sabato 27 giugno 2020

Un ponte per Terabithia, i primi passi di Josh Hutcherson e AnnaSophia Robb come protagonisti

Un ponte per Terabithia (2007) è un amato film fantasy di Gabor Csupo, basato sul romanzo omonimo di Katherine Paterson, risalente al 1976: la sua particolarità è nei due protagonisti, cioè Josh Hutcherson e AnnaSophia Robb, allora ragazzini ma destinati a una solida carriera in quel di Hollywood. La storia racconta del dodicenne Jess (Hutcherson), delicato e bullizzato, che trova finalmente un'amica nella coetanea Leslie (Robb), sua nuova vicina di casa. Un giorno, esplorando un bosco, si trovano la strada bloccata da un torrente: l'azione stessa di superarlo suggerisce alla fantasia di Leslie l'accesso a un mondo sognato, che ribattezza "Terabithia" (omaggio a una "Terabinthia" di C. S. Lewis nelle Cronache di Narnia).
Vediamo a quale punto fosse la carriera dei due piccoli attori all'epoca, ed esaminiamo nel frattempo quanta strada abbiano fatto.

Josh Hutcherson e AnnaSophia Robb prima e dopo Un ponte per Terabithia

Nato nel 1992, Josh Hutcherson già a dieci anni compariva in piccoli ruoli televisivi (ha una partecipazione in un E.R. del 2002). In Polar Express di Robert Zemeckis, nel 2004, Hutcherson eseguì la parte mimica in performance capture del piccolo protagonista, comunque poi recitato nei movimenti facciali da Tom Hanks. Nel 2005 era un piccolo rubacuori in Innamorarsi a Manhattan, e poco prima di entrare nel fantasy di Terabithia aveva già bazzicato il genere con Zathura - Un'avventura spaziale. E' stato probabilmente il suo ruolo del dinamico Sean Anderson nei verniani Viaggio al centro della Terra (2008) e Viaggio nell'isola misteriosa (2012) ad avvicinarlo alla parte che l'avrebbe reso celebre, quella del Peeta nella saga di Hunger Games, che l'ha tenuto occupato dal 2012 al 2015.
AnnaSophia Robb, classe 1993, ha avuto un percorso simile ma ha fatto meno gavetta (se di gavetta si può parlare in tenera età!): a parte le prime apparizioni televisive, si distinse subito come viziatissima Violetta nella Fabbrica di Cioccolato di Tim Burton nel 2005, finendo quasi immediatamente in Un ponte per Terabithia. Sembrava infatti doversi legare a quel genere fantasy, ma l'aver preso parte al flop di Corsa a Witch Mountain con Dwayne Johnson, remake di un vecchio film Disney, non l'ha stabilizzata in questo tipo di produzioni ad alto budget. Passò quindi al cinema "inspirational" con Soul Surfer, sulla storia vera di una surfer che tornò a gareggiare dopo essere stata menomata da uno squalo: nel film del 2011 recitava con Helen Hunt e Dennis Quaid come genitori, non male. Di certo il primo vero ruolo "adulto" è stato quello della giovane Carrie in The Carrie Diaries (2013-14), sorta di prequel di Sex and the City. Ultimamente è apparsa nell'horror Dark Walls.

 Un ponte per Terabithia, lo slancio di AnnaSophia Robb

Tra i due protagonisti, pare però che fosse AnnaSophia Robb la più entusiasta di partecipare all'adattamento, tanto che avrebbe ottenuto il ruolo scrivendo una lettera accorata al regista. Quest'ultimo era l'ungherese Gabor Csupo, al suo debutto nel cinema dal vero dopo una lunga carriera nell'animazione: co-creatore dei celebri Rugrats, fu responsabile dell'animazione e coproduttore delle prime stagioni dei Simpson. AnnaSophia riuscì a convincerlo, dimostrandosi una fan convinta del romanzo originale. Al termine della lavorazione, l'attrice cercò persino di portare con sè come souvenir le scarpe che aveva indossato sul set, ma le fu concesso solo un paio di pantaloni. Per la colonna sonora del film AnnaSophia è interprete anche della canzone "Keep Your Mind Wide Open".

Un ponte per Terabithia, l'accoglienza e il risultato al boxoffice

Un ponte per Terabithia incassò in tutto il mondo 137.600.000 dollari, in assoluto una cifra non stellare, ma di tutto rispetto tenendo presente il budget sui 20 milioni e il cast non da blockbuster (ci sono anche Zooey Deschanel e Robert Patrick). Hutcherson si guadagnò una nomination ai Saturn Award, ma comunque il lavoro fu ben accolto sia dalla critica sia dalla maggior parte dei fan del libro, ancora adesso affezionati alla trasposizione cinematografica. Csupo ritentò la carta del live action con Moonacre, accolto peggio, ma lasciando ancora più perplessi col parodistico Pappa Pia, realizzato in patria e praticamente mai distribuito fuori dai confini nazionali.



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