martedì 25 febbraio 2020

First cow - Berlino 2020

Un fiume che scorre tranquillo. Sulle sue rive scorre anche il tempo in direzione del passato e porta alla luce storie sepolte. Negli anni Venti del XIX secolo, nel selvaggio Oregon (che allora si chiamava Lower Columbia District) si aggirano compagnie sgangherate di cacciatori di pellicce in cerca di fortuna. Tra loro c'è pure un cuoco taciturno e solitario di nome Cookie Figowitz (interpretato da John Magaro), già fornaio in quel di Boston, che sembra non legare con nessuno se non con un immigrato cinese detto King Lu (Orion Lee). Quest'ultimo è un personaggio più complesso, uno che ha girato il mondo e ancora lo sta girando alla ricerca di un modo per affermarsi, e possibilmente di arricchirsi. Il loro rapporto si costruisce giorno dopo giorno, basato su un terreno comune fatto di rispetto, gentilezza, dignità. Uno ha il dono della creatività, l'altro si rivela un abile imprenditore. I due collaborano per mettere in piedi un'attività di successo: cucinano e vendono ciambelle dolci che rapidamente trovano il gradimento di tutti e diventano popolari consentendo di raccogliere lauti guadagni. Il problema, però, è dato dal fatto che per produrre i loro dolci i due ricorrono illegalmente ad una preziosa mucca da latte, di nobile lignaggio, che appartiene ad un ricco e potente commerciante di pellicce di castoro inglese (Toby Jones). Finché i due riescono nottetempo a intrufolarsi nella proprietà del commerciante e a mungere la sua mucca, va tutto bene; ma il gioco ovviamente non può durare a lungo.

Questa è l'esile vicenda che sorregge il film First cow della regista americana, originaria di Miami, Kelly Reichardt, basata sul romanzo The half life di Jonathan Raymond, che pure ha collaborato alla sceneggiatura. Per la prima volta in gara al Festival di Berlino la Reichardt è nota per alcuni precedenti lungometraggi che hanno in comune l'ambientazione in un'America periferica e lontana dalle grandi città (River of grass, 1994; Wendy & Lucy, 2008; Night moves 2013; Certain woman, 2016). A tutti gli effetti questo First cow può essere catalogato nel genere del film western, anche se mancano gli indiani e le sparatorie. I protagonisti, Figowitz e il suo amico cinese, non impugnano mai il revolver, bensì agitano un cucchiaio per il miele e un secchio per il latte. È un modo metaforico e con molte concessioni all'ironia, per mostrare la “nuova frontiera americana” non come uno spazio da conquistare economicamente o materialmente, ma come luogo di incontro e solidarietà.

L'idea di girare un western da un punto di vista femminile è di per sé una trovata interessante. Kelly Reichardt ha sottolineato nelle sue dichiarazione alla stampa la propria consapevole volontà di ribaltare il punto di vista maschile con cui solitamente si racconta l'universo del western cercando prospettive e inquadrature differenti. E se certamente è un dato di fatto che la forma del western è stata scritta da uomini, è anche vero che il tentativo della regista statunitense di decostruire quel genere da un punto di vista femminile o femminista non ha prodotto nulla di significativo. A meno che non ci accontenti del valore dell'amicizia, del senso di comunità, dell'amore per la cucina e del rapporto con gli animali; davvero troppo poco per trasformare una mediocre pellicola in un manifesto ideologico dell'anti-western.

Il film risulta noioso e prevedibile, senza mai uno scossone che catturi l'attenzione. Di notevole c'è il paesaggio dominato da una natura lussureggiante e primitiva, ben evidenziata nelle sequenze. Ma per il resto c'è poco da salvare. Che il “sogno americano” di successo e arricchimento dei due protagonisti sia destinato al fallimento lo sappiamo del resto fin dal prologo ambientato al giorno d'oggi. Dissacrare il genere western è diventato ormai fin troppo facile, e dopo due ore di visione allo spettatore in sala viene il rimpianto per gli assalti degli indiani e le sane sparatorie di una volta.

(First cow) Regia: Kelly Reichardt; sceneggiatura: Jonathan Raymond, Kelly Reichardt; fotografia: Christopher Blauvelt; montaggio: Kelly Reichardt; musica: William Tyler; interpreti: John Magaro (Cookie), Orion Lee (King-Lu), Toby Jones (guida), Scott Shepherd (Lloyd), Gary Farmer (Totillicum), Lily Gladstone (moglie della guida); produzione: filmscience (Portland, Oregon, USA); origine: U.S.A., 2019; durata: 122'



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