Le differenze fra la commedia amara di Dino Risi e il film di Massimo Venier.
Aspirante vedovo è una commedia di Massimo Venier, regista del recente film con Aldo, Giovanni e Giacomo Odio l'Estate. Uscita nel 2013, è innanzitutto un atto di coraggio, perché è il rifacimento del grandissimo film di Dino Risi Il vedovo, che aveva per protagonista un eccezionale Alberto Sordi affiancato da un altrettanto sublime Franca Valeri. A "sostituirlo" nella nuova versione è Fabio De Luigi, che, animato dal desiderio di interpretare un ruolo diverso dai tanti ricoperti in passato, ha colto al volo l'occasione di lavorare sulle molte sfumature di un uomo meschino che fa ridere proprio attraverso la sua cattiveria intrisa di mediocrità. Consapevole dell'importanza del nostro Albertone nazionale, De Luigi si è voluto scordare dell’Alberto Nardi da lui interpretato in nome di "una forma di rispetto per una maschera che appartiene indiscutibilmente al nostro immaginario collettivo". Nei panni della perfida moglie del protagonista troviamo Luciana Littizzetto, che si è indubbiamente divertita a diventare Susanna Almiraghi, una donna che però le è stata subito antipatica perché anaffettiva, prepotente e glaciale. Aspirante vedovo è interpretato anche da Alessandro Besentini (che poi è Ale del duo Ale e Franz), Francesco Brandi, Bebo Storti e Ninni Bruschetta, e somiglia fino a un certo punto all'originale, che è uno degli esempi più mirabili della grande commedia all'taliana, film di cui vogliamo raccontarvi qualcosa.
Il vedovo
Il vedovo è uscito nelle sale italiane nel 1959 ed è liberamente ispirato al caso di Giovanni Fenaroli, un imprenditore edile spiantato che fu accusato di aver organizzato la morte della moglie per incassare la sua assicurazione sulla vita. A dirigere il film è stato Dino Risi, uno dei registi che hanno saputo rompere con il neorealismo e la sua deriva buonista per farsi il portavoce di una risata amara se non ferocissima. In questo film, il futuro autore de Il sorpasso ha saputo rappresentare alla perfezione rapporti umani apertamente crudeli e una velletarietà tutta italica che è poi la caratteristica principale di Nardi, "omuncolo" spietato con i deboli e sottomesso con i forti, oltre che pseudo-conservatore capace di lasciarsi andare, come scrive qualcuno, a rimpianti mussoliniani. Risi ha ben evidenziato, nel suo racconto per immagini, la sete di denaro di un paese già allora pieno di "mostri" e si è divertito a giocare felicemente con i generi, a cominciare dal noir e dal polar, aiutato dalla colonna sonora di Armando Trovajoli. All'epoca Alberto Sordi era una celebrità e già da Piccola Posta (in cui c'era Franca Valeri) si era dimostrato adattissimo a interpretare il personaggio del giovane approfittatore vigliacco e scansafatiche, prima di cambiare rotta negli anni '60 con film drammatici come Tutti a casa e Una vita difficile. Il vedovo, infine, è l'ultimo capitolo di un ciclo definito "Sordi e le donne", commedie in cui l'attore, in un contesto medio o alto borghese, si misurava con il genere femminile. Il ciclo era iniziato con Il seduttore, continuando con Lo scapolo e Il marito.
Il vedovo e Aspirante vedovo: le differenze
La differenza fondamentale fra Aspirante vedovo e Il Vedovo è il periodo storico nel quale la vicenda si svolge. Nella commedia di Venier siamo nell'Italia contemporanea, che è decisamente peggiore di quella del boom economico, caratterizzata da un clima comunque di ottimismo. Insieme ai co-sceneggiatori Ugo Chiti e Massimo Pellegrini, il regista guarda al nostro tempo con occhio critico, seppur umano, e scherza, ma non più di tanto, sui nostri difetti, e se il film di Dino Risi era, fra le altre cose, un meraviglioso esempio di black humour, qui si fa un po’ più strada la satira. I vizi su cui il film insiste sono l'arroganza e la volgarità mescolate al potere, difetti che trovano espressione, ad esempio nella battuta: "Sembra che oggi i rumeni si divertano a buttarsi giù dal ponteggio". Ne Il vedovo i personaggi camminavano non proprio sulle macerie della guerra, ma avevano un passato doloroso alle spalle e ricominciare a vivere pieni di speranza. In Aspirante vedovo la speranza sembra non avere più senso e l'individualismo regna sovrano. Per questo, probabilmente, si ride di meno rispetto al film di Sordi, che con la sua romanità che fa capolino qua e là risultava a tratti assai spassoso. A mutare sensibilmente è anche il personaggio di Susanna. Franca Valeri rendeva la ricca e intelligente moglie di Nardi non proprio un mostro di cattiveria, infondendo un minimo di pietas. L'arguta signora Almiraghi aveva una mamma a cui teneva sinceramente, ricordava fra il triste e il divertito il momento in cui era stata abbindolata dal consorte e accettava piuttosto di buon grado il suo tradimento. La Susanna della Littizzetto è invece una donna sgradevole punto e basta, che all'amore per colei che l'ha messa al mondo ha sostituito l'ossessivo attaccamento a un cagnolino di cui occorre controllare quotidianamente il colore delle feci. Il personaggio, infine, ha cambiato provenienza: non è più milanese ma torinese, e per questo non chiama il marito "Cretinetti" ma "Sciu Sciu". Infine, Aspirante vedovo si prende il lusso di essere politicamente scorretto, cosa che i film di un tempo potevano essere. Le parolacce, invece, non andavano bene, e nemmeno gli sfottò ai danni della chiesa, e infatti la scena de Il vedovo in cui Padre Agostino beveva un bicchiere di vino durante la cerimonia funebre, fu tagliata. Sulle differenze nell'ultima parte della trama fra Il Vedovo e Aspirante vedovo non vi diremo nulla. Recuperate l'originale e capirete da soli.
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