mercoledì 24 giugno 2020

Green Zone, storia vera e curiosità sul film con Matt Damon diretto da Paul Greengrass

Green Zone (2010) di Paul Greengrass con Matt Damon è un thriller politico di alta fattura, nel quale un maresciallo luogotenente viaggia nel 2003 in Iraq per neutralizzare le armi di distruzione di massa che si suppone si nascondano nel paese. Dopo tre tentativi a vuoto, chiede inutilmente chiarimenti alla Defense Intelligence Agency, tanto da appellarsi alla concorrente CIA. Se parlare di "storia vera" per quelle armi sembra un'amara ironia, non lo è per la provenienza del materiale narrativo di Green Zone. Seguiteci in questa panoramica.

Green Zone, il film con Matt Damon tratto da un libro inchiesta

Anche se il copione di Brian Helgeland (Il destino di un cavaliere, 42) segue un personaggio di fiction, il Roy Miller interpretato da Damon, si basa tuttavia sul libro-inchiesta "Imperial Life in the Emerald City" di Rajiv Chandrasekaran. Giornalista americano attivo a San Francisco, laureato in scienze poltiche, Chandrasekaran ha pubblicato la sua inchiesta nel 2006: il suo lavoro è uno sguardo piuttosto critico che copre il periodo tra la fine dell'invasione e l'inizio del trasferimento dei poteri agli iracheni, con lo spettro delle insurrezioni all'orizzonte. Nello specifico, Rajiv si concentra appunto sulla Green Zone a Baghdad, sede della Coalition Provisional Authority (l'autorità provvisoria americana), ma soprattutto analizza i limiti del suo progetto di ricostruzione. Facile incasellare il lavoro in una protesta politica, ma nell'introduzione l'autore sottolinea come non contenga giudizi sull'opportunità dell'invasione, quanto sulla gestione della situazione che ne è conseguita. Sull'idea che il film possa essere facilmente bollato come "anti-americano" torniamo tra poco, in sede di recensione.
Il personaggio di Roy Miller è comunque a grandi linee basato su Richard "Monty" Gonzales, consulente della lavorazione: un ufficiale di mandato dell'esercito, incaricato appunto di trovare le armi di distruzioni di massa nel paese.

Green Zone, le curiosità sulla lavorazione del film di Paul Greengrass

Lo stile documentaristico di Paul Greengrass si adattava benissimo alle riprese di un film come Green Zone: il regista si era proprio occupato nella sua carriera anche di documentari in teatri di guerra. Il realismo massimo è stato mantenuto anche nel cast: secondo Matt Damon, la sfida più ardua del ruolo era dover dare ordini sullo schermo a combattenti veri che interpretavano se stessi, non attori. Uno sprone a essere il più credibile possibile, cosa peraltro semplice per Damon, che aveva già incarnato soldati in Geronimo, Il coraggio della verità, Salvate il soldato Ryan e Che - Guerriglia.
C'era però un limite anche al realismo: le scene ambientate a Baghdad sono in realtà state girate tra Marocco e Spagna. Gli archi trionfali che rappresentano due spade incrociate, realizzati alla fine degli anni Ottanta per commemorare la guerra Iran-Iraq (1980-1988), sono stati ricostruiti in CGI.

Green Zone, un film per l'America o contro l'America?

Un film come Green Zone, realizzato da Matt Damon e Paul Greengrass, notoriamente di sinistra, potrebbe facilmente essere etichettato come "anti-americano". In realtà questa è una visione semplificata di un certo cinema civile degli Stati Uniti, forse viziata da una visione più faziosa della politica in generale. In sede di recensione di Green Zone notammo un concetto-chiave nella storia, l'anima che muoveva l'operazione, una volontà profonda di preservare proprio i principi cardini dello Stato. Invitandovi a leggere il testo completo, isoliamo questo concetto.

Il film è un nuovo meditato appello alla speranza “dell'anticorpo”. [...] Più che la logica di schieramento, conta coltivare la speranza che nella degenerazione del potere esista sempre un elemento (in questo caso Miller) capace di aggrapparsi a dei principi di trasparenza e di fedeltà agli elementi costitutivi della democrazia.


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