Il film di animazione Charlotte, presentato oggi alla Festa del Cinema di Roma, si propone di raccontare la storia vera di Charlotte Salomon, pittrice tedesca che soffrì la persecuzione contro gli ebrei durante il Nazismo, ma condusse anche una battaglia personale per affermare il proprio destino artistico. Ce ne hanno parlato in conferenza stampa la produttrice Julie Rosenberg, il co-regista Éric Warin (Ballerina) e il compositore Michelino Bisceglia.
Il progetto è partito dalla stessa Julia, che elaborò anche la propria identità culturale di ebrea quando a tredici anni le fu regalato il corpus di oltre 700 opere della Salomon, racchiuso sotto il titolo di "Vita? O teatro?" Normalmente producer di film dal vero, Julia ha deciso che l'unica maniera di rendere giustizia alla storia di una donna che illustrava l'esistenza sarebbe stata l'animazione. È stato il progetto di una vita, per lei che a ogni uomo di cui si è innamorata ha sempre mostrato una copia di "Vita? O teatro?"
"Disegni per raccontare un'artista, è piuttosto logico" - ci dice Éric - "Alcune cose le puoi mostrare dal vero, altre no, ma l'animazione è ideale per enfatizzarne alcune". Le scene in cui le opere della Salomon prendono vita sono figlie di un ampio lavoro di documentazione sulle sue tecniche, come l'uso di un contorno blu invece che nero. Le ricerche tuttavia, sostenute dal consulto e dall'approvazione della Charlotte Salomon Foundation, hanno riguardato non solo l'immagine ma anche la sostanza dei fatti, più labile di quanto si possa pensare. Come dice la stessa Charlotte nel film, i suoi dipinti, uniti dal tema della sua vita, archiviano "quello che è successo, o che magari non è successo ma che non per questo è meno vero". È un lavoro di quella che oggi si definirebbe "autofinzione", che nel caso della Salomon diventa un'evocazione costante di spunti da adattare alla vita di chi guarda le sue opere: ognuno ricava dal materiale sollecitazioni differenti.
L'arte era un conforto per Charlotte? Secondo Julia, nonostante le sue opere abbiano portato a lei personalmente quel conforto, per l'autrice erano più che altro un impulso di registrare e "memorializzare" ciò che le accadeva, per un faticoso equilibrio interiore da cercare costantemente. Nonostante la parabola tragica dell'artista, la storia contiene un forte elemento di speranza, proprio nella ricerca artistica costante, in grado di sopravvivere a chi l'abbia vissuta. Ne è convinto il compositore Bisceglia, che ha non senza difficoltà cercato un tema musicale centrale per la protagonista, con l'idea appunto di non ridurla alla sua unica identità di ebrea perseguitata, ma di non perderne mai di vista il percorso di ricerca identitaria: "Il tema musicale non doveva essere troppo drammatico, doveva sopravvivere."
Storicamente importante, Charlotte è un film che può avere un valore educativo, nonostante il suo materiale - come ammette Julia - comprenda temi come la demenza senile e il suicidio, forse un po' troppo complessi per il pubblico più giovane. Charlotte è comunque un film, come sottolinea Warin, che racconta una donna in chiave eterna, attuale, non necessariamente storicizzata. È un film sulle decisioni, che portano a una felicità personale sul finale, a dispetto del modo tragico in cui il lungometraggio si conclude.
È stata forse questa forza a convincere Keira Knightley, che insieme ad altri grandi attori inglesi come Jim Broadbent e Brenda Blethyn, ha aderito al progetto in qualità di doppiatrice, eccezionalmente avendo la possibilità di recitare le sequenze interagendo con i colleghi in sala di registrazione (un modus operandi insolito per l'animazione, dove normalmente le voci si registrano una per volta).
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