sabato 20 giugno 2020

In viaggio con papà: Alberto Sordi e Carlo Verdone al passaggio delle consegne

Nel 1982, quando il cinema italiano e la commedia stavano cambiando, anche di fronte al salire alla ribalta dei "nuovo comici", Alberto Sordi decide di lavorare assieme a quello che era ed è considerato il suo erede naturale: Carlo Verdone . In viaggio con papà è il film che, in un certo senso, ha rappresentato un simbolico passaggio di consegne tra questi due grandi interpreti della commedia all'italiana.

In viaggio con papà: la trama del film

Proprio quando sta per partire con la giovanissima amante, Armando, un uomo intrallazzatore e donnaiolo, si vede bussare alla porta il figlio Cristiano, ingenuo e complessato membro di una comunità per la salvaguardia del gabbiano che non vede da tempo. Nonostante tutti i suoi tentativi di sbarazzarsi del ragazzo, Armando si troverà costretto ad accompagnare lui stesso Cristiano fino in Corsica, dove ha appuntamento col resto della sua comunità. Il viaggio sarà l'occasione per un confronto tra caratteri diversi, in una sarabanda di incontri, di scontri e di riappacificazioni che cambierà per sempre il loro rapporto.

In viaggio con papà: il trailer

Alberto Sordi e Carlo Verdone, uniti da Sergio Leone

Il rapporto tra Alberto Sordi e Carlo Verdone ha radici antiche. Come racconta nel suo libro autobiografico "La casa sopra i portici", Sordi era spesso ospite del padre, il celebre storico del cinema Mario Verdone, e il Carlo bambino ne era molto intimorito, anche perché Sordi gli faceva spesso strane e spiazzanti battute sul modo in cui vestiva e si comportava.
Da adulti, però, si conobbero nel 1981, quando Sergio Leone, che era convinto che il personaggio di Furio in Bianco, rosso e verdone, di cui era produttore, avrebbe infastidito il pubblico, organizzò una proiezione privata del film alla quale invitò proprio Sordi e Monica Vitti (che, peraltro, si divertirono tantissimo, anche con Furio). Fu così che Sordi e Verdone iniziarono a diventare amici, e decisero di fare un film insieme.

Sordi e Verdone: stima, amicizia, rispetto ma anche contrasti

Racconta lo sceneggiatore Rodolfo Sonego nel libro di Tatti Sanguineti "Il cervello di Alberto Sordi" che un giorno i due, intenzionati a lavorare assieme, gli chiesero un soggetto per il mattino dopo. "Se volete una storiella per domattina, è quella di un ragazzo che passa per Roma e rompe le palle al padre. Sono due esseri soli, due solitudini che si sommano assieme e non ne esce fuori niente," rispose loro Sonego.
La sceneggiatura di In viaggio con papà venne scritta da Sonego, Verdone e Sordi, con riunioni di sceneggiatura che si tenevano nella celebre villa dell'attore romano, ora divenuta un museo, e lì nacquero i primi sottili contrasti tra i due attori, con Verdone che riteneva troppo lunghe e prolisse per i tempi comici moderni certe battute di Sordi.
Sul set Verdone si stancò presto di seguire il copione alla lettera, e spesso iniziò a improvvisare. Nata sul momento è la celeberrima battuta del bagno in cui Verdone recita la cantilena "'n omo, 'na donna, 'na donna 'n omo, 'nomo, 'n omo, 'na donna, 'na donna...". Da quel momento in avanti, di fronte a un Sordi che sembrò apprezzare le sue iniziative, Verdone iniziò a improvvisare sempre più spesso.
Di nuovo però, sul set, i due si trovarono divisi da opionini diverse riguardo la lunghezza di certe scene o certe battute, come nel caso di quel monologo pronunciato da Sordi mentre guida l'auto e Verdone dorme sul sedile posteriore. Verdone lo riteneva troppo lungo, pesante e didascalico, e lo fece presente a Sordi. Sordi, pur con qualche riluttanza, fece finta di seguire le indicazioni del giovane collega, girando un nuovo ciak con una versione molto ridotta di quel monologo: ma, al momento del montaggio, inserì la battuta nella versione lunga che lui preferiva.

Il bis di Troppo forte

Sordi e Verdone (e Leone, e Sonego) si ritrovarono nuovamente pochi anni dopo In viaggio con papà per Troppo forte. Preso dal timore di non sapersi rinnovare dopo aver già sfruttato al cinema i personaggi che lo avevevano reso famoso in tv, Verdone si rivolse a Sonego per scrivere con lui e Leone il soggetto di Troppo forte, alla cui sceneggiatura partecipò anche Sordi. Ricorda però Sonego che "Verdone viveva nel culto e nella soggezione di due persone: Sergio Leone e Alberto Sordi. E io mi ero infilato in mezzo, innestando un triangolo, e forse un quadrilatero. Troppo forte è un'opera esclusiva di Sergio Leone."
Nel film Sordi interpreta un avvocato assai sopra le righe, caricaturale, che però è un personaggio molto diverso da quello che aveva immaginato Verdone in fase di scrittura, e che avrebbe voluto più pavido e sconfitto, nonché interpretato da Leopoldo Trieste. Fu Leone a convincere invece Verdone a dare quel ruolo e quelle scene a Sordi.



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