Kenneth Branagh, regista e attore britannico nato nel 1960, è figura anomala nel panorama del cinema contemporaneo: (ormai ex) ragazzo prodigio che esordì con un celebrato e fortunato Enrico V, si è specializzato fin da subito in riduzioni per lo schermo di classici shakespeariani il cui valore il tempo ha oggi forse un po' appannato (e comunque niente di lontanamente paragonabile ai tre capolavori realizzati dal suo ben più dotato connazionale Laurence Olivier tra il 1944 e il 1955) ma che si rivelarono interessanti esperimenti per aggiornare le opere del bardo (Amleto, Molto rumore per nulla, Pene d'amor perdute, Come vi piace) contaminandole con altri generi - per esempio il musical - e avvicinarle con un certo successo al vasto pubblico delle sale cinematografiche. Ma la sua ricca e variegata filmografia (una quindicina di titoli in trent'anni di carriera da regista, e molto spesso anche da attore protagonista), oltre agli adattamenti da Shakespeare, testimonia una bulimìa che spazia dal thriller al film in costume, dal Cinecomic (per la Marvel ha realizzato il primo episodio di Thor) al Fantasy (Cenerentola, confezionato per casa Disney) e all'Opera lirica (l'adattamento cinematografico del Flauto Magico di Mozart ambientato in un'immaginaria Prima Guerra Mondiale), e una nemmeno tanto nascosta voglia di stupire in cerca di quei consensi che gli sono piovuti effettivamente addosso negli anni con le numerose candidature ai massimi premi internazionali, Oscar compreso. È pur vero, tuttavia, che la critica non ha mai potuto riconoscergli senza riserve qualità e valori più inseguiti che realmente ottenuti e raggiunti, per colpa di una certa qual esteriorità che toglie al suo cinema lo spessore necessario per guadagnarsi a buon diritto la categoria ‘d'autore'. Branagh ama molto il cinema, e si vede, e dietro la macchina da presa tenta di copiare quello che gli piace con le intenzioni di farlo meglio, senza però mai riuscirci, o quasi. Non fa eccezione questo Assassinio sull'Orient Express, adattamento dal più famoso dei romanzi di Agatha Christie più che remake del fortunato film del 1974 diretto da Sidney Lumet baciato da un all-star cast che comprendeva Albert Finney, Lauren Bacall, Ingrid Bergman, Jacqueline Bisset, Michael York, Jean-Pierre Cassel, Sean Connery, John Gielgud, Anthony Perkins, Richard Widmark, Vanessa Redgrave e Martin Balsam. Anche in questo caso Branagh, finanziato stavolta dagli americani (il film batte bandiera USA: tra i produttori figura anche Ridley Scott) ha ottenuto i volti celeberrimi di Penélope Cruz, Willem Dafoe, Judi Dench, Johnny Depp, Derek Jacobi e Michelle Pfeiffer, riservando a se stesso il ruolo di un detective Poirot ai limiti della caricatura. Il risultato è un film di sapore rétro, eccessivamente manierato ed edulcorato, e diretto con mano incerta e poco brillante, affidando forse troppo ai numerosi primi piani degli attori il compito di ricreare il pathos di una storia tra le più nere e complesse della Christie, cui nuoce un look sbrilluccicoso ed esornativo troppo carico di effetti e ricostruzioni digitali (buffo, se non incongruo, anche il fatto che nella lunga e forzata sosta del treno in mezzo alle nevi dei monti jugoslavi tutti se ne vadano in giro in cappottino e senza cappello, senza restituire la sensazione del rigore della temperatura, elemento chiave della storia e dello sviluppo psicologico dei personaggi).
In Inghilterra gli è andata bene: in sole tre settimane di programmazione il film ha incassato oltre 20 milioni. Staremo a vedere se il resto del mondo sconfermerà il dato di Rotten Tomatoes, il sito che tirando la media fra i giudizi critici e il verdetto popolare ha fermato il film a un modesto 58%. Branagh intanto, in coda al film, ha già lanciato la propria candidatura alla regia della prossima avventura di Hercule Poirot, Assassinio sul Nilo, anche questo portato con successo sugli schermi nel lontano 1978 da John Guillermin, con Peter Ustinov a capo di un'altra torma di star superlative.
(Murder on the Orient Express); Regia: Kenneth Branagh; sceneggiatura: Michael Green; fotografia: Haris Zambarloukos; montaggio: Mick Audsley; musica: Patrick Doyle; interpreti: Kenneth Branagh, Penélope Cruz, Willem Dafoe, Judi Dench, Johnny Depp, Derek Jacobi, Michelle Pfeiffer; produzione: Kinberg Genre Films, The Mark Gordon Company, Scott Free Productions; distribuzione: 20th Century Fox; origine: USA, 2017; durata: 114'
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