Può una commedia romantica fatta di luci soffuse, colori pastello, splendidi origami e sabbia dorata essere anche un film sociale che riflette sugli imperativi categorici e le regole non scritte di una contemporaneità in cui l'apparenza, ahinoi, conta eccome? Nel caso di SottoCoperta la risposta è sì, tanto più che la favola sull'accettazione di sé con protagonisti Antonio Folletto e Maria Pia Calzone è in un certo senso un'opera prima, e le opere prime, perfino quelle acerbe e imperfette, sono quasi sempre spontanee, anarchiche se non sovversive, e comunque molto personali.
Simona Cocozza, che in passato ha diretto alcuni documentari e non è quindi un'esordiente, racconta sì una storia di solitudine più maschile che femminile, ma lo fa senza mettersi in cattedra e rifiutando i cliché e le regole, regoline e regolette delle rom com sia nostrane che di matrice anglosassone. Ma non basta, perché SottoCoperta si prende il rischio di essere ambientato prevalentemente in interni e di approfittare giusto un paio di volte della struggente bellezza di Napoli.
La partita, insomma, si gioca a casa di Fiorenzo, che per far credere ai suoi amici di essere andato in vacanza a Santo Domingo, trasforma il suo appartamento in uno scenario caraibico. Certo, oltre a mettere in scena il sogno, Fiorenzo lo vive, ma questa sua bizzarria è un "fenomeno" piuttosto diffuso del nostro tempo balordo e ha addirittura un nome: vacanza talpa. E se ha un nome, significa che ci sono molte persone che, temendo il giudizio altrui e grazie ai social, mettono in scena finti viaggi e anche finti amori e finte amicizie.
Se ci pensiamo, è una cosa terribile, ma fortunatamente il destino ha in serbo per il nostro outsider dalle camicie hawaiane una donna tornado, un condensato di energia e sensualità che già nel nome, Matrona, racchiude un femminile carismatico e intraprendente. Ma attenzione, Matrona, che ha fatto "il mestiere" per poi diventare imprenditrice, è insicura e ha il terrore del rifiuto, anche perché non è più una ragazzina.
In un altro film, Matrona e Fiorenzo sarebbero stati agli antipodi, ma a Simona Cocozza stanno a cuore le fragilità dei suoi protagonisti e il loro comune sentire, che si traduce nella bontà d'animo e nell'ascolto. È una prospettiva nuova, inconsueta, visto il numero di film che parlano di eroi, supereroi e antieroi, ed è bello che, partendo dalla loro comune condizione di outcast, o di individui che vivono ai margini, i due personaggi possano riscattarsi insieme. Con SottoCoperta, quindi, la regista sembra volerci dire che il senso più profondo dell'amore sta nel fare squadra, nel trovare nell'altro un alleato.
In un mondo che sempre più ci fagocita e ci impone modelli da seguire, le schermaglie amorose da screwball comedy non hanno più molto senso. L'umana esistenza è diventata ormai una guerra: per non soccombere, è necessario guardarsi le spalle. Ciò non significa che bisogna farsi la scorza o diventare dei duri, perché ora come ora l'arma più potente in amore è la dolcezza. E la dolcezza annulla la distanza fisica e invita ad arrendersi molto più dell'aggressività. Nel caso di SottoCoperta, inoltre, contagia inevitabilmente la messa in scena e lo stile morbido di regia, oltre ai favolosi costumi.
Sono una splendida coppia cinematografica Maria Pia Calzone e Antonio Folletto, e per tutto il film cercano di mostrare anche il lato bambino di Matrona e Fiorenzo. Tutti lo abbiamo, perché ognuno di noi è una matrioska che contiene i bambini, i preadolescenti, gli adolescenti e gli uomini o donne che eravamo e che hanno contribuito a forgiare le persone che siamo diventati, e le persone non si definiscono in base alla data di nascita scritta sul documento di identità. E infatti Matrona ha 20 anni più di Fiorenzo, ma che importa? Ancora con questi pregiudizi?
Ringraziamo sentitamente la Cocozza di non aver fatto caso alla distanza anagrafica fra Matrona e Fiorenzo e di aver inventato un personaggio femminile che non è una cougar ma soltanto "una ragazza" che vorrebbe accanto un uomo capace di tenerla abbracciata una notte intera sussurrandole nell’orecchio: “Vedrai che andrà tutto bene”.
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