lunedì 3 agosto 2020

Alan Parker: l'occhio e l'orecchio di un grande regista

Alan Parker si era ritirato dal cinema 15 anni fa, ma, data la progressiva perdita di memoria e interesse per il passato, da parte di un mondo che vive in un eterno e ignorante presente, fa male pensare quanto siano pochi oggi, tra i giovani, a conoscere il suo cinema. Fa ancora più male vedere tv e giornali che hanno confuso le immagini del suo bellissimo, straziante Birdy, con il pur bel film di Frank Darabont, Le ali della libertà (colpa anche di un concorso che premiò questo titolo per il film tratto dal racconto di Stephen King, dimenticando che era il sottotitolo di quello di Parker) e che invece della foto di Saranno famosi ne hanno messa una della serie tv che ne nacque.

Alan Parker: un regista eclettico che amava la musica

Sono solo 14 i film che Alan Parker ci ha lasciato e non tutti di pari livello, ma parecchi di grande impatto, a dimostrazione dell'eclettismo di un regista che arrivava dalla working class e dal lavoro in pubblicità (come i fratelli Scott, Adrian Lyne e altri, in un periodo in cui il cinema britannico era comatoso) e che ha affrontato tutti i generi, con una predilezione per i film a tema musicale e i musical tout court, visto che ne ha realizzati ben 5, a partire dall'esordio con la deliziosa parodia di Piccoli Gangster, con Jodie Foster tredicenne praticamente all'esordio (che lo stesso anno arrivava al cinema con Taxi Driver) e Scott Baio, un musical pieno di canzoncine orecchiabili e situazioni divertenti (impensabile al giorno d'oggi), per proseguire con Saranno famosi, dove è il ballo a farla da padrone, la rock opera con tecnica mista Pink Floyd: The Wall, l'eccellente, gioioso ed energetico The Commitments, ispirata trasposizione del romanzo di Roddy Doyle e il mastodontico Evita, che ci ha lasciato un po' più dubbiosi (ciò non toglie che Andrew Lloyd Webber nel suo saluto sui social abbia scritto di lui “uno dei pochi registi a capire i musical al cinema”).

Ma anche nei film non musicali il suo intuito per la giusta colonna sonora era infallibile: Peter Gabriel gli ha espresso riconoscenza per essere stato il primo ad averlo creduto in grado di comporre un'intera colonna sonora (e la fece, bellissima, per Birdy).  Per Fuga di mezzanotte (all'articolo scritto per i suoi 40 anni vi rimandiamo qua sotto) volle le efficacissime musiche di Giorgio Moroder. Per non parlare del citato The Commitments, per cui scoprì nuovi ed autentici talenti e il cui album composto di classici del rhythm and blues finì in testa alle classifiche. E così via per tutti i suoi film. Quando un cineasta ha occhio e orecchio, cosa si potrebbe chiedergli di più? Alan Parker aveva entrambi e aveva una grande capacità di direzione degli attori, tanto che ben tre interpreti diretti da lui hanno ottenuto performance degne di essere candidate all'Oscar: John Hurt per Fuga di mezzanotte, Gene Hackman per Mississippi Burning e Frances McDormand come non protagonista per lo stesso film.

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Personalmente, oltre ai citati Fuga di mezzanotte e Piccoli Gangster, chi scrive è molto legata a due suoi lavori: il primo è Angel Heart, un film tratto anch'esso da un romanzo e che alla sua uscita venne letteralmente massacrato dalla critica italiana. Più che un horror è un thriller neo noir a tema demoniaco, con un Mickey Rourke mai più così bello e dannato e un Robert De Niro grandioso in un ruolo (letteralmente) mefistofelico. New Orleans, culti voodoo, sangue e sesso e la solita splendida colonna sonora per uno dei film più affascinanti degli anni Ottanta, uscito dalla stessa capacità di trasporre in immagini la parola scritta, che ci ha dato storie appassionanti e fiammeggianti ma anche cupe e desolanti, passando dal rosso fuoco della passione e del peccato al grigiore della miseria e della fame (Le ceneri di Angela). L'altro film bellissimo, poetico e straziante che ci ha colpito al cuore come pochi è Birdy, con Matthew Modine e Nicolas Cage, dal romanzo di William Wharton. Modine è splendido nei panni del ragazzo che torna dal Vietnam con un disturbo mentale, convinto di trasformarsi in uccello. Un'altra opera dura e dolorosa con immagini di grande bellezza.Due volte candidato all'Oscar, per Midnight Express e Mississippi Burning e 3 al Golden Globe, Parker non ha mai vinto nessuno di questi premi ma aveva all'attivo 4 premi BAFTA di cui uno alla carriera nel 2013 e un gran premio della Giuria a Cannes andato a Birdy. Era diventato membro dell'Academy dietro presentazione di tre grandi registi che lo stimavano molto: Stanley Kubrick, Francis Ford Coppola e John Schlesinger. Ci dispiace sapere che ha sofferto prima di andarsene, e che nei lunghi anni in cui non ha lavorato in pochi (a parte in patria) lo abbiano ricordato. E mentre vi lasciamo al sincero cordoglio di colleghi e ammiratori, vi invitiamo a riscoprirne l'opera, convinti che non vi deluderà.



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