giovedì 27 febbraio 2020

Forte respiro rapido. La mia vita con Dino Risi: Marco Risi in libreria con un'opera biografica imperdibile

A 12 anni dalla morte del regista di Il sorpasso, il figlio Marco Risi si racconta e lo racconta in un memoir sincero, divertente e commovente, imprescindibile per chiunque ami il cinema: una storia che ha il pregio di diventare una riflessione universale sulla figura del padre.

Era nato il 23 dicembre 1916, esattamente due settimane dopo Kirk Douglas, Dino Risi, uno dei padri della nostra commedia, che ha raggiunto il "Grande Traguardo" qualche anno prima di lui, nel 2008. Autore di commedie giovanili indimenticabili come Il segno di Venere, Poveri ma belli e Belle ma povere, capolavori come Il sorpasso, Una vita difficile, La marcia su Roma, Il giovedì, ma anche de Il tigre, Il mattatore, L'ombrellone, Straziami ma di baci saziami... una lunghissima serie di film che sono entrati a far parte del nostro DNA cinefilo, che ci parlano perché hanno sempre parlato di noi in un'epoca in cui il cinema italiano era fatto da intellettuali sopravvissuti a una guerra fratricida e innamorati della cultura, che si erano rimboccati le maniche per contribuire col loro lavoro a ricostruire la coscienza di un Paese di cui non solo seppero leggere il presente, ma anche il carattere e per questo ne indovinarono con profetica intelligenza il futuro disfacimento. A Dino Risi, come a Mario Monicelli ed Ettore Scola, a Steno, Pietro Germi, Nanni Loy e molti altri, dobbiamo tutti moltissimo, e per quello li sentiamo un po' nostri parenti, magari non padri ma nonni un po' bruschi ma disponibili e gratificanti, capaci di scherzare su tutto senza prendersi sul serio, ma seri nel lavoro e a volte severi con se stessi. Personalmente ho avuto l'occasione di incontrarne alcuni, inclusi Risi e Monicelli, sia pure per interviste video molto brevi, e porterò sempre con me il ricordo e l'emozione di quei momenti.

Adesso Marco Risi, anch'egli noto regista, fratello di Claudio Risi, nipote di Nelo Risi, padre di Andrea e Tano e figlio minore del grande Dino, è arrivato in libreria con un intenso memoir, “Forte respiro rapido. La mia vita con Dino Risi”, che è in parte autobiografia e in parte biografia, raccolta di ricordi e inseguimento di una figura paterna amata e ingombrante (sia pure diversa da quella di Franz Kafka, citata dall'autore), assente e ritrovata quando il padre è anziano e sembra avere più bisogno di un figlio che lo accompagni, lo ascolti, lo riprenda con la telecamera e ne beva ogni parola. Un libro che racconta una storia d'amore e un'assenza assordante, ogni attimo della quale è riempito – come sa bene chi è passato attraverso la dolorosa esperienza della perdita di un genitore dalla forte personalità – dall'affetto che abbiamo paura di non aver saputo esprimere in modo chiaro quando potevamo ancora farlo, a parole e con gesti.

È una storia d'amore, quella scritta da Marco Risi, non solo con i genitori, ma anche con gli amici e con quella grande famiglia allargata che era il cinema italiano: tra le sue pagine, oltre ai ricordi d'infanzia e di una gioventù borghese, privilegiata, che passa le sue indimenticabili vacanze al Circeo, con donne di servizio e personaggi famosi che girano per casa, incontriamo l'amico fraterno/rivale di Dino Risi, Vittorio Gassman, con la sua depressione, gli amici Carlo ed Enrico Vanzina, Christian e Manuel De Sica, i registi Roberto Rossellini, Claudio Caligari, Elia Kazan, Federico Fellini, Ettore Scola (protagonista di un altro bel lessico famigliare da poco in libreria, “Chiamiamo il babbo” di Silvia e Paola Scola), Alberto Sordi, e poi le donne, gli amori, i tradimenti, i generici, le facce che non sono più quelle di una volta, i cinema e i ristoranti oggi chiusi, inevitabile conseguenza del trascorrere di un tempo che ci sembrava eterno ma che ahimé non lo era.

Marco Risi è sincero e disinvolto, nella sua bella scrittura divisa in brevi capitoli, si sente che ha messo il cuore in questo impresa, anche se sembra di percepire qua e là anche il timore di essere, chissà, inadeguato al compito, mentre racconta tra tante storie di vita e quasi tra le righe il suo rapporto con una figura paterna di cui scopriamo lati ancora sconosciuti, che nemmeno Dino Risi aveva raccontato nel suo “I miei mostri”. L'umorismo cinico e beffardo e la battuta fulminea si affiancano alla tenerezza di un giovane uomo innamorato della loro madre, a cui scrive lettere bellissime, di un medico mancato milanese sedotto dal cinema romano e dalle sirene che lo abitano, temuto, ammirato e soprattutto amato. Man mano che andiamo avanti e ci avviciniamo all'epilogo (che ci svelerà l'arcano e suggestivo titolo del libro) ci scopriamo sempre più commossi. Presentandolo al pubblico in un partecipato incontro l'altra sera a Roma, con  Marco Tullio Giordiana e Libero De Rienzo che ne ha letto un capitolo, Enrico Vanzina - per cui Dino Risi è stato un "vice-padre" - nel suo commosso intervento ha ripetuto più volte “è un libro bellissimo”. In effetti c'è poco altro da aggiungere se non un invito a leggerlo, perché è vero che parla di Marco e Dino Risi e del loro mondo, ma in un modo sottile e intelligente parla anche di tutti noi, e questo è un pregio che non sempre i libri di stampo biografico, concentrati come sono sull'ego di chi li scrive, riescono ad ottenere.

Marco Risi, Forte Respiro Rapido, Strade blu Mondadori, euro 18



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