Storia vera della pittrice Charlotte Salomon (1917-1943), una ragazza berlinese ebrea, col sogno giusto nel posto e nel momento sbagliato: segnata dalla morte di sua madre ma amatissima dalla nonna e dalla nuova compagna di suo padre, Charlotte riesce a farsi ammettere all'Accademia di Belle Arti a Berlino, nonostante i primi segnali della discriminazione. Quando la situazione si farà insostenibile, scapperà in Francia, ma la sua unica resistenza a un destino segnato sarà il lascito di 769 autobiografici dipinti riuniti sotto il titolo di "Vita? O teatro?", da qualcuno considerati l'antesignano di una graphic novel.
Coproduzione franco-belga-canadese, Charlotte porta i registi Eric Warin (Ballerina) e Tahir Rana (la serie Benvenuti al Wayne) a confrontarsi con un materiale radicalmente diverso dal registro umoristico o fiabesco, prendendo di petto una vicenda cruda, drammatica e non priva di interrogativi morali. Patrocinato da Keira Knightley e Marion Cotillard, che danno la voce alla protagonista rispettivamente nella versione inglese e in quella francese, il film appartiene a quella scuola di pulizia grafica 2D che già ha mosso di recente Buñuel - Nel labirinto delle tartarughe, nella direzione di una "linea chiara" semplificata. Narrando un percorso visivo e grafico, Charlotte non si spinge purtroppo a costruirvi l'intera esperienza come fece l'incredibile Loving Vincent, però esteticamente si difende con un piacevole contrasto tra i fondali privi di linea di contorno e i personaggi dal delineo netto.
Il tema della shoah è stato toccato anche dall'animazione (basti pensare al recente cortometraggio La stella di Andra e Tati), eppure la forza di Charlotte sta nell'andare oltre la tragedia della persecuzione, pur avendola come coprotagonista del tragitto terreno della Salomon. Affiora in modo chiaro la forza di una ragazza che cerca per se stessa un futuro non in difesa ma in attacco, pagando a caro prezzo nei sentimenti il suo allontanarsi dalle strade più battute. Pur tradita da un uomo, fa proprio un suo insegnamento: amare la vita senza aspettare che ti ricambi, come invece ha fatto il suo disperato e frustrato nonno, al centro di una delle sequenze più disturbanti, in grado di impostare un dibattito nel caso il film, come meriterebbe, venisse utlizzato anche in contesti didattici.
Charlotte è sradicata due volte: dalla sua patria fisica, cioè dalle sue radici comunitarie per mano dell'odio nazista, e dalla sua casa "ideale", dalla sua sensibilità, per mano di una famiglia tormentata che si arrende al destino e non crede nel poterne correggere la rotta. Charlotte Salomon vaga per l'Europa alla ricerca di questo luogo dove poter essere liberamente se stessa, e si ha l'impressione che il nazismo acuisca le sue difficoltà, senza però costituirne l'unica causa: quest'aspetto rende il racconto, oltre che informativo, anche mediamente più ricco di questo tipo di proposta biografica.
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