martedì 25 febbraio 2020

Schwesterlein (My little sister) - Berlino 2020

L'amore di una donna per il proprio fratello gemello, un amore assoluto, un legame indissolubile che dall'infanzia alla maturità si rivela più forte di ogni altro affetto, soprattutto nel momento della malattia. È questo il tema di Schwesterlein, letteralmente “sorellina”, ultimo film di Stéphanie Chuat e Véronique Reymond, due registe e sceneggiatrici svizzere che si conoscono fin dai tempo della scuola e che formano un duo artistico di comprovata esperienza. Un loro cortometraggio, Berlin Backstage, era stato presentato alla Berlinale del 2004 e aveva vinto il Berlin Today Award. Tra le loro pellicole, la maggior parte delle quali di carattere documentario, la più nota è La petite chambre, presentato con successo al festival di Locarno nel 2010.

Protagonista della vicenda è Lisa (Nina Hoss), una donna che ha temporaneamente messo da parte le ambizioni di carriera come drammaturga per la scena artistica berlinese e si è traferita a vivere in Svizzera con il marito Martin (Jens Albinus), direttore di un prestigioso istituto scolastico internazionale. Gli equilibri psicologici di Lisa e della sua famiglia vengono messi via via a dura prova fino a collassare, quando suo fratello gemello Sven (Lars Eidinger), anche lui attore nell'ensemble della Schaubühne berlinese, si ammala gravemente di leucemia. Lisa torna nella capitale tedesca e si prodiga perché Sven si riprenda, trovi la forza di combattere la malattia, e torni sul palcoscenico (si sta preparando per un Amleto). Ma né la chemioterapia, né il trapianto di midollo si rivelano utili. Quando le condizioni di Sven peggiorano, considerato che la madre, anche lei attrice, si rivela poco affidabile, Lisa decide di prendere in pungo le redini della situazione e porta con sé suo fratello in Svizzera nella speranza che nuove cure, la vita familiare e l'aria di montagna possano produrre un miracolo.

Questo è l'attacco del film, che da lì in poi si dipana con ritmo incalzante in un dramma complesso e commovente, nel corso del quale i tre protagonisti principali, Lisa, suo fratello Sven e suo marito Martin alternano momenti di crisi e mettono a nudo le proprie identità più autentiche. Quello delle due registe elvetiche è un film che esplora temi esistenziali di grande rilievo come il rapporto malattia/salute, ma anche quello vita/teatro, nonché il significato della guarigione e del sacrificio. Ma è soprattutto l'amore sororale il leitmotiv decisivo. Lisa è una moderna Antigone per la sua cocciuta volontà di sacrificare tutto e tutti (marito, figli, lavoro) pur di assistere il fratello moribondo. L'aspetto più riuscito, al di là della qualità degli interpreti e di una ben calibrata sceneggiatura, è l'idea che Lisa, la quale all'inizio pareva avesse smarrito ogni ambizione creativa, in concomitanza con l'aggravarsi della malattia del fratello ricomincia a scrivere, allo scopo di comporre un monologo che dia a Sven un ultimo ruolo prima di uscire definitivamente di scena. Il progetto non andrà in porto anche per il cinico rifiuto del direttore della Schaubühne (interpretato da Thomas Ostermeier, nei panni di se stesso), ma la riscoperta della vena artistica serve alla stessa Lisa, a riportare a galla se stessa e i suoi talenti, fino al punto di abbandonare il marito e cambiare vita. Attraverso la malattia del fratello Lisa riscopre il legame con la creazione artistica: il fratello si spegne, la sorella rinasce.
«Mediante l'amore dei nostri personaggi per il teatro, il film racconta a suo modo la necessità dei sogni come un modo per sfuggire alla realtà», hanno commentato le due registe nel corso dell'incontro con la stampa.

Da segnalare la notevole performance dei due attori principali, Nina Hoss e Lars Eidinger, solide realtà del cinema tedesco, entrambi ospiti regolari del festival berlinese. La Hoss ha vinto l'Orso d'argento per il suo ruolo di protagonista in Yella di Christian Petzold nel 2007, mentre Eidinger nell'edizione di quest'anno è presente, nei panni di un gerarca nazista, anche in Persian lessons di Vadim Perelman.

(Schwesterlein); Regia: Stéphanie Chuat, Véronique Reymond; sceneggiatura: Stéphanie Chuat, Véronique Reymond; fotografia: Filip Zumbrunn; montaggio: Myriam Rachmuth; musica: Christian Garcia-Gaucher; interpreti: Nina Hoss (Lisa), Lars Eidinger (Sven), Marthe Keller (Kathy), Jens Albinus (Martin), Thomas Ostermeier (David), Linne-Lu Lungershausen (Linne-Lu), Noah Tscharland (Noah), Isabelle Caillat (Assistant Headmaster), Moritz Gottwald (Lukas), Urs Jucker (Actor); produzione: Vega Film, Zurigo; origine: Svizzera, 2020; durata: 99'



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