giovedì 30 novembre 2017

Lorello e Brunello

Lorello e Brunello è un film sul lavoro, la terra, le stagioni. Il caldo, la siccità, la notte. Il tempo. La solitudine. In piedi ben prima dell'alba, perché lavorare così tanto? Volevo capire come vivono queste persone che lavorano e basta, senza la minima gratificazione, senza mai una gioia. Volevo vivere con loro per capire. Capire le regole della campagna, dell'allevamento, delle semine, dei raccolti. Come affrontare le tre ore quotidiane della mungitura in un frastuono di mammelle e sterco? Cosa si pensa quando si passa la notte su un trattore in un campo al buio, soli nella polvere?”

Nobilissimi intenti, quelli di Jacopo Quadri, golden editor di gente come Bertolucci, Mario Martone, Paolo Virzì, e addirittura Apichatpong Weerasethakul, questa volta coinvolto nella personale operazione di consacrare nella forma di un documentario la propria stima e ammirata venerazione per i due contadini grossetani del titolo, che frequentando quelle zone da più di trent'anni, ha la ventura di conoscere da quando erano ragazzi come lui. Sulla scia di una tradizione documentaria del cinema europeo che, con intenti magari differenti, ha voluto glorificare il mondo contadino e il lavoro nei campi, là adombrando letture politiche, altrove invece limitandosi ad osservare – ma poi, in fondo, sempre per evidenziare ‘politicamente' diversità e distanze dalla dimensione borghese e cittadina del pubblico cui film del genere erano e sono tutt'ora destinati – Quadri si preoccupa di costruire il suo racconto fornendogli una griglia divisa intanto per stagioni (impossibile, in agricoltura, prescinderne), ma pure per inquadrature classicamente eloquenti nella loro antica e statica espressività, e per stacchi larghi, puntuali, a scandire per imitazione il tempo che inevitabilmente regola le rotazioni del raccolto, conservando quell'understatement discreto e necessario per illustrare come la modernità sia penetrata, a volte facilitando e migliorando, altre invece forse un po' snaturando, gesti e fatiche identici da millenni di storia dell'Uomo. Niente che non si sia già visto, da De Seta e Piavoli al Farrebique di Georges Rouquier, che nel 1947 sceglieva di raccontare egualmente cadenzato dalle quattro stagioni dell'anno la vita di una famiglia contadina dei Pirenei, ritornandovi più avanti, nel 1983, per girare Biquefarre, e registrarne aggiornamenti e cambiamenti verificatisi con l'avanzare della contemporaneità. Prevale forse, in Lorello e Brunello, l'affetto personale di Quadri per i suoi due amici e protagonisti, senza preoccuparsi di interessare gli spettatori esterni con un racconto da toni più universalmente riconoscibili, ma garantito è comunque l'effetto di rimetterci davanti, noi pubblico diviso tra una schermata del computer e un apericena, alla quotidiana durezza della vita di chi alla fin fine ci procura il cibo che mangiamo e ci fornisce la lana per gli abiti con cui ci scaldiamo l'inverno…

(Lorello e Brunello); Regia: Jacopo Quadri; sceneggiatura: Jacopo Quadri; fotografia: Greta De Lazzaris; montaggio: Jacopo Quadri; musica: Valerio Vigliar; interpreti: Brunello Biondi, Lorello Biondi; produzione: Gregorio Paonessa, Marta Donzelli, Jacopo Quadri, Vivo Films, Ubulibri, Raicinema; origine: Italia, 2017; durata: 85'



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