il punto di forza e il punto di debolezza del film allo stesso momento. Mancando di pathos, di partecipazione attiva, di emotività espressa, l'occhio stilistico diventa gelido, una lastra di ghiaccio impossibile da infrangere, arido come fonte desertificata, schiaffo in faccia per l'assetato. Sicuramente un ottimo svolgimento, sicuramente magistrali messa in scena e recitazione, probabilmente non un film per tutti.

(They); Regia: Anahita Ghazvinizadeh; sceneggiatura: Anahita Ghazvinizadeh; fotografia: Carolina Costa; montaggio: Anahita Ghazvinizadeh, Dean Gonzalez; interpreti: Rhys Fehrenbacher, Koohyar Hosseini, Nicole Coffineau, Diana Torres, Layla Mafleh, Mohammad Aghebati; produzione: Mass Ornament Films; distribuzione: Lab80 distribuzione; origine: Usa, 2017; durata: 80'; webinfo: www.lab80.it



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