Warfare - Tempo di guerra, diretto da Alex Garland a quattro mani con Ray Mendoza, al cinema da oggi 21 agosto distribuito da I Wonder Pictures, è un film particolare: è la cronaca di una reale operazione di guerra svoltasi in Iraq una ventina d'anni or sono, costruita però sul piano narrativo e tecnico senz'alcuno strato di "romanticizzazione", come hanno spiegato i registi. Warfare racconta uno scontro in un teatro di guerra così come si svolge, tra picchi di violenza, tensione generalizzata e l'impellente necessità di sopravvivere, prima ancora di ogni valutazione etica o politica. Esaminiamo più da vicino questa particolare produzione.
Warfare - Tempo di guerra, la storia vera e il film che la racconta
Cosa accadde nel novembre 2006 a Ramadi in Iraq? In previsione di un passaggio delle forze di terra 24 ore dopo, alcuni Navy Seal americani, insieme a due Marine e due scout iracheni, occuparono una casa privata per sorvegliare il circondario. Questa squadra, la Op 1, non sapeva però di essere vicina a un'abitazione che ospitava insorti di Al Qaeda, che di lì a poche ore hanno iniziato un vero e proprio assalto, a partire dal lancio di una granata che ha ferito gravemente il cecchino Elliot Miller (Cosmo Jarvis nel film). Il tentativo di evacuare ha solo peggiorato la situazione, perché un ordigno rudimentale ha ferito ancora più gravemente Miller e anche il sottoufficiale Joe Hildebrand (chiamato Sam nel film, interpretato da Finn Bennett), oltre a uccidere uno dei due scout iracheni. All'arrivo dell'Op 2 di supporto la situazione rimaneva ingestibile, in un assedio ad armi impari, fino al salvataggio finale operato dall'Op 3, quando ormai erano trascorse diverse ore di puro incubo.
Warfare - Tempo di guerra, perché esiste questo film
Nella citata squadra Op 1 c'era un responsabile delle comunicazioni, Ray Mendoza (sullo schermo interpretato da D'Pharaoh Woon-A-Tai). Il vero Mendoza negli ultimi anni è diventato uno stunt coordinator a Hollywood, e in quella veste ha collaborato col regista Alex Garland per le sequenze belliche d'assedio del suo Civil War. In quella circostanza, Mendoza ha raccontato a Garland quello che era successo un ventennio prima in Iraq, spingendo Alex verso l'idea di realizzarne un resoconto sotto forma di fiction molto asciutta, a maggior ragione codiretto con Ray, cioè con chi era stato davvero presente. Per Mendoza era una questione molto personale, un omaggio al sacrificio del vero Miller, che ha perso la sua mobilità nello scontro. Ray oggi dice: "Dopo aver lasciato la Marina e aver iniziato a fare film, ho continuato a ripensare alla storia di Elliott. Lui non ricorda cosa sia successo quel giorno del 2006, ma i suoi compagni SEAL in missione sì. Volevo ripercorrere e raccogliere i ricordi e i punti di vista di tutti i presenti di quel giorno, per creare un documento vivente che desse a Elliott la possibilità di vedere e vivere ciò che accadde durante l'operazione". Leggi anche Warfare - Tempo di guerra, la recensione del film di Alex Garland e Ray Mendoza
Warfare, la poetica di un film che mira all'asciuttezza e al rigore
È facile quando si realizza un film in quel di Hollywood cedere alla tentazione della retorica, ma gli autori volevano assolutamente evitare il concetto di "eroismo". Per Mendoza lo scopo di Warfare è "ricordare alle persone che decidono di andare in guerra che ci sono persone che rispondono a quella chiamata in modo che altri non debbano farlo... e di solito sono i giovani d'America". Alex Garland ha abbracciato in pieno la "missione" di Ray Mendoza, con rigore assoluto: "Non abbiamo inventato persone o riordinato gli eventi. Quando si guarda alla cronologia di ciò che i SEAL dicono essere accaduto, abbiamo dovuto mettere insieme gli eventi in modo forense, fino a quando non abbiamo avuto abbastanza informazioni da più fonti per decidere come raccontarli sullo schermo".
La scelta degli attori ha riflesso questo approccio realistico, come conferma Mendoza: "Spesso la guerra è rappresentata nei film da uomini maturi, coi volti alla moda del momento, sui 50 anni. Volevo ragazzi molto giovani, tra i 20 e i 30 anni, perché di solito sono quelli che combattono queste guerre". Oltre ai citati, nel cast ci sono tra gli altri Will Poulter, Charles Melton, Michael Gandolfini e Joseph Quinn (Stranger Things), che spiega come questa sia una storia di spirito di corpo contro una sormontante avversità: "C'è qualcosa nel modo in cui Alex e Ray hanno inquadrato questi personaggi che li rende un unico organismo, piuttosto che una selezione di personaggi: li guardiamo mentre affrontano qualcosa che va terribilmente storto e vediamo come la loro fratellanza e il cameratismo li tirano fuori".
Mentre gli attori legavano in un vero e proprio addestramento parallelo prima delle riprese, i production designer Mark Digby e Michelle Day hanno ricreato la strada di Ramadi dove si svolsero i fatti, in un sobborgo a nord di Londra, uno studio nato da un ex campo d'aviazione della Seconda Guerra Mondiale. "Il loro compito era costruire nel modo più fedele le strutture reali. Girando velocemente e limitando il numero di giorni di riprese a disposizione, siamo riusciti a costruire un set in una determinata scala che riproduceva un'intera strada. [...] Nella maggior parte delle direzioni si poteva puntare la macchina da presa e utilizzare tutto ciò che si trovava nell'inquadratura, senza dover ricorrere a schermi blu per estendere il set digitalmente".
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