mercoledì 19 febbraio 2020

The Terminal: l'incredibile storia vera dell'uomo che viveva nell'aeroporto Charles De Gaulle


A ispirare la vicenda del film di Steven Spielberg con Tom Hanks è stata la storia di un rifugiato iraniano, che vi raccontiamo.

Nel 2004 esce uno dei grandi successi di Steven Spielberg, The Terminal, interpretato da Tom Hanks, Catherine Zeta-Jones e Stanley Tucci. Nel film, Hanks è Viktor Navorski, cittadino di una nazione immaginaria dell'est Europa, Krakozhia, che per via di un colpo di stato nel suo paese natale si ritrova all'aeroporto Kennedy senza un documento valido per entrare in America. Da lì prende il via una serie di vicissitudini burocratiche per cui il povero Viktor è costretto a vivere per mesi nello scalo aereo, all'interno del terminal dei voli internazionali. Come altri film di Steven Spielberg, anche questo, sceneggiato da Sacha Gervasi e Jeff Nathanson (come soggettista compare anche Andrew Niccol), trae liberamente spunto da una storia accaduta nella realtà, che in questo caso supera di gran lunga, come spesso avviene, la fantasia. Anche se il film non fa mai esplicito riferimento alla storia vera, si sa che il protagonista della vicenda ha ricevuto una bella somma per cedere i diritti della storia della sua vita, cosa che lo avrà forse in parte compensato delle sofferenze provate nel viverla. Non sappiamo se gli autori del film francese In transito - Caduti dal cielo, del 1993, pure ispirato alla sua vicenda, gli abbiano dato il dovuto.

Mehran Karimi Nasseri, o Sir Alfred Mehran: da rifugiato a caso internazionale

L'uomo che ha vissuto questa incredibile vicenda si chiama Mehran Karimi Nasseri, ed è un rifugiato iraniano che per ben 18 anni – dal 26 agosto 1988 al luglio 2006 – ha preso residenza all'interno del Terminal 1 – partenze internazionali - dell'aeroporto parigino Charles De Gaulle. La sua storia è stata raccontata nel 2004 nel libro “The Terminal Man”, da lui scritto, col nome di Sir Alfred Mehran, assieme al giornalista inglese Andrew Donkin. Secondo quanto dichiarato da Nasseri, nel 1977 era stato espulso dall'Iran come oppositore del regime dello Scià di Persia, dopo esser stato incarcerato e torturato, con un passaporto valido solo un anno. Dopo aver presentato richiesta di asilo in molti paesi, l'aveva ottenuta in Belgio. Figlio illegittimo di madre inglese, nel 1986 decise di stabilirsi in Gran Bretagna ma durante il viaggio, a suo dire, perse i documenti in seguito al furto della sua valigia. Fatto sta che dalla Francia riuscì ad arrivare a Londra, ma venne rimandato indietro alla frontiera in quanto privo di documenti di identificazione. Inizialmente arrestato dalla polizia francese come immigrato illegale, fu rilasciato dopo 6 mesi e iniziò a vivere all'interno del Terminal. Il suo caso venne preso in carico dall'avvocato dei diritti civili Christian Bourget.

Una vicenda complicata e in parte ancora da chiarire

Nel 1992 il tribunale decretò che, essendo Nasseri entrato legalmente in aeroporto, non poteva essere espulso ma non poteva nemmeno entrare in Francia. Nel 1995 le autorità belghe gli garantirono il permesso di vivere in Belgio se avesse acconsentito a sottoporsi alla supervisione di un assistente sociale. Nasseri rifiutò, ribadendo che la sua intenzione era di andare in Inghilterra. Non accettò nemmeno l'offerta della Francia, che si era decisa ad ospitarlo, perché sui documenti era indicato come iraniano, mentre lui sosteneva di riconoscersi come inglese e di chiamarsi sir Alfred Mehran. Alla fine, solo un trasferimento in ospedale per problemi di salute mise fine alla permanenza dell'uomo in aeroporto. Ricoverato nel luglio 2006, ne uscì nel gennaio 2007, venne preso in carico dalla Croce Rossa locale, che lo alloggiò in un hotel nei pressi dell'aeroporto e a marzo lo trasferì in un centro di accoglienza nel 20esimo arrondissement di Parigi, dove è rimasto fino ad oggi. All'epoca in cui scriviamo, questo bizzarro personaggio, che soffriva di problemi mentali, ha 78 anni (secondo altre fonti 74, nemmeno su questo c'è accordo), diciotto dei quali vissuti stabilmente all'interno di un posto dove migliaia di persone ogni giorno sono di passaggio.

La finzione e la realtà nella storia dell'Uomo del Terminal

Ovviamente la storia del povero Mehran non ha nulla a che vedere con quella raccontata da Spielberg, che come dicevamo non ne fa menzione alcuna e si è limitato ad acquistarne i diritti, forse per evitare accuse di plagio. Nei lunghi anni trascorsi nel Terminal del Charles de Gaulle, questo bizzarro personaggio era diventato infatti una celebrità: i giornali lo definirono la prima celebrity homeless. Sir Alfred dormiva su una panchina rossa e da sveglio passava il tempo leggendo, scrivendo nel suo diario e studiando economia. Cibo e giornali gli venivano regalati dal personale dell'aeroporto e riceveva regolarmente visite di giornalisti e centinaia di lettere di solidarietà e richieste di interviste. Se volete vederlo, non avete che da digitare il suo nome su Google. A ben pensarci è un peccato che la sua vera storia, al cinema, non sia mai stata raccontata, anche se alcune parti del suo racconto sono state in seguito messe in dubbio, dal suo status di rifugiato alla perdita dei documenti. Comunque sia, con la sua permanenza in un luogo in cui generalmente si passano poche ore, sir Alfred Mehran ha stabilito un record incredibile.



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