mercoledì 26 febbraio 2020

La vera storia di Dalton Trumbo: chi era l'uomo che scriveva nella vasca da bagno

Il biopic di Jay Roach con Bryan Cranston ci ha raccontato la storia del geniale giornalista, scrittore e sceneggiatore Dalton Trumbo, autore di Vacanze romane, che per dieci anni non poté firmare i suoi film.

Una delle immagini più emblematiche di L'ultima parola: la vera storia di Dalton Trumbo, il biopic diretto da Jay Roach con Bryan Cranston splendido protagonista, è quella del celebre sceneggiatore mentre scrive nella vasca da bagno, con la sigaretta in bocca e la bottiglia di whisky al fianco. Come vedete dalla foto che lo ritrae, si tratta di un episodio reale della vita di questo scrittore, perseguitato politico, la cui storia vogliamo raccontare con qualche dettaglio in più rispetto a quello fatto egregiamente dal film.

Dalton Trumbo: nato con la penna in mano

Dalton Trumbo nasce in Colorado nel 1905, discendente da parte di padre da un immigrato svizzero protestante. La sua è una vera e propria vocazione per la scrittura e fin dai tempi del liceo si distingue come giornalista, scrivendo sulla pubblicazione locale di cronaca nera, processi e perfino necrologi. Continua a scrivere quando è all'Università di Boulder per gli annuari e i giornali del campus, inclusi quelli umoristici. Per mantenersi agli studi dopo la morte del padre e il trasferimento a Los Angeles, copre per nove anni il turno di notte in una panetteria, seguendo di giorno i corsi universitari. Scrive intanto 88 racconti e sei romanzi, nessuno dei quali viene pubblicato.

Dalton Trumbo: nascita e caduta di un autore

Per uno come Dalton Trumbo, letteratura, impegno civile e vita sono le stesse cose. Nel 1939 pubblica il suo romanzo più famoso, “E Johnny prese il fucile”, dal quale nel 1971 trarrà il suo unico, sconvolgente film da regista, vincitore del Gran Premio della Giuria a Cannes. Una storia profondamente antibellica e antimilitarista, che racconta i sogni, gli incubi e i ricordi di un soldato americano durante la prima guerra mondiale, cieco, muto e ridotto a un troncone umano, e la sua richiesta inascoltata di liberazione. Nel 1943 Trumbo aderisce al partito Comunista, e dopo la seconda guerra mondiale scrive un articolo, “The Russian Menace”, in cui sostiene che a sentirsi minacciati dall'America sono in realtà i cittadini sovietici. Mentre continua l'attività di romanziere e polemista, nei primi anni Quaranta Trumbo scrive per Hollywood film celebri come Kitty Foyle, ragazza innamorata (per cui viene candidato all'Oscar), Ho sposato una strega e il celeberrimo Joe il pilota, che Spielberg rifarà poi con Always. Ma da tempo l'FBI indaga su di lui e nel clima paranoico da guerra fredda che si sta diffondendo in America tutto sta per cambiare. Nel 1946 esce un articolo dell'editore e fondatore di Hollywood Reporter, William R. Wilkerson, intitolato "A Vote for Joe Stalin", in cui vengono nominati Trumbo e altri simpatizzanti comunisti. L'anno successivo, la neonata Commissione per le attività antiamericane attinge proprio a quella lista per convocare lo sceneggiatore e altri nove colleghi per appurare se abbiano piazzato nei film da loro scritti propaganda comunista. Quando rifiutano di rispondere, vengono condannati per disprezzo del Congresso. Ricorrono in appello alla Corte Suprema, ma perdono la causa. Nel 1950 Trumbo sconta undici mesi nel penitenziario federale di Ashland, nel Kentucky.

“Per quel che mi riguardava – dichiarerà nel 1976 in un documentario – era un verdetto assolutamente giusto. Disprezzavo quel Congresso e da allora ne ho disprezzati molti. Quanto alla colpevolezza o all'innocenza, non potevo davvero lamentarmi troppo. Mi lamentavo per il fatto che fosse ritenuto un reato minore”. La conseguenza più pesante, però, non è nemmeno il carcere, ma il fatto che Trumbo e i suoi colleghi non potranno più lavorare a Hollywood, a meno che non rinuncino sotto giuramento al Comunismo, cosa che rifiutano di fare. È un vero e proprio ostracismo che ne dichiara la morte professionale. Fortunatamente nell'industria, accanto ai traditori, non mancano gli amici (o gli approfittatori) per cui Trumbo continua a lavorare, anche se deve accontentarsi di lavori di scarsa qualità, per di più attribuiti ad altri, come ben racconta L'ultima parola e un film storico sull'argomento come Il prestanome. Sono 30 le sceneggiature scritte sotto pseudonimo durante il suo periodo nella lista nera, soprattutto per B-movies, veloci da scrivere e molto richieste: tra queste c'è il bellissimo La sanguinaria di Joseph H. Lewis (firmato dall'autore del racconto da cui è tratto, MacKinlay Kantor) e molti western. Nel 1956 scrive La più grande corrida, firmato col nome di Robert Rich, che vince l'Oscar per la sceneggiatura (lo ritirerà solo nel 1975). Tre anni prima l'Oscar per Vacanze romane, da lui scritto, è andato al prestanome Ian McLellan Hunter e solo nel 1993 gli verrà attribuito postumo. Sono anni di lavoro disperato e velocissimo, senza gratificazioni, gli anni, appunto, della vasca da bagno.

Otto Preminger e Kirk Douglas: il riscatto

È il 1960 quando Otto Preminger lo accredita per la sceneggiatura di Exodus, film di grande successo, così come fa Kirk Douglas con quella di Spartacus, ponendo fine al vergognoso ostracismo di un grande narratore che non ha voluto rinnegare le proprie idee (giuste o sbagliate che fossero, la costituzione americana col Primo Amendamento assicura a tutti i cittadini libertà di parola) e che può tornare a lavorare e a firmare col suo nome i film che scrive. Tra questi ci sono Cavalieri selvaggi, Papillon e il suo unico film da regista, E Johnny prese il fucile. Dopo aver riacquistato il suo nome, Dalton Trumbo muore per un attacco di cuore a 70 anni, il 10 settembre 1976, e dona il suo corpo alla scienza. La sua storia, per fortuna, non è stata dimenticata.



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