Ghostbusters Legacy non avrebbe nulla a che vedere col precedente criticatissimo tentativo di reboot del 2016, il Ghostbusters al femminile firmato da Paul Feig: eppure il nuovo film, che si propone invece come effettivo terzo capitolo della saga, condivideva col film precedente una spinosa necessità, che risolve in modo diverso ma non può ignorare. Di cosa si tratta? Ha provato a spiegarlo in un'intervista con Insider Jason Reitman, regista e cosceneggiatore di Ghostbusters Legacy, in arrivo nelle nostre sale il 18 novembre.
Quando Paul ha fatto il suo film, ha in un certo senso rotto il ghiaccio. All'improvviso un Ghostbusters non doveva necessariamente parlare di quei quattro tipi lì a Manhattan. È stato un passaggio importante. Io voglio vedere tutti i tipi di film di Ghostbusters. Ne voglio uno da tutti i miei registi preferiti, da ogni tipo di cultura e paese. Paul ha fatto il grosso del lavoro e mi ha permesso di fare questo film.
Chissà quanti fan saranno d'accordo con questa lettura di Jason Reitman, figlio dell'Ivan Reitman che diresse gli originali Ghostbusters - Acchiappafantasmi (1984) e Ghostbusters II (1989). È indubbio comunque che il terzo lungometraggio della serie si è trascinato per decenni di indecisioni, ripensamenti (e pesanti sarcasmi di Bill Murray), e per lo meno un'opera giudicata a maggioranza "sbagliata" come il Ghostbusters del 2016 serve a indirizzare meglio i tentativi successivi. Saranno comunque gli appassionati e il pubblico a giudicare se il nuovo Ghostbusters Legacy sia all'altezza dei precedenti e renda loro onore come ci si aspetta. Noi l'abbiamo già visto ad Alice nella Città poco tempo fa e vi abbiamo proposto le nostre riflessioni su un'opera parecchio fuori dai canoni. Leggi anche Ghostbusters Legacy: la recensione di un revival molto personale
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