Per chi ha visto almeno alcuni dei suoi film al cinema, quello di Marco Ferreri è un nome indimenticabile. Così come lo è la sua figura di gnomo paffuto e irriverente, con la barbetta a incorniciargli il viso, lo sguardo sornione e la voce pacata che in un accento indecifrabile misto di milanese, romano e spagnolo (in Spagna aveva iniziato la sua carriera e negli anni Settanta il suo nome veniva spesso collegato a quello di Luis Buñuel), diceva sempre pane al pane e vino al vino, senza mai edulcorare il linguaggio e i concetti. Ci manca davvero, oggi più che mai, lo sguardo profetico di questo meraviglioso irregolare del nostro cinema, dell'anarchico inventore di storie e di linguaggi a metà tra l'onirico e il fantascientifico, costruttore di paradossi, cantore della dissoluzione borghese, dello scontro tra i generi e della distruzione del corpo attraverso il sesso, l'alcol e il cibo.
A vent'anni dalla morte di questo straordinario e controverso artista, avvenuta due giorni prima del suo settantesimo compleanno, il 9 maggio 1997, Pierfrancesco Campanella, regista legato in passato a film di genere come Bugie rosse e Cattive inclinazioni, da tempo assente dagli schermi, torna al cinema il 30 novembre con un docufilm intitolato I Love... Marco Ferreri, per omaggiare la figura dell'artista e ricordare il suo contributo a chi all'epoca non c'era. Non possiamo che essere d'accordo con lui quando dice che dopo la morte tanti dei nostri grandi autori vengono dimenticati, anche per la difficoltà di rivedere i loro lavori, spesso introvabili in dvd. Nel film, presentato in un'affollata anteprima romana, Campanella sceglie di raccontare la ricerca di un misterioso detective, ossessionato nei sogni dalle immagini di un gigantesco gorilla e da altre immagini dei film del regista, per scoprire chi ha ucciso Marco Ferreri e la sua memoria.
Il fil rouge dell'indagine lega insieme le clip dei film ferreriani, da El Cochechito (La carrozzella) all'ultimo, l'omaggio alla storia del cinema Nitrato d'argento, passando tra gli altri per il fondamentale Ciao maschio, Il seme dell'uomo, Dillinger è morto, La grande abbuffata, Il futuro è donna, Storia di Piera, Storie di ordinaria follia, Chiedo asilo, I Love You, La casa del sorriso (Orso d'oro a Berlino nel 1991). In mezzo, testimonianze di attori come Michele Placido e Piera degli Esposti – per lui anche sceneggiatrice - e di critici e studiosi, come Orio Caldiron e Franco Mariotti. C'è anche spazio per una critica “al contrario”, in cui un personaggio avvocato del diavolo mette in alcuni casi provocatoriamente in dubbio l'attualità di alcuni film di Ferreri. Certo, non tutte le ciambelle riescono col buco e anche nella filmografia di un regista tanto bizzarro e geniale ci sono dei passi falsi, ma l'insieme della sua figura e della sua opera merita di essere conosciuto e/o riscoperto. Ed è anche merito di operazioni come questa il fatto che si torni a parlarne e, si spera, a rivederne i film
I Love You... Marco Ferreri esce al cinema il 30 novembre distribuito da Cineidea s.r.l. e preceduto dal cortometraggio L'amante perfetta di Pierfrancesco Campanella.
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