giovedì 27 febbraio 2020

12 anni schiavo: la vera storia di Solomon Northup dal libro al film


Il film premio Oscar di Steve McQueen con Chiwetel Ejiofor e Lupita Nyong'o racconta una terribile vicenda tratta da un celebre libro autobiografico, avvenuta nel 1841, 22 anni prima dell'abolizione della schiavitù.

Nel 2013 il film del regista inglese Steve McQueen 12 anni schiavo conquista e sconvolge il mondo con la sua realistica descrizione della storia vera di un uomo libero, rapito e trasformato in oggetto nelle mani di crudeli padroni. Vince l'Oscar come miglior film, quello per la miglior attrice non protagonista (Lupita Nyong'o, straordinaria nel ruolo della schiava Patsey) e per la miglior sceneggiatura non originale. Il film infatti è tratto dalla storia autobiografica del vero protagonista della vicenda, Solomon Northup, pubblicata nel 1853. Anche se il film dal punto di vista storico del film è piuttosto accurato e si avvale della consulenza dello studioso di storia e cultura afro americana Henry Louis Gates Jr. e del ricercatore David Fiske, che ha scritto un libro proprio su Northup, nella sceneggiatura sono state aggiunti episodi non presenti nel libro, che la stampa americana ha analizzato a fondo. Solo per dirne uno, il momento in cui sulla nave negriera un marinaio cerca di stuprare una donna e uccide l'uomo che la difende: evento improbabile dal momento che la “merce” era di grande valore e che nessun marinaio avrebbe potuto danneggiarla. Uno schiavo morì effettivamente durante la traversata raccontata da Northup, ma di vaiolo, contratto anche dal protagonista della storia che – a differenza di quello interpretato nella finzione da Chiwetel Ejiofor – ne portò sul volto i segni per tutta la vita.

Ma chi era Solomon Northup e qual è la sua vera storia?

Nato libero nello stato di New York, a Saratoga, Solomon Northup era un esperto falegname e violinista. Un giorno venne avvicinato da alcuni sedicenti proprietari di circo che gli offrirono un contratto redditizio come musicista. Senza poter comunicare con la moglie, che era al lavoro in un'altra cittadina, seguì gli uomini a Washington, venne drogato e si risvegliò in catene, per essere poi trasportato via nave a New Orleans, dopo un pestaggio alla sua rivendicazione di essere un uomo libero. Grazie a un marinaio di buon cuore, Northup - amico di un avvocato bianco dallo stesso cognome - riuscì a mandare una lettera alla famiglia, ma non conoscendo la sua destinazione non poté essere ritrovato. Durante i primi 2 anni di schiavitù, col nome da schiavo assegnatogli e in una successione di terribili eventi, Solomon passò tra le mani di diversi padroni, alcuni più “umani” e altri più crudeli, finché non fu venduto ad Edwin Epps, proprietario di una piantagione di cotone noto per la sua spietatezza (nel film lo incarna Michael Fassbender), che lo costrinse a punire gli schiavi "ribelli" che amava sottoporre ai suoi capricci. Nella piantagione fece amicizia con la giovane schiava, Patsey, di cui nel libro si parla brevemente (nel film alcuni particolari vengono enfatizzati e ampliati per motivi drammaturgici). Dopo esser stato picchiato agli inizi del suo calvario per aver proclamato di essere un uomo libero, Northup non parlò più a nessuno della sua storia finché non decise di rivelarla a Samuel Bass (Brad Pitt nel film), un falegname canadese bianco ed abolizionista che lavorava nella piantagione di Epps. Fu lui a scrivere agli amici e alla moglie di Northup a Saratoga. Una delle lettere arrivò a destinazione e con l'aiuto dell'avvocato Henry B. Northup, al cui padre Solomon e i suoi dovevano la libertà, riuscì, grazie ad una legge emanalata nel 1840 che forniva risorse economiche per salvare persone rapite e ridotte in schiavitù - ad andare in Louisiana, a rintracciare Northup con l'aiuto di un avvocato locale e a farlo liberare dopo quasi 12 anni di schiavitù.

12 anni schiavo: un libro fondamentale

Dopo esser stato liberato e riconsegnato alla famiglia, Northup rilasciò diverse interviste, prima di rilasciare le sue memorie, all'avvocato, scrittore e abolizionista David Wilson, che le pubblicò  nel libro co-firmato "12 anni schiavo", pubblicato 8 anni prima della guerra civile e tre anni dopo un classico che descriveva la condizione degli schiavi come "La capanna dello zio Tom" di Harriet Beecher Stowe. Il libro di Northup è dedicato proprio alla Stowe e validò con la forza della realtà le descrizioni presenti nella storia della scrittrice, da alcuni considerate esagerate. Fu anch'esso un piccolo bestseller, e vendette 30.000 copie, prima di finire nell'oblio, travolto dagli eventi storici, e riaffiorare nel 1930 grazie alla scoperta della ricercatrice Sue Eakin, a cui il film di Steve McQueen è dedicato. La vita di Northup dopo la schiavitù è avvolta dal mistero e non si conosce la data della sua morte e non sappiamo se gli sia toccato in sorte quello che auspicava nelle ultime parole del libro:

La mia storia è alla fine e non ho commenti da fare riguardo alla schiavitù. Chi leggerà questo libro si farà la sua opinione su questa “insolita istituzione”. Non dico di conoscere quello che succede in altri stati, ma quello che succede nella regione del Fiume Rosso in queste pagine è raccontato fedelmente e in modo sincero. Non è finzione e non c'è esagerazione. Se in qualcosa ho fallito, è stato forse nel dare al lettore un'impressione troppa positiva della cosa. Senza dubbio centinaia sono stati sfortunati come me, centinaia di liberi cittadini sono stati rapiti e venduti come schiavi e in questo momento si sfiniscono nelle piantagioni del Texas e della Louisiana. Ma io ho sopportato. Castigato e soggiogato nello spirito dalle sofferenze che ho subito e grato a quell'Essere benigno attraverso la cui grazia sono stato restituito alla felicità e alla libertà, spero d'ora in poi di condurre una vita dignitosa per quanto modesta, e di riposare alla fine nel cortile della chiesa dove dorme mio padre.

Oltre al bellissimo film di Steve McQueen, che ha fatto conoscere questa terribile storia al pubblico mondiale, 12 anni schiavo ha dato vita nel 1984 in un tv movie della PBS intitolato Solomon Northup's Odissey, diretto dal grande regista di colore e attivista dei diritti civili Gordon Parks, e interpretato da Avery Brooks, che qualcuno ricorderà come il comandante Benjamin Sisko nella serie Star Trek: Deep Space Nine.



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