mercoledì 26 febbraio 2020

All the dead ones - Berlino 2020

Il film brasiliano dalla doppia firma di Gaetano Cotardo e Marco Dutra è un manifesto della resistenza culturale di un popolo all'interno di un Paese complesso e contraddittorio come il Brasile, fulcro di antiche tradizioni che si accavallano tra quelle africane e portoghesi.
Il Brasile appare oggi, ma lo era già' nel periodo in cui e' ambientato, un luogo di tradizioni che sprigionano mistero, sincretismi religiosi, forze primigenie e un'energia del femminino potentissima.
Non è un caso che il film venga girato con soggettive, le quali hanno uno sguardo esclusivamente femminile: gli uomini sono solo un elemento narrativo aggiunto dalla sceneggiatura per arricchire una storia, in cui padrone ed ex schiave si scambiano le vite senza potersi mai veramente dividere una dall'altra.

E' profonda e molto articolata la storia della famiglia Soares, - interpretata da attrici molto valide -, composta dalla madre malata, Donna Isabella, e le figlie Maria, una suora e Ana, una ragazza fragile e instabile mentalmente. Tutto cambia quando viene chiesto a Ina, di poter servire le tre donne ormai in rovina, inizialmente non è molto accettata, a causa dei rituali che tutti gli ex schiavi praticavano con regolarità... ma poi la necessità prevale su tutto. Fino ad undici anni prima infatti i Soares erano dei Fazendeiros molto ricchi, che avevano fondato la loro ricchezza sulla coltivazione di piantagioni di caffé, un elemento di raccordo nel film, che appare sia all'inizio che nelle scene più' evocative della storia di una famiglia emblema della decadenza e di un passato glorioso, ma basato sulla dominazione e lo sfruttamento di schiavi liberati nel 1889.
Nel nuovo secolo come dice Donna Isabella ci saranno moli cambiamenti, ma per loro il passato sara' sempre troppo pesante per poterlo lasciare alle spalle, ecco come spiegare i morti che appaiono spesso ad Ana e la sua volontà di volerli far sparire dalla sua testa: non sono altro che la materializzazione del senso di colpa di una genia di oppressori, che vorrebbero ripristinare un prestigio sociale in disfacimento, nonostante si sforzassero di perpetrare piccole usanze signorili, ormai solo un rituale svuotato di significato.
Sarà soprattutto la presenza della serva Ina, in sostituzione della defunta Josefina a segnare con determinazione un cambiamento forte nelle relazioni tra passato e futuro, come se finalmente si aprisse una visione concreta del reale, prima rifiutato.

Una verità' senza tempo che catapulta i protagonisti nell'attuale futuro: ce ne accorgiamo dalle panoramiche sulla metropoli Paulista e sui numerosi murales , simbolo oggi di integrazione e sviluppo.
Il tutto viene comunque unito e collegato grazie ad un insieme di gesti e interpretazioni di un mondo che potrebbe essere perfetto, perché si basa sulla più spontanea e naturale conseguenza delle tradizioni più ancestrali. All the dead ones è un modo attraverso il quale titolo evoca le presenze di spiriti che non potranno mai essere cancellati dalle coscienze di un popolo oppressore e fautore della schiavitù; la parte più lirica del film è proprio la continua apparizione di anime nella vita di Ana, lucida nella più assoluta follia chiede: «Perché gli schiavi non scompaiono mai?»
Una domanda che svela il motore centrale del film e ne dispiega l'impossibilità ad avere una risposta che possa rasserenare la donna, anche lei simbolo della decadenza della propria genia, per cui l'unico spazio di vitalità è quello che il regista dedica alla presenza della tostatura del caffè e al suono dei chicchi...

Nemmeno la cultura occidentale e la trasmissione possono risollevare il popolo portoghese dalla propria caduta ed è emblematico il momento in cui Ina torna riprendere il proprio figlio a casa dei Soares rifiutando qualsiasi aiuto seppur relativo all'istruzione del bambino.
In un lavoro che potremmo definire “storico” i registi riescono a sovrapporre più piani di analisi dando vita ad un film molto stimolante e complesso.

(Todos os mortos) Regia: Caetano Corrado, Marco Dutra;sceneggiatura: Caetano Corrado, Marco Dutra; fotografia: Hélène Louvart; montaggio: Marco Dutra, Caetano Gotardo, Juliana Rojas; musica: Gui Braz ; interpreti: Carolina Bianchi, Clarissa Kiste, Mawusi Tulani, Thaia Perez; produzione: Florence Cohen; origine: Brasile, 2020; durata: 120'



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