mercoledì 13 ottobre 2021

Ghostbusters Legacy, Jason Reitman: "Un film per noi stessi e per i fan"

Ghostbusters Legacy dal 18 novembre si prenderà in carico la responsabilità di proseguire la saga composta da Ghostbusters - Acchiappafantasmi (1984) e Ghostbusters II (1989), questa volta con la regia di Jason Reitman, figlio dell'originale autore Ivan Reitman, qui coproducer del film del figlio. Jason, che torna a Roma dopo che vi portò il successo di Juno ormai tanti anni fa, ha presentato l'opera con il suo cosceneggiatore Gil Kenan alla vigilia dell'apertura di Alice nella città e della Festa di Roma, raccontando qualcosa della genesi del progetto e del loro approccio sul delicatassimo (bollente) materiale.

Ghostbusters Legacy, perché Jason Reitman ha accettato la sfida

Jason Reitman, figlio di Ivan Reitman regista della bilogia originale, ha avuto un rapporto molto stretto con Ghostbusters sin da piccolo: del set del primo film, ci racconta, ha solo brevi flash colti in una visita al babbo, quando aveva sei anni: "Ricordo che entrammo nel set dell'appartamento di Dana, ricordo l'Ecto-1 che sgommava svoltando un angolo, ricordo la pioggia di marshmallow sciolto." Un suo cammeo mancato con mamma e sorella nel primo Ghostbusters non fu montato (ma è stato recuperato in un filmato di repertorio in Legacy, e Kenan suggerisce: "Dì la verità, hai fatto il film solo per restaurarlo!"). È notissimo ai fan invece il cammeo in Ghostbusters 2, dove Jason era il bambino che sfotteva Ray e Winston con "Mio padre dice che gli Acchiappafantasmi dicono un sacco di cazzate!" Reitman ride: "Ringrazio papà per aver immortalato la mia adolescenza in quel modo. Prima però mi andò peggio con Un poliziotto alle elementari: diedi il mio primo bacio. Sul set. Con papà che mi dirigeva! [...] Ma non ho fatto il film perché mi sentivo obbligato a fare il 'mio' Ghostbusters, ho sentito la necessità di dare ai fan UN Ghostbusters."
I trascorsi personali e privati tuttavia, in questo insolito progetto prodotto da una major ma assai personale e "familiare", non si possono negare. Reitman Jr. ha costruito la vicenda a partire da due immagini che gli frullavano in testa da anni: una ragazzina che scopriva e usava l'iconico zainetto protonico, e un ragazzo che rinveniva l'Ecto-1 in un fienile. "Il rapporto che ho con mio padre si basa sui film, parliamo di cinema. Lui era molto aperto, ha ascoltato la mia idea per il film e poi ha pianto." Un'emozione che si è protratta quando poco tempo fa Jason è riuscito a mostrare Legacy a una platea di 3.000 fan di Ghostbusters al Comic-Con. "Questo film è per mio padre, per mia figlia e per la famiglia di Harold Ramis [l'Egon Spengler scomparso nel 2014, ndr]".
Jason esclude se stesso da questa dedica, ma si capisce bene da quel che dice la portata del suo legame affettivo col materiale e con quello che simboleggia: "È un film sulla nostalgia, e sui fantasmi anche in senso metaforico: come affrontiamo il passato? È anche un film sul nostro stesso rapporto, mio e di tutti, con Ghostbusters. Quel film lo leggevi in più maniere: a sette anni mi fece un casino di paura, a 14 anni ti faceva un sacco ridere. Erano anni in cui l'intrattenimento di massa era a livelli eccellenti. Spero di aver fatto il film giusto per tornare al cinema, in sala: c'è nostalgia anche tecnica, abbiamo usato un sacco di effetti pratici sul set, inclusi gli analogici. Ma nascosto sotto Ghostbusters 3 c'è un altro dei miei film sui rapporti familiari." Leggi anche Ghostbusters Legacy è dedicato a Harold Ramis, il regista spiega perché

Ghostbusters Legacy, il senso degli anni Ottanta da recuperare secondo Gil Kenan

Gil Kenan, cosceneggiatore di Ghostbusters Legacy e in proprio regista di Monster House ed Ember, ha avuto ben chiaro da subito il senso della sfida che Jason Reitman gli ha proposto: "L'ho preso come un puro esercizio di narrazione. Abbiamo cercato un approccio fresco, che ci ha portato a creare una tela bianca, partendo da zero, lasciando New York, con una location diversa che ci aiutava ad allargare gli orizzonti. La missione era recuperare la passione che da bambini avevamo respirato al cinema: io vidi Ghosbusters a sette anni, fu il primo grande film hollywoodiano che vidi da quando la mia famiglia si era trasferita in America [Kenan è israeliano nato a Londra, ndr]. Le storie degli anni Ottanta avevano spesso protagonisti giovanissimi, perché sono sguardi più aperti all'immaginazione, volevamo canalizzare quell'entusiasmo e restituirlo nel film."
Sia Jason sia Gil sperano che Ghostbusters Legacy non parli solo ai nostaligici e ai più attempati, ma anche al pubblico di giovanissimi, forte di un'interpretazione molto decisa di McKenna Grace, la quindicenne che interpreta la protagonista Phoebe, coetanea delle loro vere figlie. A quale giovane non piacerebbe sentirsi al centro di un'avventura piena d'azione, si domanda Jason? A pochi, e anche questa è una lezione dei classici degli anni Ottanta.



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