mercoledì 20 ottobre 2021

Oliver Stone alla Festa del cinema di Roma torna a rivisitare il caso Kennedy

Trent'anni dopo il suo capolavoro JFK – Un caso ancora aperto, vincitore di 5 premi Oscar, Oliver Stone, ospite alla Festa del cinema di Roma, torna a rivisitare un'ossessione che condivide con molti americani. Stavolta lo fa con la docuserie, JFK: Destiny Betrayed di 4 ore (e con la versione più breve JFK Revisited: Through the Looking Glass), in cui esamina i documenti desecretati sull'assassinio del presidente Kennedy, avvalendosi delle voci di Whoopi Goldberg e Donald Sutherland e dando la parola a scienziati, anamopatologi, esperti di balistica, storici e testimoni, nel tentativo di dare sostanza ad una delle teorie del complotto più diffuse (e convincenti) di sempre. Stone è intervenuto anche in veste di produttore del documentario in 8 episodi Qazaq, History of the Golden Man di Igor Lopatonok. Come sua consuetudine, il regista più politico, lucido e inquisitivo del cinema americano, instancabile nella sua ricerca della verità, si è diffuso a lungo sul perché l'assassinio di John Fitzgerald Kennedy nel 1963 a Dallas sia un evento che ha cambiato in peggio la storia dell'America e del mondo, offrendoci un'appassionata analisi geopolitica di cui condividamo un estratto.

Perché dopo 30 anni il caso è ancora aperto?

"Perché i media americani hanno fallito, questa è la risposta breve. La risposta più lunga è che JFK è stato fatto prendendo i fatti che conoscevamo all'epoca e condensandoli in un film drammatico, cosa che è stata molto difficile, considerandone i dettagli e la complessità. Dopo il mio film, nel 1991, il Congresso ha emanato il JFK Records Act che ha permesso la creazione di un'indagine accurata sull'omicidio. Dal 1994 al 1998 hanno fatto un buon lavoro, non avevano abbastanza fondi né tempo ma riuscirono a pubblicare 60.000 documenti desecretati, una cosa molto importante, anche se non arrivarono fino in fondo perché furono ripetutamente bloccati dalla CIA e dai servizi segreti hanno distrutto due scatole di documenti sul viaggio che Kennedy intraprese a novembre in Florida e poi a Chicago. Fin dall'inizio è stato difficile stabilire i fatti, dovevano rivelarne altri ma poi hanno deciso di posporre fino al 2017. Trump era il presidente e ordinò di rendere pubblico tutto, ma all'ultimo minuto parlò con l'FBI e la CIA che lo convinsero del fatto che non potevano farlo, quindi si fermò, e secondo il nuovo accordo tutto avrebbe dovuto essere reso noto il 26 ottobre 2021, tra una settimana. Io dubito che succederà ma c'è un nuovo presidente, Joseph Biden, che è irlandese e cattolico e speriamo che si ricordi di Kennedy, quindi speriamo che desecreti almeno i 20.000 documenti che restano".

Perché tanta confusione in questo complotto?

Perché se lo potevano permettere. In quei giorni non c'erano i telefoni cellulari con le telecamere, sarebbe stato molto utile all'epoca averne uno perché sarebbe stato subito messo online. Bisogna poi rendersi conto che tutto era strutturato in modo che fosse la Commissione Warren a occuparsene fin dall'inizio, Washington e Lyndon B. Johnson presero il controllo, il corpo sarebbe dovuto restare a Dallas e l'autopsia si sarebbe dovuta fare lì, era la regola, ma spostarono e militarizzarono tutto subito e l'autopsia si fece a Beteshda con un gruppo di dilettanti, che non erano certo i migliori anamopatologi. Quindi fin dall'inizio ci fu un sacco di confusione, i militari presero il controllo dell'autopsia che fu un pasticcio e che non corrispondeva a quello che videro i testimoni a Dallas. Oggi non se la sarebbero cavata, ma le persone allora al potere non sapevano che la popolazione civile sarebbe rimasta così sconvolta, il fatto che Oswald fosse ucciso subito fece nascere tantissimi dubbi nella mente di tutti.

Non si indagò sul passato di Jack Ruby e Lee Oswald, ma dopo la desecretazione conseguente al mio film si sa di più di entrambi, di tutto. (…) Ovviamente non sono un esperto come il mio cosceneggiatore, James DiEugenio, che ne ha scritto in un libro ed ha un blog in proposito, ma una delle cose più importanti è la desecretazione del materiale sull'autopsia. Ora è molto chiaro, da quel che ha detto il medico responsabile all'epoca, che il primo colpo è arrivato di fronte, come si vede nel film e come racconta il dottor Perry, spaventato a morte, il primo colpo è arrivato alla gola. I testimoni che videro il corpo a Betesdha e a Dallas videro una grande ferita posteriore aperta, che indica un colpo dalla fronte, poi c'è ovviamente il colpo arrivato da dietro, quella folle singola pallottola su cui si concentrarono tutti, ne parliamo nel film, decidendo che c'erano stati tre spari ma invece furono di più. C'erano due veterani della seconda guerra mondiale nel corteo e sentirono più di tre spari, pensarono che fosse un'imboscata, contarono fino a sei colpi. Tutto questo fu ignorato. È' molto inquietante che nessuno nel nostro governo abbia le palle per dire che Ruby e Oswald avevano legami coi servizi segreti, com'è appurato, perché hanno paura dei media: quando apri bocca su questa cosa in America ti trattano da folle. Ed è sempre stato così. È una vergogna, ma i media americani, vuoi per pigrizia o per complicità politica si comportano così.

L'influenza della CIA

Kennedy era un guerriero che combatteva per la pace, e quando comprendi il quadro generale (che è molto più chiaro nella versione lunga del documentario) è molto evidente che Johnson cambiò tutto nella sua politica: gli storici americani non hanno fatto bene i compiti su questo. Continuano a dire che Johnson portò avanti quel che faceva Kennedy, ma non è vero, è un dato di fatto storico molto importante che ha effetti su tutto il mondo. Da quando Kennedy è stato ucciso, nessun altro presidente è stato in grado di affrontare l'industria militare americana e i servizi di intelligence nel nostro paese. Nessuno. Non si può tagliare il budget. Mr. Biden può ritirarsi dall'Afghanistan ma non può tagliare un dollaro dal budget del Ministero della Difesa che cresce ogni anno, quest'anno sono 30 miliardi in più. E' una situazione di stallo. Abbiamo bisogno di un Presidente coraggioso, molto coraggioso, per andare contro questo e se non avviene siamo tutti fottuti, di sicuro lo sono i membri della Nato come siete anche voi. Una delle visite più interessanti di Kennedy nel suo ultimo anno è stata in Italia, in un viaggio per incontrare il Papa, che fu molto freddo con lui anche se era un cattolico. Fu uno strano incontro perché Kennedy era un sostenitore dell'apertura alla sinistra, che all'epoca in Italia era un movimento molto importante, lui era favorevole e naturalmente la CIA era contraria, perché aveva investito molto sull'Italia, con l'Operazione Gladio in pieno svolgimento: erano lì fin dall'inizio a controllare il processo politico italiano. ,

(le foto sul red carpet sono di Luca Carlino)



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